E’ morto Pino Solanas

Tra le sue opere L'ora dei forni (1968), che in Argentina non poté circolare se non clandestinamente e venne proiettato in anteprima mondiale alla Mostra internazionale del nuovo cinema di Pesaro


Il regista argentino Fernando Ezequiel “Pino” Solanas, ‘padre’ con Octavio Getino e Fernando Vallejo del movimento Cine-Liberation, figura di riferimento del cosiddetto ‘terzo cinema’, impegnato politicamente contro il neo colonialismo, è morto in un ospedale di Parigi all’età di 84 anni per le complicazioni da Covid. Nella capitale francese Solanas era ambasciatore dell’Argentina presso l’Unesco.

La sua filmografia cercò di rispondere a un’esigenza politica di fondo, quella di riflettere e agire sulla storia del proprio Paese. Dopo aver elaborato una forma originale di documentario militante, Solanas si è misurato anche con il cinema di finzione. Nel 1985 ha ottenuto il Gran premio della giuria alla Mostra del Cinema di Venezia con Tangos, l’esilio di Gardel e nel 1988 con Sur si è aggiudicato il premio per la regia al Festival di Cannes; nel 2004 gli è stato conferito l’Orso d’oro alla carriera al Festival di Berlino.

Tra i suoi documentari di denuncia Diario del saccheggio (2003) e La dignità degli ultimi (2005).

Nel 1966 Solanas, insieme ai registi Getino e Vallejo, fondò il collettivo ‘Cine Liberación’, che teorizzava un uso ‘guerrigliero’ del cinema, incentrato sull’idea del film-saggio, applicabile non solo in America Latina ma anche nella lotta di liberazione dei Paesi del Terzo mondo. In un testo che conobbe larga diffusione in molte lingue, “Hacia un tercer cine” (1969), Solanas e Getino parlarono in questo senso di un ‘terzo cinema’, contrapposto sia a quello hollywoodiano sia al cinema d’autore. Questa concezione cinematografica fu messa in pratica dagli stessi Solanas e Getino in L’ora dei forni (1968), che in Argentina non poté circolare se non clandestinamente, mentre, proiettato in anteprima mondiale alla Mostra internazionale del nuovo cinema di Pesaro, raccolse ampi consensi in Europa catalizzando l’attenzione del movimento studentesco del Sessantotto. Lungo oltre quattro ore, articolato in tre parti, il film ripercorre la storia argentina e dell’America Latina, in una prospettiva ideologico-politica tra il sindacalismo peronista e il richiamo all’esperienza cubana, caratterizzandosi in particolare per lo stile sperimentale, per il ruolo essenziale svolto dal montaggio e dalla rielaborazione delle immagini di repertorio nell’intento di sollecitare l’intervento attivo dello spettatore.

Con il ritorno di Juan Domingo Perón al potere (1973), Solanas poté rientrare in Argentina, dove apportò alcune modifiche a L’ora dei forni prima che il film fosse proiettato pubblicamente – l’eliminazione dell’inquadratura finale, dedicata a Ernesto ‘Che’ Guevara, gli attirò dure critiche dall’estrema sinistra. Il golpe militare di J.R. Videla, avvenuto nel 1976, gli impedì di portare a termine il film Los hijos de Fierro e lo costrinse a lasciare di nuovo il Paese e a riparare in Francia; il film sarebbe stato proiettato in Argentina solo nel 1984.

Proprio in Francia ha realizzato i suoi due film successivi: Le regard des autres (1980) e Tangos – L’esilio di Gardel (1985). Questa volta a primeggiare non è più la passione politica, bensì soprattutto lo struggimento dell’esule, espresso da un gruppo di profughi argentini che pensano di allestire una ‘tanghedia’ (spettacolo in cui confluiscono e si fondono tango, tragedia e commedia), e la forza evocativa e nostalgica di una messa in scena che si avvale anche delle musiche di Astor Piazzolla e della voce di Carlos Gardel.

Rientrato nuovamente in patria, dove nel frattempo era caduta la dittatura militare, Solanas vi ha girato Sur, racconto di un viaggio catartico, notturno, che ha per protagonista un prigioniero politico tornato in libertà dopo cinque anni di detenzione, il quale riesce ad accettare il presente solo dopo aver rievocato i fantasmi del passato, la sua storia d’amore finita e i compagni uccisi dal regime. Intorno a un viaggio reale, dalla Terra del Fuoco fino a Buenos Aires, attraverso le popolazioni e i gruppi etnici relegati ai margini della società argentina, si snoda invece il film successivo, Il viaggio (1992), il cui protagonista è un ragazzo, partito in bicicletta alla ricerca del padre, che scopre la straordinaria bellezza, ma anche la profonda sofferenza, di un continente doppiamente ferito, prima dal colonialismo dei conquistatori, poi dal dominio economico degli Stati Uniti.

A distanza di sei anni – periodo in cui si è dato all’attività politica, con il Frepaso, la coalizione di centrosinistra – Solanas, quasi presentendo la catastrofe imminente, ha realizzato La nuvola (1998): è una cupa allegoria, che prende di mira l’Argentina democratica di C.S. Ménem, ormai assoggettata alla globalizzazione neoliberista, contrapponendo alla desolazione della vita civile i valori dell’arte, incarnati da un gruppo di attori che cerca di impedire la distruzione del teatro ‘Lo specchio’, in cui si sta allestendo lo spettacolo. Quando poi la crisi è esplosa, nel dicembre 2001, con i suoi effetti catastrofici sul sistema finanziario, sugli equilibri politici e sulla società argentina, Solanas ha realizzato il documentario di denuncia Diario del saccheggio (2003). 

Cr. P.
09 Novembre 2020

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