Si “torna alla realtà” con il Milano Film Festival 2021

La kermesse milanese, dal 8 al 10 ottobre, torna a essere un festival diffuso con 4 lungometraggi in concorso diretti solo da giovani registe, 20 cortometraggi e un omaggio a Bertrand Mandico. The Vel


Il ritorno del Milano Film Festival, che si terrà dall’8 al 10 ottobre, è un richiamo al “Back to reality”. Un ritorno alla normalità spinto dall voglia matta di tornare ad incontrarsi, nei cinema, nei parchi e nelle piazze.

Diretto per la terza edizione consecutiva dal regista premio Oscar Gabriele Salvatores e dal critico culturale Alessandro Beretta, il MFF torna ad essere un festival diffuso, inclusivo e profondamente legato al territorio cittadino. Le sedi principali saranno tre, tutte situate nel quartiere di Porta Venezia che si fa per il lungo weekend del Festival polo d’elezione del cinema indipendente: un’arena all’aperto appositamente allestita presso i Giardini Pubblici Indro Montanelli e due sale al chiuso, la Cineteca Milano MEET di Viale Vittorio Veneto e l’Arcobaleno Film Center di Viale Tunisia.

Il programma è composto dal concorso International Film Competition, che raccoglie insieme per la prima volta quattro lungometraggi in anteprima italiana e una ventina di cortometraggi. Questi ultimi saranno divisi in tre gruppi. Uno di questi, per non deludere gli appassionati, sarà interamente dedicato al cinema d’animazione. I quattro lungometraggi in concorso, opere prime e seconde, per quest’anno sono diretti solo da giovani registe. La commissione di selezione ha incontrato un’idea, dopo diverse visioni, e l’ha seguita scegliendo solo autrici. Sono donne che raccontano di donne e non solo, raccontano della politica del corpo, dell’ossessione estetica, delle maschere e dei desideri. Dalle ossessioni religiose di un paese, nelle metafore chiare di Medusa di Anita Rocha de Silveira contro il Brasile di Bolsonaro, al vivere oggi sentendosi in una nicchia, come nel documentario sui teenager gotici di Dark Blossom della danese Frigge Fry; dal riprovare a fare comunità tra sconosciuti sotto il cielo di Parigi, nel corale e brillante piano sequenza unico di Roaring 20’s di Elisabeth Vogler e per cui sarà presente l’attrice Aurore Deon, al farsi accettare mentre si è indecisi sul futuro, come la giovane protagonista e regista a New York al centro del mumble core Actual People di Kit Zauhar, presente al Festival. Quattro visioni indipendenti che hanno modi e budget diversi dal cinema mainstream, ma che hanno forza e qualità per cambiare lo sguardo sulle storie.

A dialogare idealmente con i lungometraggi in concorso si colloca l’Omaggio a Bertrand Mandico, regista francese visionario nelle immagini, spesso provocatorio, e nella rimessa in discussione del gender che dichiara di cercare “l’onirismo e il realismo magico”. A Milano arriva il suo nuovo lungometraggio After Blue (2021), un film a metà tra fantascienza e western, con armi che si chiamano come brand di moda, ambientato su un pianeta abitato da sole donne. Per completare l’omaggio saranno proiettati altri due film: Les garçons sauvages e Hormona.

Altra sezione del programma è The Outsiders, tradizionalmente il fuori concorso del Milano Film Festival che raccoglie film poco inquadrabili dentro schemi preconfezionati, realizzati da maestri riconosciuti come da registi indipendenti internazionali A partire dal film di chiusura del Festival in programma nell’arena ai Giardini Indro Montanelli: un film Apple Original, The Velvet Underground, è un documentario di Todd Haynes, qui in anteprima italiana; è stato presentato a Cannes e sarà disponibile a livello mondiale su AppleTV+ il 15 ottobre. La storia del celebre gruppo che ha rivoluzionato l’idea del rock’n’roll è anche il racconto affascinante, tra testimonianze preziose, raro materiale d’archivio e cinema sperimentale, di un ambiente culturale unico dove le arti erano complici tra loro: New York negli anni Sessanta, tra Andy Warhol, Allen Ginsberg e Jonas Mekas. Il film di Haynes è un’esperienza audiovisiva in linea con l’ethos creativo della band nelle parole di John Cale: “Come essere eleganti e come essere brutali”.

Sempre ai Giardini Montanelli, apre il Festival France di Bruno Dumont – in uscita in sala il 21 ottobre per Academy Two – con Léa Seydoux nel ruolo di France de Meurs, giornalista-immagine di una rete privata la cui carriera è messa in discussione da un incidente. Il film, presentato in concorso all’ultimo Festival di Cannes, è per il regista francese una riflessione sui media odierni e sui paradossi del sistema dell’informazione.

C.DA
28 Settembre 2021

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