La favola al contrario di Diana Spencer

Tra i film più attesi della Mostra, ecco in concorso Spencer di Pablo Larrain, scritto da Steven Knight, che si concentra sull'ultimo atto del matrimonio fra la principessa e Carlo


VENEZIA – All’arrivo a Sandringham, dove la Royal Family britannica trascorre come da tradizione le festività natalizie, ogni membro viene pesato scrupolosamente e dovrà prendere almeno un chilo, nei tre giorni successivi, per dimostrare di aver trascorso un bel Natale. Ma così non sarà per Diana Spencer, che pesa meno dei suoi gioielli e che passa buona parte del suo tempo a vomitare in bagno, alternando attacchi bulimici e anoressia, lacrime e pensieri di vendetta.

Tra i film più attesi della Mostra, ecco in concorso Spencer di Pablo Larrain, scritto da Steven Knight, che si concentra sull’ultimo atto del matrimonio fra la principessa del popolo e l’anaffettivo e algido Carlo. A questo punto della sua vicenda, Diana è ormai una sorvegliata speciale, perennemente sotto gli occhi dell’intendente della regina (Timothy Spall) e di una miriade di servitori ambigui e pronti a tradirla, tra cui c’è però anche una sarta (Sally Hawkins) che ha con lei un legame speciale.

Tutto ruota attorno ai sentimenti di Diana, in un film totalmente mentale: il suo sentirsi imprigionata in un cerimoniale vuoto e rigido, in cui ogni cosa è prestabilita, dal cibo agli abiti da indossare, il risentimento verso il marito (che ha regalato la stessa collana di perle a lei e alla sua amante Camilla), l’assedio dei media, ma anche la tenerezza giocosa verso i due figli e la nostalgia per l’infanzia, incarnata dall’antica dimora degli Spencer, che si trova nelle vicinanze, ed è ora cadente e recintata dal filo spinato, un castello gotico e pericoloso davanti a cui uno spaventapasseri suscita memorie lontane. Siamo in una dimensione in cui il futuro non esiste e passato e presente diventano la stessa cosa, nella ripetizione di rituali del potere sempre uguali. 

Il film alterna il senso di minaccia “militare”, di vero e proprio assedio, alle esplosioni di libertà incandescente e iconoclasta di quella che è tuttora un’icona mondiale e che ha cambiato per sempre la percezione della casa regnante britannica. Per Larrain la narrazione vuole essere popolare e sofisticata allo stesso tempo: “Volevo fare un film che potesse piacere a mia madre, che raccontasse Diana così come l’avrebbe vista lei, un’icona, una donna profondamente empatica, ma anche una madre, un essere dotato di magnetismo ma anche una donna normale, fragile”. Spencer, per il suo autore, è “una favola tratta da una tragedia vera”. 

Kristen Stewart punta non tanto sulla somiglianza fisica, quanto sul mimetismo della condizione di outsider, la ribellione fisica a uno status solo apparentemente privilegiato, in costante dialogo con il fantasma di Anna Bolena, l’antenata decapitata per volere di Enrico VIII, accusata di tradimento mentre era lei ad essere la tradita. L’attrice americana, che si cala nell’accento e nei modi british, ha detto di essersi sentita “più alta che mai in questo ruolo. Ho provato un grande piacere fisico. Mi sono sentita libera e viva”, ha dichiarato in conferenza stampa. 

Per Larrain: “Spencer è la storia di una principessa che decide di non diventare regina, scegliendo di costruire da sola la propria identità. La sua storia è appunto il rovesciamento dello schema di una favola. Mi ha sempre colpito la decisione di Diana, proprio perché immagino quanto le sia costata. È questo il fulcro del film. Volevo esplorare il percorso interiore che, fra dubbi e determinazione, l’ha condotta a scegliere la libertà per se stessa e per i suoi figli. La sua decisione ha caratterizzato anche ciò che ci ha lasciato: un patrimonio di onestà e umanità”.

E il regista di Jackie prosegue la sua riflessione, ripensando anche al suo film precedente: “Sia Diana che Jackie Kennedy hanno costruito la propria identità individualmente e non necessariamente in funzione degli uomini a cui erano legate. Entrambe hanno compreso come utilizzare i media del loro tempo, per riuscire a trasmettere una certa immagine di sé al mondo. Lasciare Carlo e la vita di corte è una decisione intima a cui Diana giunge quando si rende conto che la propria identità è più importante di quella della famiglia reale e della sua stessa nazione. Ma non c’è inadeguatezza in questo: lo fa solo per necessità. Vive in un ambiente che la schiaccia, che la sminuisce, quindi si sente chiamata a difendere se stessa e i suoi figli. Può sembrare che l’esperienza di Diana a Sandrigham offra solo uno scorcio della sua esistenza. In realtà non è così: lì c’è tutta la sua vita, riflessa in una manciata di giorni”.

Su Diana è stato detto tutto, libri, biografie, articoli, film e serie tv come The Crown. Ma Spencer aggiunge un tassello lavorando su una ricerca autonoma che verte sulle tradizioni natalizie della famiglia reale e sulle storie dei fantasmi di Sandringham House. “I membri della famiglia Reale sono estremamente discreti – prosegue Larrain – Non appena concludono le apparizioni pubbliche, le porte del palazzo si richiudono e non si sa più nulla di loro. Questo ha alimentato la nostra fantasia. Volevamo una storia basata sia su elementi reali che sull’immaginazione”. E sulla scelta di Kristen Stewart: “Ha avuto tanto successo perché possiede una qualità fondamentale per il cinema, il mistero. Kristen può essere misteriosa, fragile e allo stesso tempo forte. Per il personaggio di Diana, non volevamo semplicemente trovare qualcuno che le somigliasse. Mistero e fragilità emergono chiaramente nelle scene dove ci sono elementi soprannaturali. Non volevo scivolare nel paranormale o nell’assurdo, bensì esplorare la sua vita interiore. Ciò che Diana vede è il riflesso dei suoi ricordi, delle sue paure, delle sue illusioni”.  

Quanto alla scelta di concentrare la vicenda in soli tre giorni, il regista sottolinea: “Inquadrare qualcuno durante una crisi vuole dire avere la possibilità di conoscere molto bene quella persona. Diana voleva solo essere se stessa. Questa favola inizia con Diana che è un personaggio spezzato, poi diventa un fantasma e poi guarisce”. Per Kristen Stewart il compito non è stato semplice: “Tutti abbiamo avuto la sensazione di conoscerla bene ma era uno degli esseri umani più isolati del mondo. So cosa vuol dire essere famosi ma non ho mai vissuto l’esposizione che ha vissuto lei, dovendo fronteggiare il mondo intero. Deve essere molto frustrante sapere che la storia che viene divulgata non è la verità. Girando Spencer ho percepito quanto Diana si sentisse un’outsider. Io posso commettere degli errori, mentre lei non ne aveva la possibilità perché doveva rappresentare un ideale e mantenere unita una nazione”.

Però la storia di Diana, almeno per come la inquadra il film, è la storia anche di una grande libertà e autodeterminazione: “Il film trasmette libertà. Nella vita ci sono sempre forze, idee che ti trattengono. Penso che sia importante non lasciare che le cose ti accadano. Ogni passo che fai è importante. Puoi scegliere cosa vuoi fare. Puoi prendere in mano le redini della tua vita”, conclude l’attrice.

Spencer è un’esclusiva per l’Italia Leone Film Group in collaborazione con Rai Cinema e sarà distribuito da 01. 

03 Settembre 2021

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