AltreCine, a Roma il meglio del documentario cinese

Una Cina diversa, variegata e imprevedibile come può esserlo un continente di quasi un miliardo e mezzo di persone, sarà al Teatro Manzoni di Roma dall’8 al 27 maggio, con la rassegna AltreCine, sei d


Una Cina diversa, variegata e imprevedibile come può esserlo un continente di quasi un miliardo e mezzo di persone, sarà al Teatro Manzoni di Roma dall’8 al 27 maggio, con la rassegna AltreCine, sei documentari di giovani registi indipendenti che gettano una luce nuova e inattesa, su un Paese ancora grandemente sconosciuto.

La rassegna, organizzata dal ‘Dipartimento Istituto Italiano di Studi Orientali della Sapienza Università di Roma’ e dall’Istituto Confucio della Sapienza, con la collaborazione del Teatro Manzoni di Roma, è realizzata con il contributo del Festival Écrans des Mondes, che dal 2007 porta in Europa documentari indipendenti d’autore da tutto il mondo. I protagonisti dei sei documentari scelti per questa retrospettiva vengono dai contesti più disparati. Dalla scena artistica di Shanghai,Yang Sun e Leo Chiang, nel La nostra macchina del tempo raccontano di un rapporto fra padre e figlio. Xiao Xiao, in dettagliate riprese in bianco e nero, fissa sulla pellicola la vita in un villaggio, Turtle Rock, sperduto sulle montagne di bambù dello Hunan. Zhang Weixiong racconta in Madame Duan, una dolce spazzina affetta da mutismo, delle difficoltà dei lavoratori migranti, costretti a stare lontano dal figlio pur di garantirgli un futuro migliore. Yao Zubiao, in Vite nel baratro, descrive le problematiche dello sviluppo economico in un villaggio di 32 persone dello Yunnan, sito all’interno di un’immensa dolina, una cavità carsica tipica della zona, nella quale negli anni Cinquanta del secolo scorso vennero trasferiti in isolamento i lebbrosi. Zheng Long, nel La sorella maggiore, racconta il dramma della politica sul controllo delle nascite che imponeva il figlio unico, ora abolita. E su un altopiano isolato del Tibet, Jin Huaqing, nel La foresta dei mantelli rossi, porta la cinepresa nella vita di un monastero di oltre diecimila monache buddhiste.

Al di là della ‘Cina dei grandi numeri’ – vista spesso con diffidenza e preoccupazione, tra stereotipi, luoghi comuni e pregiudizi – questi film mostrano una società ricca sul piano culturale ed emotivo, con contrasti spesso forti, radici profonde e uno sguardo sospeso tra passato e futuro. Senza veli. E anche con ironia. Un caleidoscopio di situazioni, potenzialità, problemi e contraddizioni, che quasi mai trovano spazio nelle narrazioni mediatiche. Le sinologhe Désirée Marianini, Cristina Manni e Martina Bartolucci presenteranno e chiuderanno la rassegna. Tutti i film sono in lingua originale e sottotitolati in italiano.

C.DA
22 Aprile 2022

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