Almodóvar: “M’interessano le madri imperfette e la Memoria storica”

Almodóvar: “M’interessano le madri imperfette e la Memoria storica”


VENEZIA – “Le mie madri precedenti erano ispirate alla mia e alle figure femminili che mi hanno educato, tutte madri onnipotenti: adesso m’interessano le madri imperfette; così, il personaggio di Penélope Cruz, più complesso era, più m’interessava, perché per me significava una cosa nuova; il personaggio era difficile ma, secondo l’esperienza che ho vissuto con le madri reali della mia vita, alcune – per esempio – non avevano istinto materno, o erano comunque madri di tipologie differenti, per cui in questo momento m’interessava affrontare queste madri”, spiega subito Pedro Almodóvar presentando Madres Paralelas, film da lui diretto e opera d’apertura della 78ma Mostra del Cinema di Venezia, in cui concorre in Selezione Ufficiale

Il periodo 2016-2019 e la Memoria storica, due maternità come simbolo della trasmissione dell’eredità biologica e affettiva dell’essere umano, e la vicenda dei desaparecidos della Guerra Civile Spagnola (che poi ha portato all’istaurarsi della dittatura di Franco), tra questi il bisnonno della fotografa Janis, interpretata da Penélope Cruz, colonna portante della trama: “Questo è il personaggio più difficile che lei abbia mai interpretato, e probabilmente il più doloroso. Il risultato è splendido”, commenta Almodóvar. 

Janis frequenza Arturo – l’attore Israel Elejalde -, antropologo forense, cui chiede supporto per intraprendere lo scavo della fossa che certamente custodisce i resti del bisnonno desaparecido: la loro storia intima è libera e complessa, tanto che Janis sceglie di partorire da sola – accanto solo l’amica di sempre Elena, Rossy De Palma – senza complicazioni affettive o pratiche, ma la questione della Memoria non s’interrompe, mentre, nel frattempo, lei conosce Ana – Milena Smit –, non ancora maggiorenne e compagna di stanza nelle giornate del parto, momento di conoscenza e avvicinamento tra due mamme sole, un incontro destinato a segnare per sempre le loro esistenze e a restituire ulteriormente il concetto di “eredità”, che il film affronta. 

“La Memoria storica è un tema ancora in sospeso nella società spagnola, che ha un debito morale enorme verso le famiglie dei desaparecidos, persone sotterrate in fosse comuni: sono molto sensibile rispetto all’argomento”, continua il regista. “C’è stata una legge rispetto alla Memoria storica, nel 2007, con Zapatero, ma era incompleta, e le poche riesumazioni fatte erano quasi esclusivamente per iniziativa privata. Volevo dare visibilità all’argomento e ritengo che in Spagna, dopo 85 anni, finché non sarà saldato questo debito, non possiamo chiudere la nostra Storia più recente”. 

“È stato un viaggio molto inteso, molto bello, avvincente. È stato un regalo e quando ho letto la prima volta la sceneggiatura mi sono detta: ‘quest’uomo ha scritto, un’altra volta, un’altra meraviglia’, quindi per me è un onore far parte del progetto. Effettivamente si trattava di un personaggio difficile, forse il più difficile interpretato fino adesso, ma non mi sono sentita sola, abbiamo lavorato mesi con lui, ed è difficile trovare registi che ne concedano tanto. Con noi, lui è come se fosse un artigiano, e da questi incontri nascono cose necessarie: il ritmo di Pedro arriva dal concedere tempo alle differenti fasi, è un’etica. Poi, lui a volte mi dice che io soffro troppo, nel momento in cui cominciamo a girare il film, ma insomma sono sentimenti che emergono quando prendi molto seriamente, e in modo molto umile, il personaggio, e da lì puoi tirar fuori tutta la verità che matura man mano, qualcosa di magico e straordinario”, spiega Cruz. 

“Lei è bella, fotogenica, questo è evidente, ma lei ha una fede in me che mi dà coraggio. Io l’ammiro molto, lavora sodo, non spreca il tempo, è come se mi dedicasse tutto il tempo che io le chiedo: questo ruolo è il suo più complesso e io veramente avevo bisogno di risolvere il problema dell’interpretazione prima di cominciare le riprese; con Milena, con cui Penélope condivide molte scene, abbiamo provato tutta la sceneggiatura”, replica l’autore spagnolo. 

“Lui mi ha dato delle opportunità straordinarie, per ruoli molto differenti; lo rispetto troppo per bombardarlo con richieste, anche se so che sta preparando un altro film: se crede sarò la persona giusta sarà lui a chiamarmi, se non succedesse, è troppo il rispetto che provo per domandarmi perché non abbia scelto me. È lui la ragione per cui a 16 anni ho cominciato a lavorare come attrice: quando poi ci siamo conosciuti, per Kika, mi disse ‘io scriverò un personaggio per te, nel mio prossimo film’, così avevamo già creato un rapporto; lui è un pò la mia sicurezza: io so che qualunque cosa succeda lui sarà lì, pronto a sostenermi”, racconta l’attrice. 

“Per me Ana rappresenta l’innocenza, nel senso più profondo del termine”, prosegue Milena Smit sul suo personaggio. “Si tratta di una bambina, una ragazza, che affronta una situazione complessa della vita e s’adatta a condurne una affatto semplice; affronta i problemi analizzando un pò le prese di posizione o il modo di comportarsi di Janis, così Ana scopre la propria percezione delle cose: per me è stato un lusso ‘incontrare’ questa figura”. 

Nel cast anche Aitana Sánchez-Gijón, Teresa, la mamma di Ana, altra madre “imperfetta” perché ha consapevolmente scelto la carriera, a discapito della famiglia. 

Madres Paralelas, oltre che una lente d’ingrandimento su uno spaccato della Storia e una panoramica sulla molteplicità del profilo materno, è scritto e diretto anche con un’interessante venatura thriller – che s’innesca rispetto all’identità delle neonate, articolandosi in una messa in scena delicatissima e avvincente –, che abbraccia inoltre le necessità personali della figura femminile, prima che materna, in quanto essere fatto anche d’istinto erotico, seppur forse la parentesi di intimità al femminile si restituisca un pò gratuita, non necessaria per un solido e sensibile costrutto narrativo e emotivo come quello di questo film, che chiude con una frase di Eduardo Galeano, intellettuale uruguayano: “Non c’è Storia muta. … La Storia umana si rifiuta di stare zitta”. 

Infatti, chiosa Almodóvar: “Siamo arrivati alla generazione dei nipoti e dei pronipoti, che chiedono di riesumare i corpi, questo è molto, molto, molto sorprendente: sono state fatte indagini nel 2014 e non si capiva come una generazione nata nella democrazia potesse trovarsi in una situazione del genere, inconcepibile. Le persone che sotto dittatura hanno subìto queste perdite erano terrorizzate, era una paura diventata patologica: io, per esempio, posso dire che in casa mia non si sia mai parlato di guerra, perché era un trauma diffuso in tutta la società. Quando la democrazia s’instaurava, nel ’78, il problema doveva essere affrontato, cosa non accaduta: l’essere ‘imperfetta’ – diciamo così – della Legge di amnistia non ci ha permesso di progredire da questo punto di vista, è proprio un processo rimasto in sospeso. L’ex presidente del Partito Popolare, Mariano Rajoy, quando parlava dei bilanci spagnoli, ha detto in modo molto orgoglioso che per la Memoria storica erano stati concessi zero Euro, e questo è assolutamente il colmo per un capo del governo, ed è – secondo me – un insulto, in tutti i sensi”. 

Il film esce in sala con Warner Bros il prossimo 28 ottobre. 

 

Nicole Bianchi
01 Settembre 2021

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