FantaOscar di CinecittàNews: quale sarà il miglior documentario?

I più premiati e apprezzati documentari dell’anno competono per la prestigiosa statuetta in una sfida apertissima di cui è difficile pronosticare il vincitore. Facciamoci un’idea prima di schierare la


Cari amici, ci siamo! Il primo FantaOscar di CinecittàNews sta per partire, mancano solo 6 giorni alla notte più importante. E noi siamo pronti con il nostro gioco! A vedere l’ondata di adesioni che stanno arrivando siamo davvero contenti di condividere il FantaOscar di CinecittàNews con tutti voi. E allora, votate, votate, votate per film e Artisti che ci emozionano, ci rendono felici, ci fanno riflettere e riempiono le nostre vite. Che vinca il migliore che, sicuramente, è e sarà sempre il Cinema.

La redazione di CinecittàNews

L’amore, le lotte sociali, l’ambiente e, su tutto, la guerra e i suoi effetti devastanti: come al solito l’Academy – nella selezione dei migliori film documentari dell’anno – non trascura i più scottanti temi d’attualità, alternandoli ai più toccanti e intensi prodotti offerti dal panorama mondiale del “cinema del reale”. Mai come in questa categoria è difficile individuare un vero e proprio favorito da inserire nella propria squadra del FantaOscar di CinecittàNews, ma è proprio qui che possono essere fatte le scommesse più inaspettatamente vincenti.

Quando, lo scorso 10 settembre, il Leone d’oro della 79ma Mostra del Cinema di Venezia è stato consegnato a sorpresa a All the Beauty and the Bloodshed, il pensiero di tutti è andato alla futura notte degli Oscar, in cui inevitabilmente il film sarebbe stato tra i favoriti. A sei mesi di distanza, le aspettative sono state confermate e il documentario di Laura Poitras è ancora uno dei titoli più papabili per il trionfo finale, forte di altre numerose candidature e vittorie, per ultimo il premio come miglior documentario agli Indipendent Spirit Awards. La storia appassionante della vita della fotografa e attivista Nan Goldin – raccontata dalla sua viva voce – è una parabola struggente di come si è evoluta la società americana in termini di libertà sessuale e diritti civili. Il focus particolare che viene dato alla sua ultima battaglia – quella contro le cause farmaceutiche colpevoli di aver provocato una epidemia di dipendenza da oppioidi che ha causato centinaia di migliaia di morti solo negli States – è esattamente l’argomento che può toccare le sensibilità dei giurati d’oltreoceano.

 

Il percorso trionfale di Navalny è iniziato oltre un anno fa con la vittoria al Sundance Film Festival e, da allora, non si è mai fermato. In particolare le vittorie ai Critic’s Choice Awards, ai BAFTA e ai PGA gli hanno rapidamente dato lo status di probabile favorito, soprattutto considerando la chiave politica del film firmato da Daniel Roher. L’attacco diretto alla politica di Putin – accusato apertamente di essere il mandante dell’avvelenamento e del tentato omicidio al suo rivale politico Alexei Navalny cade a fagiolo con l’attuale situazione geopolitica. L’incalzante ritmo thriller, infine, è la caratteristica in più che lo ha fatto apprezzare al grande pubblico regalandogli un incredibile 99%+90% nell’aggregatore Rotten Tomatoes.

 

Punteggio di pari rilevanza è stato ottenuto da All That Breathes, documentario di Shaunak Sen che racconta gli sforzi compiuti dai fratelli Nadeem e Saud nel tentativo di salvare il Nibbio bruno, rapace che sta scomparendo dai cieli sempre più inquinati di Nuova Delhi. Un’intensa storia ambientalista che ha fatto letteralmente il volo intorno al mondo, ottenendo riconoscimenti al Sundance, a Cannes, a Londra, a San Francisco e in molte altre occasioni. Definito dalla critica internazionale come “poetico, sognante e provocatorio”, questa piccola fiaba moderna potrebbe aprire una piccola fessura nel cuore dei giurati. Insomma, non sarebbe affatto una così grande sorpresa se si aggiudicasse la vittoria finale.

 

In Fire of Love la tematica naturalistica è solo una metafora per raccontare la tragica vicenda d’amore e passione della coppia di vulcanologi francesi Katia and Maurice Krafft. La regista Sara Dosa ha selezionato immagini e filmati tra le centinaia di ore di riprese e materiali d’archivio accumulati in oltre vent’anni di avventurose ricerche sui crateri vulcanici di tutto il mondo. A oltre 30 anni di distanza riusciamo così a entrare nella quotidianità di questa straordinaria coppia di studiosi, che ha dedicato tutta la propria intera esistenza allo studio dei vulcani: dal loro primo viaggio sullo Stromboli, alla luna di miele a Santorini, fino alla loro drammatica morte avvenuta nel 1991 durante l’eruzione del Monte Unzen in Giappone. Anche qui, una selva di premi prestigiosi, tra cui spiccano il Satellite Award e il DGA Award, lo rendono un rivale più che accanito per l’assegnazione della statuetta. Se volete farvi voi stessi un’idea, lo trovate disponibile su Disney +.

 

Tra tutti i candidati, A House Made of Splinters è il film con meno riconoscimenti all’attivo, anche se il suo percorso in giro per i festival di tutto il mondo non può di certo dirsi poco prestigioso, a partire dal premio per la miglior regia di un documentario vinto al Sundance. Il vero punto di forza del film diretto magistralmente da Simon Lereng Wilmont è la sua attualissima tematica, incentrandosi sulle vite di un gruppo di bambini in un orfanotrofio allestito in Ucraina, a pochi chilometri dal fronte attuale. Il film scava nelle conseguenze più devastanti della guerra, quelle che si abbattono sugli indifesi. Davvero vi stupireste se fosse proprio A House Made of Splinters a vincere il premio più ambito ?

Carlo D'Acquisto
06 Marzo 2023

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