Un Casanova ‘integrale’ per chiudere le Giornate

Casanova di Alexandre Volkoff con Ivan Mosjoukine torna nella copia restaurata dalla Cinémathèque française con mezz'ora in più rispetto alla versione finora nota. E' la chiusura delle GCM


Casanova di Alexandre Volkoff è stato uno dei più grandi e costosi kolossal della storia del cinema muto e segnò un punto a favore della cinematografia francese ed europea nell’eterna competizione con Hollywood. Due ore e mezza (nella copia restaurata presentata alle Giornate del Cinema Muto dalla Cinémathèque française ben mezz’ora in più rispetto alla versione finora nota) di grande spettacolo per raccontare la vita e le imprese del famoso libertino che dà modo al regista di ricostruire con sfarzo ed eleganza la Venezia del Settecento nella sua decadente sensualità.

Si può dividere il film in tre parti ideali: nella prima viene presentata la figura di Casanova; la seconda è incentrata sul rapporto di Casanova con l’imperatrice Caterina di Russia; nella terza di nuovo a Venezia con la celebre scena del Carnevale in Piazza San Marco (girata di notte e nella quale vennero utilizzate più di 1.500 comparse) e la fuga di Casanova da Palazzo Ducale.

Protagonista del film è Ivan Mosjoukine, uno dei più grandi attori del cinema muto paragonato per il suo fisico e la sua recitazione spavalda a Rodolfo Valentino. Mosjoukine, figlio di una agiata famiglia russa, faceva parte come anche lo stesso Volkoff, dell’ondata migratoria che si rifugiò a Parigi dopo la rivoluzione bolscevica. Ben presto si impose per la straordinaria arte scenica e l’estrema misura nei gesti e nelle espressioni, ma la sua fortuna cinematografica durò poco perché l’arrivo del sonoro, causa anche una scarsa dimestichezza con la lingua francese, lo emarginò presto e lo fece cadere nell’oblio. Morì povero a Parigi nel 1939, una fine triste solitaria che lo accomuna alla sorte di Casanova.

La proiezione al Teatro Verdi di Pordenone sabato 9 ottobre alle ore 21 del film di Volkoff chiude la 40ma edizione delle Giornate del Cinema Muto e verrà replicata, sempre al Teatro Verdi, il giorno successivo, domenica 10 ottobre alle 16.30 e sempre con la partitura musicale, presentata in prima mondiale, composta da Günter A. Buchwald che dirige l’Orchestra San Marco di Pordenone. Nei prossimi mesi uscirà un DVD Blu-ray della Lobster di Casanova, con la partitura di Buchwald, realizzato in collaborazione con le Giornate del Cinema Muto e la Cinématheque française.

Il programma della giornata di sabato 9 ottobre presenta un titolo che rimanda a un gigante della storia della letteratura, il Don Chisciotte. Il protagonista del film Don Quickshot of the Rio Grande del 1927, al Teatro Verdi alle ore 14.30 con l’accompagnamento di Neil Brand, è infatti un romantico cow-boy che la lettura del capolavoro di Cervantes spinge ad imbarcarsi in una serie di avventure e a battersi in difesa degli oppressi (meglio se pulzelle). Il film fu un gran successo anche se il regista George Marshall intervistato molti anni dopo da Kevin Brownlow non lo ricordava con piacere perché, dichiarò, “è stato l’unico film che mi ha procurato problemi, forse perché mi sono preso gioco del personaggio e del genere western”. L’interprete principale è Jack Hoxie, star assoluta del genere; era nato nei Territori Indiani e cresciuto nella riserva, acquisendo grande abilità di cavallerizzo. Nei suoi film è sempre a fianco del suo cavallo di razza Appaloosa, Scout, e al suo cane, Old Bunk, cosa che gli procurò le simpatie soprattutto del pubblico dei ragazzi. Don Quickshot of the Rio Grande non si è più visto completo e in una copia di qualità accettabile da quasi cent’anni e finalmente lo si può nuovamente apprezzare grazie al lavoro del Packard Humanities Institute di Santa Clarita (California).

La retrospettiva dedicata all’attrice e produttrice Ellen Richter, si conclude sabato 9 ottobre alle 17.30 con Der Juxbaron (Il Barone immaginario) di Willi Wolff, accompagnato al pianoforte di Daan van den Hurk. Il film, del 1927, è l’unica produzione Ellen Richter di epoca muta senza Ellen Richter nel cast. Fra i protagonisti, una giovane Marlene Dietrich nel suo primo significativo ruolo di contorno, completa di monocolo, cravatta e modi da ragazza emancipata. Der Juxbaron si presenta come una classica commedia degli errori, una scanzonata miscela di pezzi forti, schermaglie amorose, musica e baldoria. Il film descrive le comiche (dis)avventure di un povero musicista di strada, che viene indotto a fingersi un eccentrico nobiluomo. Il “barone” viene entusiasticamente accolto, armi e bagagli, dai membri di una famiglia borghese, ansiosi di socializzare con l’aristocrazia: tra essi, la figlia (Marlene Dietrich) si invaghisce del presunto barone, che crede immensamente ricco. Il barone immaginario del titolo è interpretato dall’attore e regista Reinhold Schünzel, al quale fino alla metà degli anni ’20 venivano di solito affidate parti di cattivo (come in un altro film della Richter, Der Flug um den Erdball); in seguito sarebbe però divenuto uno dei più popolari attori comici della Germania di Weimar, oltre che il regista di vari film comici di grande successo.

 

Cr. P.
08 Ottobre 2021

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