Carlo Michele Schirinzi a Torino

Il Museo Nazionale del Cinema di Torino dedica una pubblicazione e un omaggio al Cinema Massimo il 9-10 e 11 maggio con cinque programmi di proiezioni


L’occhio naufrago – Il cinema di Carlo Michele Schirinzi al Museo Nazionale del Cinema di Torino Cinema Massimo il 9-10-11 maggio.

Scrive Grazia Paganelli, che ha curato la personale e il catalogo con testi di Massimo Causo, Silvana Silvestri, Adelina Preziosi, Michele Moccia, Achille Cofano: “Artista, regista, scenografo irrequieto ed enigmatico, Carlo Michele Schirinzi nei suoi film insegue la luce con l’ombra spessa del suo sguardo. È una ricerca incessante e vagabonda, che fa dello spazio nudo il luogo dove spiare i suoi ‘personaggi’ disperati, alla ricerca ogni volta di qualcosa di inafferrabile. Il presente, la vita, le ossessioni, le beffe di un sistema ottuso, gli occhi che non si vogliono/possono chiudere, le immagini che si affollano e si smaterializzano, le ossessioni dolorose e oscene, le allusioni, i colori che impallidiscono, gli affetti trattenuti in gesti ripetitivi, l’aria, la terra, i calcinacci, l’arte, la musica, le distorsioni dello sguardo e dei suoni. Tutto questo è il cinema di Schirinzi, cui il Museo del Cinema dedica una pubblicazione e un omaggio al cinema Massimo con cinque programmi di proiezioni in un percorso che intende riassumere una filmografia ben più estesa. Tra Stan Brakhage e Stephen Dwoskin, lo sguardo di Schirinzi insiste sull’immagine come oggetto da ‘toccare’, da sporcare, dove aggiungere, sovrapporre, sottrarre pezzi di una soggettiva utopia. Il suo è un occhio ostinato, anarchico, che svela e non teme l’irriverenza. Al tempo stesso lievi e forti, i suoi film sono viaggi della visione, saggi sull’anatomia del vedere attraverso figure innocenti, perché estranee al senso comune, al presente, alla Storia. Derive senza fili, antinarrative, anti-temporali. Come nelle note di regia de I resti di Bisanzio, dove si dice: ‘La vita non si racconta ma si attraversa, a volte senza direzione poiché il reale non appartiene alla Storia, la Storia è appiccicata dopo, quando l’incendio ha ceduto il posto alla cenere. Se il reale è incendiario, è con il fuoco che bisogna catturarlo, con l’immagine già satura di secolare dramma’. Ecco l’oltraggio che Schirinzi propone. Un’immagine da interrogare senza sosta, un cinema che esclude ogni forma di rassicurazione, per lo spettatore certo, ma prima ancora per lo stesso autore portatore di una ribellione costante, fatta di fuoco e di accecamenti improvvisi e inevitabili. L’aspetto visionario sta proprio in un cinema che ‘reagisce’ allo stato delle cose scavando nell’intimo della propria quotidianità e di un pensiero lucido, teorico e indomito”.

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Cr. P.
02 Maggio 2022

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