Fanny Ardant, l’amore a 70 anni non è più tabù

Fanny Ardant e Melvil Poupaud sono i protagonisti del mèlo Les jeunes amants di Carine Tardieu in selezione ufficiale alla Festa di Roma


E’ dedicato a Solveig Anspach, che avrebbe dovuto dirigerlo, Les jeunes amants, il film di Carine Tardieu in selezione ufficiale alla Festa di Roma. Anspach, minata da una malattia, non ce l’ha fatta a dirigere quel copione ispirato a una storia d’amore vissuta da sua madre, 80enne, con un medico molto più giovane. “Era un progetto a cui Solveig teneva molto e si è fatta promettere che sarebbe stato affidato a un’altra regista”, rivela Tardieu.

E si respira una sensibilità molto femminile in questa vicenda che scandaglia l’amore tra una donna anziana, affascinante e indipendente e che da anni ha chiuso con le relazioni sentimentali, e un uomo verso la cinquantina, che arriva a mettere in discussione la sua vita matrimoniale (la moglie è Cécile de France) per seguire i suoi sentimenti irrazionali. A renderla credibile, e anche godibile, sono i due interpreti: Fanny Ardant, con la sua bellezza intramontabile, e Melvil Poupaud, che dà al personaggio dell’oncologo Pierre una fragilità seducente. 

Pierre incontra Shauna, ex architetta divorziata, in ospedale. La donna sta assistendo la sua migliore amica e madre del collega di Pierre, Georges. Tra Shauna e Pierre c’è immediata attrazione, ma la cosa finisce lì. Quindici anni dopo si ritrovano, sempre grazie a Georges, in Irlanda, dove Shauna si sta prendendo una vacanza nel suo cottage in riva al mare.

“La cosa che mi ha toccato in questa sceneggiatura di Agnès De Sacy – spiega la regista – è l’idea che fino alla fine, finché respiri, puoi vivere certe emozioni. E non sarebbe stato diverso se fosse stato un uomo anziano con una quarantenne, anche se quella sembra la normalità nel cinema. Avrei potuto raccontare un settantenne altrettanto sconvolto, fragile e destabilizzato dall’arrivo inaspettato dell’amore. Perché l’amore per tutti è qualcosa di sconvolgente”.

Fanny Ardant, attivissima in questo periodo, con un progetto sul set a Ferrara (Amusia di Marescotti Ruspoli), non si tira indietro sull’argomento: “Il film racconta un innamoramento irresistibile in tutte le sue fasi: non sapere ancora che sei innamorata, poi rendertene conto, lottare contro l’amore e infine tuffarcisi. Quando ho letto il copione volevo sapere come andava a finire, se sarebbe stata una tragedia o una storia a lieto fine. Pierre, che è un uomo intelligente e sottile, capisce le paure di questa donna. Il loro è l’incontro di due anime. Shauna non ha avuto paura né dello sguardo della società né delle conseguenze del suo amore, ma quando scopre di essere malata, vuole fermare la storia”.

Melvil Poupaud ammette che la lettura della sceneggiatura l’ha turbato. “Ha una dimensione mèlo che mi piace molto, è una storia d’amore romantica e passionale che Carine ha condotto senza timore e con immagini di grande bellezza, enfatizzate dal cinemascope. Pierre non è un ragazzo, è un uomo di mezza età con una vita strutturata, un ménage  borghese. Ma ha anche un grande dolore nel suo passato, la morte di un figlio, dunque è stato a contatto con la sua fragilità, fino ad allora si è consacrato alla moglie e alla famiglia ma ora decide di vivere pienamente e assumersi i propri sentimenti”.

A proposito del pudore nel mostrare un corpo invecchiato alla macchina da presa, la regista ammette: “È vero che c’è una pressione sociale sul corpo delle donne. Oggi un’attrice di 70 anni che accetta la sua età e che non è passata sotto le mani del chirurgo estetico, è rara, e questo è un problema per i registi. Ma anche a 20 anni, a 40, si ha sempre un certo pudore con il proprio corpo, c’è sempre qualcosa che non ci piace”.

“Lo scrittore Henry Miller, a 80 anni, si è innamorato di una donna giapponese e ha raccontato le sue paure in un libro – riflette Ardant – gli uomini sono fragili quanto le donne a proposito dell’amore. La paura è una vertigine e quella vertigine è il segno che sei molto innamorato. L’amore appartiene a tutti e verrà sempre raccontato. Se si parla di gloria, potere, soldi, si esaurisce presto l’argomento, ma l’amore si può declinare in tutte le sfumature possibili, è un soggetto eterno e magico”.

“Nel film di Xavier Dolan Lawrence anyways – aggiunge Poupaud – avevo il ruolo di un uomo che diventa donna. E’ un ruolo che mi ha fatto evolvere nel mio rapporto con le donne, mi sono reso conto della mia età e dell’importanza di accettare la propria condizione e non sentirsi sempre un adolescente. Dopo quell’esperienza sono stato più attratto dalle mie coetanee e molto meno dalle giovani. La nostra è un’epoca in cui si può parlare di tutto, e anche l’amore a 70 anni non è un tabù. Questo film lo affronta in modo delicato e giusto”.

Per Fanny Ardant l’argomento non è poi così nuovo: “La letteratura francese dell’800 è piena di queste storie, pensate alle eroine di Balzac! Ci sono tanti amori tra uomini giovani e donne più anziane. Non si tratta di cougar, che è un fenomeno americano legato alla dominazione sessuale. Si tratta di incontri di anime, più che di corpi, di persone che riescono a parlare, che scoprono le proprie affinità e la gioia di stare insieme. La società vede solo la parte sessuale e mai la parte più importante”. E conclude: “La libertà di amare e di vivere bisogna prendersela. Non è la società che ci deve dare il permesso”.

Fanny Ardant sarà madrina del Charity Event a Villa Miani mercoledì 20 ottobre organizzato a favore della Croce Rossa Italiana, promosso dal Gruppo Barletta con l’Agnus Dei di Tiziana Rocca.                      

Cristiana Paternò
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