Appello al ministro Franceschini per il futuro delle sale

Alessandro Giacobbe, managing director di Academy Two che gestisce con la società Alesbet il cinema più antico d’Italia, il Sivori di Genova ha scritto un appello al ministro Franceschini


Alessandro Giacobbe, managing director di Academy Two che gestisce con la società Alesbet il cinema più antico d’Italia, il Sivori di Genova ha scritto un appello al Ministro Franceschini sul destino dei cinema, soprattutto quello delle sale di provincia che programmano cinema di qualità. 

“Da oltre vent’anni la nostra azienda ha l’onore e l’onere di gestire la sala cinematografica più antica d’Italia, la Sala Sivori di Genova che nel 1896 proiettò le prime immagini in movimento dei fratelli Lumière e da allora è rimasta fedele alla sua missione di divulgazione della settima arte, oltre ad essere nota alle cronache perché sede, nel 1892, dell’assemblea costituente il Partito Socialista Italiano.  

Oggi il Cinema Sivori, insieme agli altri cinema storici da noi gestiti a Genova, alcuni come il Sivori con attività ultra centenaria alle spalle, corrono il serio pericolo di interrompere la loro attività, così come centinaia di altre sale cinematografiche gestite da piccole aziende italiane che costituiscono una rete garante della diversità e molteplicità dell’offerta culturale e che cercano di differenziare la proposta al pubblico rispetto alle catene di multisale gestite per lo più da fondi di investimento internazionali.  

Quasi mille cinema sono sale di città e di provincia che si stanno battendo per sopravvivere, gestite in buona parte da esercenti che sono operatori culturali e organizzano incontri, rassegne, dibattiti, collaborazioni con le Scuole e attenti all’adeguamento strutturale e tecnologico per stare al passo con le esigenze degli spettatori, ma che hanno necessità di riabituare il pubblico alla frequentazione con film prodotti per la sala ed in esclusiva di sfruttamento per un periodo adeguato che non potrà mai essere oggetto di un accordo tra attori della filiera divisi da esigenze che poco attengono alla sfera socio culturale alla quale il Suo Ministero dovrebbe far riferimento, intervenendo in autonomia con una normativa ragionevole che fissi l’intervallo tra l’uscita in sala ed i successivi sfruttamenti in 180 giorni almeno per un periodo transitorio post emergenza (pur con alcune ragionevoli eccezioni).  

Così come gli esercenti si sono dimostrati ragionevoli e collaborativi nel periodo pandemico, ci si aspetterebbe una analoga partecipazione alla soluzione del problema da parte di autori, produttori e distributori per un accordo che riproponga l’esclusiva della sala per il tempo necessario a ristabilire le abitudini del pubblico, oggi soverchiato da pubblicità che promuovono i film contemporaneamente al cinema ed in piattaforma entro un brevissimo intervallo e che dissuade dalla frequentazione delle sale essendo il primo sfruttamento necessariamente più oneroso del secondo e giustificabile solo ripristinando una esclusiva temporale di qualche mese e non di sole poche settimane.    

La possibile scomparsa delle sale che promuovono cinema di qualità causerebbe inoltre anche il declino di quelle case di edizioni e distribuzione indipendente che portano in Italia decine di film premiati nei più importanti festival internazionali e che già oggi hanno difficoltà a trovare uno sbocco in questa tipologia di sale, sempre meno presenti sul territorio.  

Considerando sale cinematografiche e loro indotto parliamo del rischio di perdere decine di migliaia di posti di lavoro e di assistere ad un impoverimento culturale senza precedenti a vantaggio di una omogeneizzazione dell’offerta.  

Signor Ministro, vorremmo che il cinema più antico d’Italia potesse festeggiare altri traguardi nel nome della pluralità dell’offerta culturale insieme alle altre mille strutture italiane e non debba soccombere a causa di logiche di mercato, abbiamo bisogno di una politica che riporti il pubblico nelle sale ancor più di quanto necessitiamo di sostegni finanziari per campagne promozionali che sarebbero vane senza una decisa svolta sulla politica della cronologia degli sfruttamenti. Faccia una scelta coraggiosa, e garantisca un futuro al cinema nei cinema”.  

Cr. P.
09 Giugno 2022

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