Asghar Farhadi e il diritto di essere imperfetti

Asghar Farhadi e il diritto di essere imperfetti


CANNES – Torna sulla Croisette uno dei registi internazionali più premiati degli ultimi anni, Asghar Farhadi, che oltre alla vittoria a Cannes nel 2016 conThe Salesman, vanta anche due premi Oscar e un Orso d’oro. Il suo nuovo film Ghahreman (A Hero), presentato in Concorso alla 74esima edizione del Festival di Cannes, è ancora una volta una storia intima che utilizza una semplice vicenda personale per raccontarci qualcosa della società Iraniana e di noi tutti.

Rahim (Amir Jadidi) è in prigione per dei debiti non pagati, quando la sua nuova fidanzata trova una borsa con dentro una grande quantità di monete d’oro. Sarebbe l’occasione per ottenere la libertà, ma Rahim inaspettatamente decide di restituire la borsa alla sua legittima proprietaria e, in poco tempo, diventa un eroe per la sua comunità. Ma in una società in cui domina ancora il concetto di onore e in cui la comunicazione viaggia alla velocità dei social network, basta poco perché una piccola bugia diventi un’enorme crepa sull’immagine di Rahim, rischiando di trasformare in un attimo l’eroe nel suo opposto.

“I social media sono solo un aspetto del film – dichiara Asghar Farhadi – sono un semplice elemento della società, non mi interessa parlare di loro quanto degli eventi e dei temi che vengono alimentati da loro. Sono in grado di contagiare ogni aspetto della nostra vita, come di quella del protagonista del film, creando aspettative e modificando la nostra immagine nell’ambiente in cui viviamo”.

La tensione drammatica espressa nel film, che a tratti ricalca quella tipica dei thriller, sta tutta nel modo in cui la reputazione e il concetto di onore, tanto caro alla società iraniana, influenzi la vita di tutti i personaggi. Il problema è che l’opinione pubblica, velocizzata dall’era digitale, è incapace di cogliere le sfumature e mentre nella realtà “la linea tra verità e bugia è molto sfumata”, nel dibattito pubblico è tutto “bianco o nero”. “Il cinema ha più tempo di approfondire una storia e non creare le tipiche incomprensioni dei social”, rivela il regista, sottolineando la sua responsabilità di autore.

Farhadi costruisce un protagonista vivo e realistico, che non incarna affatto “l’eroe” che troviamo nel titolo del film: è un uomo che ha sbagliato molto nella sua vita, e che è continuamente vittima di incertezze e ingenuità. Ma sta proprio qui l’elemento cruciale: portare sullo schermo non tanto un anti-eroe, quanto una persona comune che ha le fragilità di tutti noi. “Abbiamo il diritto di essere imperfetti, di fallire. – dichiara il regista – Perché solo sbagliando possiamo migliorare.”

Carlo D'Acquisto
14 Luglio 2021

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