‘America Latina’ e l’inquietudine del nostro tempo

I gemelli Fabio e Damiano D'Innocenzo presentano il loro terzo lungometraggio, in uscita il 13 gennaio


“E’ figlio del tempo, di questa angoscia e di questa paura che abitano dentro di noi e che la pandemia ha fatto detonare tutto insieme”, così i gemelli Fabio e Damiano D’Innocenzo su America Latina da giovedì 13 gennaio in sala. Dopo La terra dell’abbastanza e Favolacce, premiato a Berlino per la sceneggiatura, ecco il terzo lungometraggio del due registico. “E’ un film molto personale – dice Fabio D’Innocenzo – in grado pensiamo di dialogare con tutti perché allo stesso tempo universale”.

Dopo il passaggio in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia (leggi il nostro articolo), Vision Distribution che lo ha prodotto con Lorenzo Mieli per The Apartment (gruppo Fremantle), in co-produzione con Le Pacte e in collaborazione con Sky, ha deciso per l’uscita nonostante il periodo difficile. La risposta alla paura, sottolinea Mieli, è continuare a vivere. E poi chi ha detto che il pubblico vuole evasione? “Evasione è anche essere perturbati da un film”, aggiunge Fabio D’Innocenzo.

Il protagonista è Elio Germano nel ruolo di Massimo Sisti, un dentista di Latina, marito gentile e padre di famiglia con due figlie che adora. Una famiglia perfetta, salvo qualche incrinatura: a cominciare dalla casa, una villa con piscina, uno status symbol dal design datato, con enormi vetrate. Al piano di sotto uno scantinato segreto che sarà teatro di una vicenda inquietante, indecifrabile.

“Massimo è in crisi, una modalità di vita che riguarda tutti quando ci rendiamo conto che siamo diversi rispetto al ruolo da rappresentare. Un ruolo maschile che deve essere sempre un modello vincente per la società, bisogna essere performanti e in questo senso chi non ci riesce si allontana”, dice Elio Germano che si augura “che venga eletta una donna al Quirinale”.

America Latina è “una fotografia impietosa del maschio, senza voler dare giudizi sul personaggio – prosegue Damiano D’Innocenzo – è la mascolinità tossica, di cui siamo vittime e carnefici al tempo stesso, a venir fuori”. Elio Germano aggiunge: “E’ la storia di una ferita che si allarga sempre di più, è la storia di una vulnerabilità ma la vulnerabilità è essa stessa umanità, l’invulnerabilità è l’anti-umano. Possiamo ritrovarci un po’ tutti in questo contrasto, un bipolarismo tra la nostra fragilità, sensibilità e quello che ci viene richiesto dalla società. Massimo fa un viaggio dentro se stesso, nel suo abisso, nella sua palude, nell’orrore nascosto sotto al tappeto volendo che non trapeli, per ritrovare la sincerità nell’estremo dolore e proprio per questo è una storia d’amore seppure appare altro”. “E’ un thriller, una indagine antropologica, un horror e come sempre per noi c’è la famiglia al centro, il luogo delle nostre battaglie quotidiane”, spiegano i registi, che ne cast hanno voluto Astrid Casali, Sara Ciocca, Maurizio Lastrico, Carlotta Gamba, Federica Pala, Filippo Dini e Massimo Wertmüller.

Come si reagisce a questo tempo pandemico? “Cerco di bendarmi, mi rifugio ore al giorno nella mia stanzetta – dice Damiano – scrivo e disegno e mi scordo di tutto, il mio antidoto forse egocentrico è quello”, Fabio invece risponde con il cinema, “una salvezza che ha questo potere catartico di farti entrare in un’altra dimensione e farti dimenticare di tutto”. Elio Germano replica da artista, “da essere particolare che assorbe anche suo malgrado probabilmente. Quello che stiamo vivendo ci attraverserà e diventerà qualcosa che ora non possiamo immaginare, i film del resto si sono sempre fatti in tempi di pace ma anche in guerra e l’angoscia che sentiamo oggi è per qualcosa che a noi fortunati e riparati ci tocca ma ci sono tante altre situazioni, come quelle di rifugiati, che sono ben peggiori. Ecco, penso da artista che la pandemia potrebbe essere una lezione per chi vive riparato, fa entrare il dolore nella vita anche se facciamo di tutto per viverla nel comfort”.

Intanto i D’Innocenzo sono alle prese con il nuovo progetto, una serie tv intitolata Dostoevski, di cui stanno scrivendo la sceneggiatura.  

Cr. P.
10 Gennaio 2022

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