Pasolini ala destra

Alla Galleria Harry Bertoia di Pordenone fino al 19 giugno è aperta l’esposizione multimediale La solitudine dell’ala destra. Pier Paolo Pasolini e il calcio, curata da Piero Colussi


“Il calcio è l’ultima rappresentazione sacra del nostro tempo. È rito nel fondo, anche se è evasione. Mentre altre rappresentazioni sacre, persino la messa, sono in declino, il calcio è l’unica rimastaci. Il calcio è lo spettacolo che ha sostituito il teatro”.

Così dichiarava Pier Paolo Pasolini in un’intervista all’Europeo il 31 dicembre 1970. Alla Galleria Harry Bertoia di Pordenone fino al 19 giugno è aperta l’esposizione multimediale La solitudine dell’ala destra. Pier Paolo Pasolini e il calcio, curata da Piero Colussi. Per la prima volta vengono proposti al pubblico fotografie, filmati, scritti, memorabilia sulle tappe salienti della grande passione sportiva del poeta e cineasta friulano. La mostra è realizzata da Cinemazero e dal Comune di Pordenone con il sostegno della Regione Friuli Venezia Giulia e del Centro Studi Pier Paolo Pasolini di Casarsa.      

Valerio Curcio nel volume Il calcio secondo Pasolini (Aliberti 2018), scrive: “Nel 1964, quando Pasolini risiedeva già da quattordici anni a Roma, il Bologna vinse il suo settimo e ultimo scudetto. Un successo che visse a distanza, impegnato com’era nelle riprese del film Il Vangelo secondo Matteo e in altri progetti editoriali e cinematografici. Nonostante fossero passati più di vent’anni dall’ultimo campionato conquistato, quel Bologna aveva ancora un elemento di continuità con lo ‘squadrone’ tifato in gioventù: il presidente. L’amato Renato Dall’Ara, a cui fu poi intitolato lo stadio di Bologna nel 1983, era infatti ancora alla guida del club quando, quattro giorni prima dello spareggio che per la prima e finora unica volta assegnò uno scudetto nella storia del calcio italiano, morì colpito da un infarto mentre si trovava nella sede della Lega Calcio. All’inizio di quella indimenticabile stagione calcistica, nell’autunno del 1963, Pasolini riuscì a coronare un suo sogno: incontrare i giocatori del Bologna e intervistarli. Le video-interviste furono girate per il film documentario Comizi d’amore, un’inchiesta sul rapporto tra gli italiani e la sessualità. Il teatro di quello speciale incontro fu il centro sportivo adiacente al Dall’Ara, in cui il Bologna svolgeva gli allenamenti. Pasolini vi trascorse due giorni allo scopo di preparare le riprese. Nel documentario compaiono i giocatori, alquanto imbarazzati per i quesiti irriverenti del regista che, esaltato da quello speciale incontro, li tempesta di domande, ottenendo in cambio quasi solo monosillabi. ‘Senta Pavinato, il pensiero della vita sessuale le mette addosso piacere o un senso di inquietudine?’ ‘Piacere, senza il minimo dubbio’. ‘Allora lei si sente libero. Lei è veneto se non sbaglio. Il Veneto è una regione molto cattolica in generale. Lei pensa che i veneti non risentano della loro educazione cattolica in questo campo?’ ‘Non credo’. ‘E lei Bulgarelli?’ ‘Quasi tutti noi siamo andati a fare catechismo e queste cose in chiesa e in parrocchia, quindi ognuno di noi nel proprio sfondo ha questa repressione’. ‘Sentiamo un cannoniere, Pascutti: lei si sente libero come Pavinato nelle audaci imprese?’ ‘Senz’altro’. ‘Guardi io non dico soltanto libero nel fare l’amore con chi le pare e piace, dico anche in un senso intellettuale, nel giudicare gli altri’. ‘Beh io mi sento libero in tutti e due i campi, senz’altro’.”           

Il regista Alessandro Scillitani nel suo reportage Centoventi contro Novecento (2019) rievoca per immagini l’epica partita di calcio svoltasi il 16 marzo 1975 nel parco della Cittadella a Parma tra la troupe di Salò o le centoventi giornate di Sodoma e quella di Novecento, ovvero Pasolini contro il suo ex allievo Bernardo Bertolucci.

Lorenzo Codelli
26 Aprile 2022

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