I film italiani pronti a sbarcare su TikTok?

Le produzioni cinematografiche italiane sarebbero pronte a produrre in maniera dedicata per TikTok? E le distribuzioni a diffondere un film? Parola a Occhipinti e Orfei.


RICCIONE – Le produzioni cinematografiche italiane “tradizionali” sarebbero pronte a produrre un film destinato esclusivamente a TikTok? E le distribuzioni a rilasciare un’opera sulla piattaforma d’intrattenimento? 

Come la piattaforma stessa ha comunicato con i dati forniti (fonte: InSite Consulting), TikTok è fonte di coinvolgimento e interazione, infatti la community appare estremamente ingaggiata, non si limita a guardare video, ma ne esprime il gradimento attraverso la funzione Like (49%), si informa maggiormente sui profili dei creator  (31%), condivide contenuti con amici e famigliari (26%) e clicca i link in bio (22%). Inoltre, l’86% degli utenti dopo aver visto contenuti di intrattenimento su TikTok ha anche compiuto delle azioni: ha cercato maggiori informazioni rispetto a un determinato contenuto visto (59%), ne ha parlato con amici e famigliari per saperne di più (47%), ha acquistato dei biglietti per un evento live (31%), per andare al cinema (26%) o per ascoltare audiolibri (26%).

Queste informazioni sono sufficienti a far immaginare a un produttore o a un distributore del nostro Paese, che fino ad ora ha prodotto/distribuito per il grande schermo – o “al massimo” per Netflix e dintorni – di realizzare un film destinato a essere fruito su TikTok? Insomma, che idea e potenziale vedono in un mezzo come TikTok? Il futuro sarà produrre/distribuire direttamente per quel mezzo?

Per Massimiliano Orfei (Vision Distribution): “se ci si mette anche TikTok a distribuire i film la discussione potrebbe diventare anche più accesa di quanto non lo sia già adesso. Io ho l’assoluta convinzione che la moltiplicazione dei mezzi con cui si produce e si distribuisce cinema, e in generale contenuto audiovisivo, non può che far bene a tutti. Spesso ci lamentiamo del fatto che il pubblico italiano, in generale, ha un’abitudine di consumo, di vicinanza rispetto al prodotto cinematografico, inferiore, per esempio, ai nostri amici francesi, e questo è vero perché lo dimostrano i numeri: però, proprio per questo, l’educazione, la continuità, soprattutto sui giovani, che sono quelli su cui noi dobbiamo assolutamente puntare, l’educazione allo spettacolo cinematografico, ovunque questo si realizzi, non può che far bene a tutti, perché la complementarietà tra queste modalità di fruizione è evidente; il pubblico non c’è ragione per cui non debba tornare in sala, nonostante TikTok, nonostante qualunque tipo di piattaforma, la sala è la sala: le piattaforme sono in competizione tra loro, perché si litigano gli abbonati a furor di contenuti e di offerta, ma non sono in competizione con la sala, perché le piattaforme hanno bisogno che la sala continui a fare il lavoro che ha sempre fatto, cioè quello di generare il valore iniziale che attribuisce al film la sua identità”. 

E per Andrea Occhipinti (Lucky Red): “più che di film possiamo parlare di contenuti: gli interessi dei ragazzi che frequentano molto i social media sono sulla condivisione di video di natura più diversa, da video reali a video creati, a videogame o spin-off, c’è di tutto. Per cui, ovviamente, l’attenzione dei ragazzi è presa e attratta da questo tipo di mondo, per questo nel convegno (leggi l’articolo dedicato) ho detto che la competizione non è, per lo spettatore, la piattaforma rispetto alla sala, ma è anche tutto quello che viene dal mondo social, soprattutto rispetto ai ragazzi che stanno sempre sul telefonino. Nello stesso tempo, sono strumenti che possono essere usati, dato che i ragazzi stanno lì, per portarli al cinema, per interessarli e motivarli a vedere dei film, delle storie, che noi proponiamo sul grande schermo, dove c’è quel momento in cui stacchiamo la spina, cerchiamo di mettere da parte il telefono e siamo più concentrati e immersi in una storia, dunque sognamo, che secondo me fa molto bene al cervello”. 

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redazione
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