‘La statua vivente’, salvato dalla Cineteca del Friuli

La Cineteca del Friuli parteciperà al Locarno Film Festival con l’anteprima mondiale del restauro di un film finora considerato perduto, La statua vivente (1943) di Camillo Mastrocinque


Nella stessa edizione che omaggia con il Pardo alla carriera il suo presidente onorario, Dante Spinotti, la Cineteca del Friuli parteciperà al Locarno Film Festival con l’anteprima mondiale del restauro di un film finora considerato perduto, La statua vivente (1943) di Camillo Mastrocinque, un’opera spartiacque nel cinema italiano riscoperta in fortunose circostanze in Argentina.

Il regista riprende un celebre film muto di Mario Almirante reinterpretandolo con una messa in scena che unisce l’impronta fantastica e melodrammatica a un tono pre-neorealista; non per nulla il suo direttore della fotografia è il grande Aldo Tonti nello stesso momento in cui affianca il Luchino Visconti di Ossessione.

Nel suo intreccio di cronaca e sogno, La statua vivente spinge all’estremo il topos narrativo dello sdoppiamento del personaggio femminile: la sua fonte letteraria è un testo teatrale ottocentesco di Teobaldo Ciconi, e non si può fare a meno di vederlo come un affascinante precursore di La donna che visse due volte di Alfred Hitchcock (1958). Quasi ottant’anni dopo la sua fugace apparizione sugli schermi, il film è tornato alla luce grazie all’iniziativa dello storico del cinema Fernando Martín Peña (a cui si deve anche la riscoperta, nel 2008, della versione completa del capolavoro di Fritz Lang, Metropolis) in una copia 16mm di seconda generazione con sottotitoli in spagnolo: la sua sopravvivenza in un formato ridotto aggiunge un elemento di ulteriore fascino alla resurrezione di quest’opera prodotta nel cuore della tragedia nazifascista.

La presenza di figure artistiche legate al Friuli e a Trieste (l’autore del testo teatrale è di San Daniele, la magnifica Laura Solari protagonista è triestina come le location del film, che ospitano un piccolo ruolo del massimo attore comico del teatro dialettale triestino, Angelo Cecchelin) entra qui nell’universo splendidamente apolide di Mastrocinque, cineasta di cui più volte ha segnalato l’importanza Sergio M. Grmek Germani, le cui ricerche hanno contribuito al ritrovamento e che introdurrà il film alla proiezione locarnese, nell’ambito della sezione Histoire(s) du cinéma, il 13 agosto prossimo alle ore 18 nella sala PalaCinema 1.

L’anteprima italiana avverrà invece in data da precisare a Trieste, come evento speciale della XX edizione del Festival “I mille occhi”, e con successive proiezioni in altre località della regione.

Cr. P.
01 Luglio 2021

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