La prima volta con Massimo Troisi a Cinecittà

Il docufilm di Alessandro Bencivenga con Gerardo Ferrara, controfigura dell’attore ne Il postino: il ricordo del primo set negli Studi di via Tuscolana a Roma. Il film al cinema dal 15 dicembre


Gerardo Ferrara, cittadino di Sapri, Massimo Trosi l’ha incontrato da bambino, quando lo stesso artista portava in giro per la Campania e non solo i suoi spettacoli: un “incontro” successo anche a Alessandro Bencivenga, regista de Il mio amico Massimo, che dice “sono un troisiano da sempre” e costruisce il suo docufilm intorno alla figura di quella che è stata la storica controfigura di Troisi, ovvero proprio Ferrara, suo “specchio” durante la lavorazione de Il postino

Il docufilm lo dichiara subito: non ricorre all’uso di sequenze filmiche, quelle il pubblico le conosce a menadito e se avesse voglia di guardarle si può proprio rivedere il film, perché invece, questo doc, è “un omaggio a una persona che mi sento cara”, continua il regista, che ammette: “pensavo di conoscere tanto di Massimo Troisi ma in questi due anni e mezzo di lavoro ho scoperto molto di più, anche dagli archivi (di cui, da quello Storico Luce, sono tratte diverse sequenze, come il backstage di Le vie del Signore sono finite, diretto dallo stesso Troisi). E c’è ancora tanto da raccontare. La mia generazione è stata avvicinata al teatro da Troisi, e di lui sono stato attratto dal modo di raccontare, sempre ordinato e preciso. Ne Il postino, dice il personaggio di Troisi al poeta: ‘mi sento come una barca sbattuta in mezzo al mare’, e io spero che le persone in sala si siedano con questo spirito – quello di lasciarsi prendere da onde di emozioni -, per poter davvero dire: Troisi è ancora vivo e con noi”.

È un racconto – tra ricostruzione del tempo dell’infanzia, repertorio d’archivio appunto, e interviste -, con due voci che non solo narrano ma sono anche state parte della vita artistica e nell’universo dell’amicizia di Massimo Troisi: Lello Arena, di cui il regista tiene a precisare “mi è stato molto accanto” in questa lunga lavorazione, e Cloris Brosca, anche interprete nell’opera prima di Troisi, Ricomincio da tre: “Era umano e accogliente anche sul set, non era nervoso nonostante fosse il suo primo film: non aveva ansia da prestazione, privilegiava i rapporti umani. Io lì mi sono sentita più una spettatrice privilegiata: era un attore così bravo da trasformare un set in una scena di vita”. 

Da attrice a attrice, nel documentario – e presente all’anteprima per raccontare Massimo Troisi – oltre a Carlo Verdone, Nino Frassica, Clarissa Burt, Ficarra e Picone, Pippo Baudo, Renzo Arbore, anche Mariagrazia Cucinotta, sua compagna di scena proprio nell’ultimo film diretto da Michael Radford: “Massimo era unico perché non puoi scindere l’attore dall’essere umano: unico sia nel modo di recitare che dal punto di vista umano. Il mio ricordo è per quello che mi regalato in quei giorni, la base attuale del mio mestiere: mi ha insegnato a essere vera e sincera, ‘perché la pellicola mostra tutto’ diceva, e questa è stata la mia carta vincente per il mondo. Questo documentario è un’occasione in più di continuare a parlare di Massimo: sono 28 anni che dappertutto non manca giorno in cui non mi chiedano del film e di Massimo. Il postino ha portato milioni di persone nei luoghi delle riprese, per conoscere il film e capire meglio Massimo. A lui, un ‘grazie’ cinematografico e umano”. 

Il mondo, quello che raccontava con sagace ironia, quello partenopeo narrato senza mai parlare di “pizza e mandolino”, perché l’arguzia e il rispetto di Troisi per la napoletanità andavano molto oltre il facile stereotipo; il mondo, anche sinonimo di Hollywood – quando il film ha vinto il premio Oscar per la Miglior Colonna Sonora di Luis Bacalov e Sergio Endrigo; il BAFTA per il Miglior Film Straniero e Miglior Regista –, è stato inoltre quello di Cinecittà, un universo che fabbrica i sogni, come racconta Gerardo Ferrara, che connette il suo primo ricordo de Il postino proprio agli Studi di via Tuscolana: “Il primo incontro con Massimo è stato a Cinecittà, il primo giorno di lavorazione: si accorse delle mie difficoltà e mi abbracciò. Lui metteva il set a proprio agio, dall’elettricista a Noiret. L’ultima foto di Massimo, il 3 giugno, a fine riprese, lo mostra che abbraccia il capo elettricista: io le ho sempre dato un significato particolare, ci rivedo proprio lui. Per me, catapultato in questa realtà, è stata una magia poter fare in modo che si stancasse poco, affinché potesse portare a termine questo progetto a cui teneva. Ho avuto proposte dopo il film ma senza di lui fare qualcosa non avrebbe avuto significato“.

Il docufilm – prodotto da Piano B produzioni, co-prodotto da Lambda, produttori associati Spaghetti Picture e Screen Studio – esce dal 15 dicembre al cinema per una settimana: 80 copie in sala, distribuzione Lucky Red

13 Dicembre 2022

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