M3gan: al cinema la nuova bambola assassina

Dal 4 gennaio in sala Universal Pictures la storia di una bambola-robot bionda e perfetta ma dallo sguardo assassino


Si fa horror anche per prendere confidenza con alcune paure ataviche, per cercare di guardarle e, magari, capirle. Esorcizzarle, nel migliore dei casi. Certamente la tecnologia è per l’essere umano contemporaneo una sorta di spettro al tempo stesso iper-utilizzato e misconosciuto: ce ne serviamo quotidianamente e non sapremmo come fare altrimenti, ma serpeggia in noi anche una certa repulsione, un sotteso “chi va là”, un senso di limite sempre a un passo dall’essere valicato. Anni e anni di fantascienza ci hanno insegnato a non aver poi troppa fiducia nei robot, o nelle intelligenze artificiali. Sappiamo della tecnologia quanto la tecnologia sa di noi?

M3gan, in sala dal 4 gennaio distribuito da Universal Pictures, gioca proprio su questa sorta di presentimento, questa fiducia e insieme timore che ci accomunano. La piccola Cady (Violet McGraw) rimane orfana a 8 anni e viene affidata alla zia materna Gemma (Allison Williams), una donna in carriera, ingegnera elettronica per un’azienda di giocattoli. Seppure Gemma lavori a progetti di livello come pupazzi parlanti che fanno la cacca dopo essere stati nutriti tramite tablet, ha letteralmente un sogno nel cassetto: una bambola alta un metro e trenta con un’intelligenza artificiale così sviluppata da rendere inutili altri giochi, perché quando un bambino o una bambina ricevono M3gan non vorranno altro. 

E così il giorno della grande presentazione con il capo dell’azienda che vorrebbe pupazzetti parlanti che fanno la cacca, ma più economici visto che la concorrenza ha copiato l’idea e la vende alla metà del prezzo, Gemma si presenta con M3gan. E M3gan impressiona tutti: è comprensiva, sa come parlare al cuore di una bambina, riesce a intrattenerla ed educarla e, soprattutto, è irresistibile: tutte le bambine la vorranno. Prima di passare alla fase due, però, c’è bisogno che M3gan trascorra un po’ di tempo con la bambina con la quale è stata associata, perché è così che funziona la sua intelligenza artificiale: più esperienza di vita fa, e più migliora (come noi, del resto). 

Che M3gan abbia qualcosa di strano, però, lo si capisce da subito. Nei film, solitamente, quando le intelligenze artificiali si rivoltano passano attraverso una parabola, un percorso che in qualche modo le umanizza e ci fa capire il loro punto di vista. Chiaramente HAL 9000 di 2001: Odissea nello spazio è il modello supremo di questo processo. M3gan questo percorso non lo fa e con lo sguardo assassino ci nasce. Questa bambola bionda e perfetta sembra un pericolo pubblico, e tale si rivela dopo poco. Nel film ci sono diverse trovate che strappano più di un sorriso, e l’ora e quaranta di durata scivola via, ma ben presto ci si deve arrendere all’evidenza che M3gan non è niente di più di quello che sembra: un piccolo film nemmeno poi così horror che non approfondisce niente e si accontenta di essere un bel passatempo. 

 

Alessio Altieri
03 Gennaio 2023

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