Rob Savage al Ca’ Foscari: “i corti come potente strumento per emergere”

Il prodigio dell’horror contemporaneo ha chiuso la prima giornata del Ca' Foscari Short Film Festival, in cui sono stati proiettati i primi sei corti in Concorso. East Asia Now ha offerto uno sguardo


A Venezia, sarà primavera del corto fino a sabato 25 marzo. Ieri s’è svolta, infatti, la prima giornata del Ca’ Foscari Short Film Festival, festival “diffuso”, giunto alla sua tredicesima edizione. Per l’apertura, all’Auditorium Santa Margherita, proiettati già 6 dei 30 film che quest’anno partecipano al Concorso Internazionale, con una giuria di prestigio composta dall’artista multimediale Mika Johnson, dal grande animatore Robb Pratt e da Roberto Citran, attore teatrale e cinematografico.

Già da subito un significativo assaggio della varietà di generi, stili, riferimenti dei giovani filmmaker selezionati alla manifestazione. Ad aprire il programma il corto d’animazione francese Tear Off che racconta le vicissitudini di una piccola ape, seguito dall’inglese Not for sale di Miriam & Alejandro Sànchez Porras che porta una riflessione su come il desiderio di vendetta possa trasformare una vittima in carnefice. Il tema della dura realtà dei migranti e della tratta di essere umani è al centro di Bloody Gravel, dell’iraniano Hojat Hosseini, che racconta il tentativo di fuga dall’Afghanistan di una giovane coppia. Il corto spagnolo della regista brasiliana Uliane Tatit, As Dúas en Punto, è un documentario sulla resistenza femminile nella Spagna franchista. Runaway invece, diretto dalla georgiana Salome Kintsurashvili, ha raccontato come l’arrivo di un fuggitivo abbia mutato le dinamiche di una famiglia georgiana emigrata a Mosca, attraverso la prospettiva del giovane Gigi. Infine, Rozkwit Zimowy, del regista polacco Ivan Krupenikov, la storia di un vecchio mercenario che vorrebbe andare in pensione sullo sfondo di una catastrofe ecologica.

Nel corso dell’inaugurazione ufficiale, i saluti istituzionali delle autorità accademiche, locali e regionali, che hanno sottolineato come “il festival diffonde la cultura e la cultura è al di sopra delle parti, ma ciò non significa che sia inerte di fronte a ciò accade. La cultura contribuisce alla risoluzione dei conflitti”. Sul tema è intervenuta una rappresentanza della comunità studentesca ucraina che ha letto un messaggio per richiamare l’attenzione sul conflitto in corso, evidenziando l’ingiustizia della guerra perpetrata dalla Federazione russa nei confronti della popolazione ucraina.

Il programma delle proiezioni della prima giornata, è stato aperto da Young Filmmakers at Ca’ Foscari – VIU: sono stati presentati i cinque corti realizzati dagli studenti internazionali della summer school Films in Venice and Filming Venice della Venice International School, che indagano l’interazione tra la città di Venezia e le vite dei personaggi che la popolano, tramite un approccio multiculturale e interdisciplinare a teoria e pratica cinematografica.

Spostandoci sul continente asiatico, è seguito il programma speciale East Asia Now curato da Stefano Locati, che ha proposto una selezione di cortometraggi a rappresentanza delle ultime tendenze del cinema giovane dell’Asia Orientale. Quest’anno lo speciale intendeva offrire un’analisi sulla tematica della condizione femminile nella contemporaneità da diverse prospettive, tramite tre corti che fondono surrealismo e leggerezza poetica. Il giapponese Bird Woman, per la regia di Oohara Tokio, utilizza un piglio ironico e di realismo magico per raccontare la realtà delle donne molestate sui mezzi pubblici. Presentato anche The Sea on the Day When the Magic Returns, il corto della regista coreana Han Jiwon che racconta, con un’animazione delicata e suggestiva, lo sgretolarsi delle certezze di una donna colpita da affanni familiari. Passando per il divertente Aunt Lotus & Her Dream Bicycle, del regista Kew Lin di Singapore, che ha al centro le vicende di un’anziana signora che decide di partecipare a un’audizione cinematografica.

 Dulcis in fundo, la masterclass di uno dei grandi ospiti del Festival, Rob Savage, in conversazione con il docente e critico cinematografico John Bleasdale. Con una carriera iniziata prestissimo a soli 18 anni, il regista ha mosso i primi passi con il film Strings (2012) per poi arrivare alla sua vera passione, l’horror. Sul palco dello Short ha parlato più nel dettaglio del suo processo creativo e del suo ultimo film The Boogeyman, tratto direttamente dal racconto Il baubau di Stephen King. Tra i film che l’hanno reso celebre Host (2020), Dashcam (2021) e il pluripremiato corto Dawn of the Deaf (2016), che è stato proiettato insieme ad altri estratti di opere del regista. È stata la vittoria di numerosi premi, come il British Indipendent Film Award e lo Screen International Star of Tomorrow, che è valso a Savage il titolo di ‘‘prodigio dell’horror contemporaneo’’. Prima di farsi conoscere dal grande pubblico, Savage si è finanziato creando video musicali e cortometraggi, che ritiene un potente strumento per mostrare le proprie capacità all’interno dell’industria. Tuttavia Savage ha raccontato di essere cresciuto con il cinema horror, “forse una reazione ai miei genitori hippy,” commenta. La svolta per Savage arriva paradossalmente con la pandemia, che gli procura l’idea – nata da uno scherzo che il regista fa agli amici – di sfruttare le piattaforme di videocall: nasce così Host, di cui è stato proiettato il trailer, film che cattura una seduta spiritica via Zoom. Molti sono i consigli che Savage ha offerto agli aspiranti cineasti: fra tutti quello di cavalcare l’onda dei media, creando contenuti che siano immediati e accattivanti, e con il potenziale di diventare virali, una strategia chiave, che ritiene necessaria per “saltare la coda” all’interno dell’industria.

redazione
23 Marzo 2023

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