Tim Burton si racconta al Lumiére: “Io, come Mercoledì Addams”

Il grande regista, Prix Lumière 2022, si racconta a 360°: "Sono cresciuto guardando i film dell’orrore di registi come Mario Bava e Dario Argento, appassionandomi ai mostri"


LIONE – Il mondo di Tim Burton (è anche il titolo della mostra itinerante, attualmente, fino al prossimo 5 marzo 2023, al Memorial Hall Taipei, a Taiwan), racchiuso però in pochi giorni, e che culmina in una celebrazione monumentale al Lumiére Film Festival di Lione, fondato e diretto da Thierry Frémaux. Un omaggio riservato solo ai giganti, ambientandolo nel tempio suggestivo dell’Amphithéâtre 3000, scandendolo durante la manifestazione con immagini, proiezioni, musiche, testimonianze, una Masterclass sold out al Théâtre Célestins: tutte in suo onore, attribuendogli infine il Prix Lumière 2022, per cui più volte si commuove fino alle lacrime, cercando di nascondere l’imbarazzo e parlare quanto possibile.

Si respira l’atmosfera di quelle occasioni irripetibili, un coro di voci e mani che applaudono, scandiscono il nome, ne tratteggiano la grandezza, come Irène Jacob, nuovo presidente onorario dell’Institut Lumière, Monica Bellucci o Vincent Lindon. È una vera festa e sembra non volere mai fermarsi.

“Sono piuttosto emotivo, perché ogni film è un momento diverso, profondo, significativo”, racconta il giorno dopo. “Vedi scorrere la tua vita davanti agli occhi, quasi come se fossi in un certo senso al tuo funerale, ma è molto bello, Rivedo ciò che ho creato, lo trovo eccitante, bello, mi rinvigorisce. Da bambino mi piacevano le cose un po’ strane e diverse, era quello che mi faceva sentire meglio. Quindi è bello vedere che ciò che ho fatto piace a tante persone. Essere ospite in un Festival del genere è grandioso, c’è esclusivamente il cinema, piuttosto che gli affari, o i premi”.

Burton parla un po’ di tutto, dai progetti e desideri non realizzati, come House of Wax con Michael Jackson (“lo avrebbe fatto”), agli Studios, i processi creativi, i ricordi sulle pellicole, quella più complicato da realizzare, Big Fish (“da poco avevo perso mio padre, e con lui non avevo un gran rapporto”). Fino a Mars Attacks. “Era un periodo particolare della mia vita, all’epoca ero molto confuso riguardo all’America. Sembrava molto contraddittorio, ciò che era reale e non era reale. Quello era il mio modo di esplorarlo e affrontarlo, guardando le stranezze e le contraddizioni delle cose sotto le sembianze di un film di fantascienza disastroso. Poi è arrivato Trump”.

“La stessa cosa – aggiunge – la vedo nel Regno Unito. È un paese che potrebbe ispirarmi, anche a lasciarlo. Man mano che invecchi, continui a pensare di aver visto tutto bene, ma continua a diventare sempre più surreale, trovo tutto imbarazzante”.

E ovviamente parla di Mercoledì, in onda dal 23 novembre su Netflix, la sua prima serie (otto episodi da circa un ora, ma “non è ancora del tutto finita”) riguardo una delle figure cardine della Famiglia Addams, mai così vicina a lui in termini di ispirazione. “Mi ricorda un po’ Lydia di Beetlejuice (interpretato da Winona Ryder, ndr) anche se Mercoledì come personaggio è molto puro. Da adolescente mi sentivo un po’ come lei, diverso, in cerca di una mia identità, ero un maschio, ma allo stesso tempo mi parlava davvero, avrei potuto essere quella persona. Amavo il suo atteggiamento anticonvenzionale nei confronti della scuola, dei genitori, della società, delle persone”. A proposito di Beetlejuice, su cui da tempo gira voce che potrebbe esserci un sequel, Burton sembra non chiudere del tutto la porta. “Tutto può succedere, ma me lo dico dall’inizio della mia carriera, non so se sto girando un film fino a quando non mi trovo sul set a farlo. L’idea nasce dal seme e poi cresce, non nasce da affermazioni o cose del genere. Diciamo che sto lavorando su tante cose, vedremo cosa succederà. Ma è ancora molto presto.

”Nel frattempo condivide emozioni, lezioni, aneddoti, ma centellina ogni parola, alternando un proprio linguaggio di gesti, braccia e mani, mimando quasi ogni passaggio “Il fatto è che non sono mai stato un grande comunicatore”, dice. “Sono cresciuto guardando i film dell’orrore di registi come Mario Bava, Dario Argento, appassionandomi ai mostri. Anziché traumatizzarmi, hanno avuto l’effetto opposto. Mi rassicuravano, era più una cosa identificativa. Fu lo stesso per le pellicole di Roger Corman, per i romanzi di Edgar Allan Poe, mi sono relazionato con quei personaggi, con quelle anime torturate, morte, che per me però vivevano. Era semmai una sorta di catarsi”.

“Per questo – aggiunge – ciò che desidero è lasciare che il mio lavoro parli da solo. Oggigiorno tutti sanno tutto, e probabilmente si è perso po’ del mistero e della magia dei film, ecco io sono pronto a mantenere un po’ di quel mistero”. C’è tempo anche per il capitolo Johnny Depp: quanto è stato, ed è, ancora importante, al punto da poter tornare a lavorare con lui, cosa che però non conferma pienamente. “Siamo diversi, però con lui mi sono subito connesso, abbiamo la stessa dinamica. Quando l’ho incontrato per Edward Mani di forbice, sentivo che era pronto a sfidare se stesso come attore, probabilmente è per questo che entrambi andiamo così d’accordo”.

Raccontando i suoi inizi, dopo aver lasciato la Disney, dove per un periodo ha lavorato come disegnatore, dice: “Non ero indipendente. Facevo tutto attraverso gli studi cinematografici, mi sono sentito molto fortunato. Quel sistema lo conosco bene, eppure non credo sia cambiato molto. Realizzano un film Marvel, un film Pixar o un film di Star Wars, ma tutto deve essere molto omogeneo e consolidato, c’è meno spazio per altri tipi di cose. Ma credo ancora che sia come ai vecchi tempi, qualcosa scivola senza colpire, qualcosa sorprende, ma a livello generale ci sono forse più uomini d’affari che gente di cinema, ed è sempre una grande lotta. Sono stato assunto e licenziato più volte durante la mia carriera lì. Ho capito che ero io Dumbo, e stavo lavorando in questo grande circo orribile, avevo bisogno di scappare. Quel film, che poi ho fatto, è abbastanza autobiografico”.

“Se mi proponessero un film Marvel? Ce ne sono abbastanza là fuori, non hanno bisogno di me. Io ho già problemi con il mio di universo e realtà, figuriamoci se posso occuparmi di un Multiverso”.

Prossimo appuntamento, il Lucca Comics & Games, dove Tim Burton arriverà il 31 ottobre per presentare in anteprima europea il primo episodio proprio di Mercoledì. Un’altra passerella, un’altra festa di emozioni annunciata.

Andrea Giordano
23 Ottobre 2022

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