4 motivi per rivedere Flashdance a 40 anni dall’uscita e dalle stroncature

Alla sua uscita, il 15 aprile 1983, Flashdance fu stroncato senza pietà. Il pubblicò ignorò gli avvertimenti dei critici rendendolo il film più visto dell’anno


Le favole non muoiono mai. Addirittura non invecchiano. Flashdance è una favola d’amore che a 40 anni dalla sua uscita al cinema continua a farti ballare, a farti sperare, a farti commuovere. Senza essere offuscata dal tempo. Una storia che ha segnato un’intera generazione di ragazze negli anni ‘80.

Flashdance, la pellicola musicale diretta da Adrian Lyne uscì il 15 aprile 1983, raccontando una storia ispirata alla vera vicenda di Maureen Marder, una donna che, durante il giorno, lavorava in una ditta di costruzioni mentre, al calare del sole, faceva la ballerina in un night club di Toronto. Le furono pagati 2.500$ di diritti, mentre si calcola che il film abbia incassato ad oggi oltre 200milioni di dollari (col senno di poi non un grande affare per la Marder che infatti ha provato a ricorrere al tribunale, perdendo).

Alla sua uscita il film fu stroncato senza pietà. Da tutti. Da chi definì la trama sdolcinata e stupida (“People”), al “privo di storia, scarno di caratterizzazioni e sociologicamente risibile” della recensione di “Variety”. Il grande critico Roger Ebert lo inserì nella classifica dei peggiori film dell’anno.

Il pubblicò ignorò gli avvertimenti dei critici e divenne il film più visto dell’anno. Da allora è entrato nell’immaginario collettivo di tutti noi. Ma oggi, a 4 decenni di distanza, che effetto fa rivederlo?

Guardato con gli occhi smaliziati di oggi Flashdance fa un po’ sorridere. Alcune scene, così-anni-ottanta, sono ingenue fino al rischio caricatura e la recitazione potrebbe strappare qualche risolino di imbarazzo. Ma Flashdance non lo si guarda certo per i dialoghi o per la storia tra Alex e Nick. Lo si guarda perché è una favola immortale e per 4 motivi piuttosto validi.

1. Il senso di felicità

Trionfare sulle avversità. Non rinunciare mai ai propri sogni. Vincere le proprie paure. Innamorarsi (e forse rimanere innamorati). Chiamiamolo messaggio o senso della storia: in tutti i casi è qualcosa che ci fa stare bene. In Flashdance, Alex Owens è una sfacciata saldatrice di giorno e una sexy ballerina esotica di notte. Lavora duramente per i suoi soldi, e faresti meglio a trattarla bene. La nostra Alex anela a una vita migliore sul palco e in una vera compagnia di ballo. Con un piccolo aiuto da parte del suo ragazzo (che si dà il caso sia anche il suo capo), ottiene la sua grande occasione. Niente di nuovo, niente di eccezionale eppure è impossibile guardarlo e non sentirsi felici. È la dopamina del cinema.

2. La Musica e il Ballo

Se non avete voglia di alzarvi e ballare dopo aver ascoltato Maniac di Michael Sembello, e What a feeling di Irene Cara allora c’è qualcosa di sbagliato in voi. Le coreografie di Flashdance sono straordinarie e il livello di adrenalina che innalza nel vostro corpo è impressionante. Dalla grande scena dell’audizione di Alex al ballo di Maniac fino all’iconica scena della danza bagnata sulla sedia, vi ritroverete a battere le dita dei piedi sul divano o addirittura a battere le mani. Qualcuno potrebbe anche decidere di dare vita a un flash mob nel salone di casa a tema Flashdance.

3. La moda

Scaldamuscoli, collant di pizzo rosa, gonne corte in denim acidato con giacche abbinate, felpe off-the-shoulder, body “Jazzercise”, capelli cotonati e braccialetti, valanghe di braccialetti ovunque. Per non parlare delle tute da ginnastica che valgono da sole una nuova visione del film.

4. Jennifer Beals

Il motivo principale del successo di questa pellicola è sicuramente la presenza di un’attrice esordiente che diffonde meraviglia in ogni inquadratura, una ballerina esuberante e scatenata dotata di uno di quei volti magici che un attimo prima appaiono innocenti e quello dopo profondamente consapevoli. Jennifer Beals ha solo 17 anni quando ottiene il ruolo dell’aspirante ballerina Alex Owens mostrando tutto il suo talento naturale, la freschezza di chi guarda negli occhi della macchina da presa senza nessuna riverenza. La Beals ha fatto ballare milioni di ragazze nel mondo. Merita una statua, oltre che uno sguardo al film.

Manlio Castagna
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