‘Margini’ e il punk: salvezza e rovina nella palude della provincia

Il film di Niccolò Falsetti, unico film in concorso alla SIC 2022, racconta dell’organizzazione impossibile di un concerto punk nella Grosseto del 2008. Nel cast insieme a Francesco Turbanti, Emanuele


VENEZIA – “Il punk non è una moda”, non è neanche un genere musicale, è un modo di stare al mondo che accomuna milioni di persone, non importa che si trovino in una grande metropoli o nella provincia più recondita della Maremma toscana. È qui, per la precisione a Grosseto nel 2008, che si ambienta Margini di Niccolò Falsetti, unico film italiano in concorso alla Settimana Internazionale della Critica 2022. Una produzione dispàrte, Manetti bros. Film con Rai Cinema, nelle sale dall’8 settembre.

Protagonisti sono i tre componenti di una piccola e sconosciuta band punk grossetana che, dopo avere perduto l’occasione della vita di suonare in apertura del concerto bolognese di un popolare gruppo americano, decidono, contro tutto e contro tutti, di organizzare in prima persona l’evento nella loro piccola e “marginale” città. “ll nostro film racconta come si sta in provincia, nei posti dove non succede niente. – spiega il regista – Questo tipo di marginalità, che non vuol dire di certo emarginazione. Ambientare la storia nel 2008 ha tanti motivi. L’alba della crisi, un periodo pre-social. In provincia il rischio di dispersione è altissimo, gli spazi sono grandissimi e la densità è poca, ma i legami relazionali e umani si cementificano. Siamo diventati amici in maniera intramontabile perché abbiamo fatto questa esperienza insieme, avere una crew, una band. I social in questo sono stati uno spartiacque, ci dovevano unire e ci hanno diviso”.

I tre protagonisti rappresentano altrettanti esempi diversi di quello che può essere lo stereotipo del musicista non professionista, tutti accomunati dalla stessa ossessione per la musica, che ascoltano senza sosta, dai loro piccoli lettori mp3. C’è il chitarrista, interpretato da Emanuele Linfatti, che vive con i genitori e che dà tutto al punk nonostante i loro dubbi. C’è il giovane bassista (Matteo Creatini), figlio di una famiglia alto borghese e diviso tra l’amore per la sua band e l’occasione di suonare in un’importante orchestra di musica classica. E, infine, c’è il batterista, letteralmente votato alla sua passione, disposto a tutto per essa, a rischio di mettere in difficoltà la moglie (Silvia D’Amico) e la figlia.

E proprio quest’ultimo, il vero protagonista del racconto, colui che più si mette in gioco per raggiungere il sogno di realizzare un concerto mai visto nella sua Grosseto. A interpretarlo è Francesco Turbanti, cuore del progetto e amico d’infanzia del regista, con cui ha collaborato in tutte le fasi del progetto, compresa la sceneggiatura: “In gergo si dice Do it yourself, – spiega l’attore – l’idea di fare politica dal basso. Ci contavamo e dicevamo: ok, siamo noi, cosa possiamo fare? È difficile perché Grosseto è una palude. Da piccoli dicevamo di essere ‘impaludati’. Se parti da lì, la situazione è terribile. Ma sapevamo di potere fare qualcosa, guardandoci in faccia, che è un po’ lo spirito con cui io e nicco abbiamo fatto il film”.

Seppure sia un’opera impregnata di passione e amore per il mondo che si racconta, i personaggi non sono trattati con i guanti, ma sono sempre spinti a limite delle loro possibilità. Merito è anche dell’inserimento nel progetto dello sceneggiatore Tommaso Renzoni, che ha fatto capire che i personaggi “devono farsi un po’ male”. E di male, in effetti, se ne fanno tantissimo in questa disperata lotta contro i limiti della provincia italiana.

Parte del progetto, seppure non in prima linea, è il fumettista Zerocalcare, formatosi proprio negli ambienti raccontati nel film e che ha collaborato realizzando la locandina del concerto nel film (attività che ai tempi svolgeva per davvero) e per un breve cameo vocale. Come spiega lo stesso Falsetti: “in quegli anni, se dovevi fare una locandina, ti veniva detto di chiedere a Zerocalcare, quello che aveva fatto la locandina di… e ti dicevano il nome di un concerto di cui sicuramente avevi la locandina in camera. È un mondo davvero grande e piccolo allo stesso tempo: slabbrato su tutta la penisola, ma al tempo stesso si tratta di una comunità in qualche modo piccola”.

“In questo film ho rivisto tutto – conclude Zerocalcare – le persone che conosco, la vita mia, quella che tuttora è la mia tribù. È stato fatto a un livello 1 a 1 di fedeltà, senza nessuna caricatura e senza nessuna concezione delle cose folcloristiche, se non quelle vere”.

Carlo D'Acquisto
02 Settembre 2022

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