‘L’ Alligatore’ di Carlotto diventa serie tv: Vicari e Scaringi alla regia

‘L’ Alligatore’ di Carlotto diventa serie tv: Vicari e Scaringi alla regia


In una piovosa notte di sette anni fa… Marco (Matteo Martari, L’Alligatore) accompagna Max “La Memoria” (Gianluca Gobbi), giornalista ambientalista, per riprendere – segretamente – la disumana detenzione di animali allevati con mangimi scaduti, in condizioni sanitarie precarie e animate dalla presenza di topi, quando – all’esterno della stalla, nei pressi in cui Marco attende alla guida della macchina l’amico attivista – assistono all’omicidio di un uomo, di un gruppo di quattro – tra cui un senza scrupoli Fausto Maria Sciarappa – dopo che c’è stato un passaggio di mano di un pacchetto di stupefacenti. 

In un’autunnale giornata di sette anni dopo… Marco esce dal carcere, che ha scontato ingiustamente, per non tradire Max, pur perdendo così – oltre che la libertà – il grande amore, Greta (Valeria Solarino), con cui condivideva anche il mestiere della musica: ricomincia una vita tra emerso e sommerso, da Alligatore appunto, tornando a collaborare con “La Memoria” ma anche con un ex compagno di cella, “zio Beniamino” (Thomas Trabacchi), per indagare insieme sull’operato di Alberto, anche lui precedente confratello di galera, su stimolo dell’ambigua avvocata Foscarini. 

La Laguna veneta – i Colli Euganei, le terme di Abano e Montegrotto, la zona rurale circostante – con le panoramiche che la sorvolano e le strade a filo d’acqua che corrono accanto ad essa, come un labirinto tra mare e nebbia, è coprotagonista, insieme all’inflessione veneta che caratterizza tutti i personaggi, dialetto che non “localizza” però la vicenda – che potrebbe essere universale – ma di certo la rende originale per la poca usualità del cinema e della tv ad ambientare storie e serie nel Nord del Paese, aprendo così una finestra anche estetica su un paesaggio molto specifico e, in questa circostanza, suggestivo per le atmosfere sospese, misteriose, isolate, in cui la musica – di Theo Teardo – porta per mano tutta la narrazione. 

La verità dell’Alligatore – titolo dell’episodio in anteprima – dall’omonimo scritto di Massimo Carlotto – anche soggettista di serie e puntata, con Andrea Cedrola, Laura Paolucci – ad Alice nella Città: dal 18 novembre su RaiPlay, dal 25 su Rai Due, 8 episodi in 4 serate per la serie firmata da Daniela Vicari come showrunner e regista, insieme a Emanuele Scaringi, e la co-produzione di Rai Fiction e Fandango

La serie tv presenta un coro di personaggi molto ben disegnato e caratterizzato, nessuna “macchietta”, ma tutte specifiche personalità che – grazie ad una valida struttura narrativa – si incontrano, scontrano, e intessono le dinamiche necessarie a definire un interessante tessuto: Matteo Martari, con la sua espressione in bilico tra tormento e dolcezza, centra il personaggio, che procede tra desiderio di mordere la vita e desolazione amorosa; Thomas Trabacchi si presta forse al personaggio più sofisticato da un punto di vista della costruzione del carattere, un cinquantenne dall’abile mano criminale, con quel suo personale quasi narcisistico – se non fosse anche perfettamente “ridicolo” – per cui lo conosciamo con una chioma lunga e tinta, così come baffi e basette, che non manca di colorare addirittura con il mascara, nel tentativo di tenersi affrancato ad un’anagrafe che trascorre. Tra le figure femminili, Virna, interpretata da Eleonora Giovanardi, che conturba L’Alligatore, nel suo essere semplice ma fatata con la parrucca algida e turchina quando “dietro il bancone”, quanto appassionata e non più nascosta sotto la chioma artificiale nei momenti d’intimità. 

Nicole Bianchi
23 Ottobre 2020

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