‘The Zone of Interest’, in villeggiatura con i nazisti di Auschwitz

In The Zone of Interest, il regista britannico Jonathan Glazer ci porta alla scoperta della quotidianità della famiglia di Rudolf Höss, il capitano del campo di sterminio di Auschwitz, in una voyeuris


Un’agiata e numerosa famiglia di tedeschi in vacanza a metà del secolo scorso. Risate e spensieratezza in riva al fiume, poi tutti a dormire in una villetta immersa nel verde. Un quadro bucolico che si spezza all’improvviso quando l’inquadratura si allarga e si scopre che alla fine del prato c’è un alto muro e, dietro quel muro, gli iconici tetti del campo di concentramento più tristemente conosciuto, quello di Auschwitz. The Zone of Interest segna il ritorno del regista britannico Jonathan Glazer a dieci anni esatti dal discusso Under the Skin. Presentato in concorso al 76mo Festival di Cannes, il film – ispirato al romanzo di Martin Amis del 2019 – è un lucido e minimale racconto della spensierata vita del comandante del campo, il nazista Rudolf Höss (Christian Friedel), e della sua famiglia, a pochi metri da uno dei luoghi più carichi di tragedia e dolore della storia occidentale.

L’opera di Glazer si palesa fin da subito come un film a tesi, in cui tutto ruota intorno alla spettacolarizzazione della banalità del male a discapito di qualsiasi vera pretesa narrativa e drammaturgica. La storia e il carattere dei personaggi è decisamente secondario rispetto a ciò che rappresentano: “Con questo film ho provato a parlare della possibilità di guardare a queste persone come esseri umani. – dichiara il regista – La grande tragedia dell’olocausto è che è stata fatta da persone comuni. Noi proviamo a prendere la distanza, ci diciamo che non saremmo in grado di fare una cosa del genere. Ma non credo sia così”.

Il meccanismo su cui si punta è quello dell’ossimoro: bambini che giocano con in sottofondo le grida di uomini che vengono massacrati; giardini paradisiaci all’ombra dei fumi delle camere ardenti. Il conflitto dei protagonisti non è mai di natura etica, nessuno si interroga mai sulle atrocità che stanno accadendo dall’altra parte del muro, ma sono tutti impegnati a godersi la vita lussuosa che hanno sempre sognato. Quando il capitano scopre di essere stato trasferito, sua moglie Hedwig (Sandra Hüller), “la regina di Auschwitz”, si pone l’unico problema di non far subire ai figli il trauma di un altro trasferimento. Quando gli viene assegnato il compito di sterminare 700mila ebrei ungheresi, Rudolf non si chiede il perché, ma solo ed esclusivamente sul come farlo nel modo più efficiente.

Per entrare in questa narrazione Glazer decide di iniziare il film con almeno tre minuti di schermo nero, con la musica avvolgente e disturbante di Mica Levi a riempire la sala. “Mi sono chiesto a lungo su come entrare nel film. Bisognava compiere un viaggio nello spazio e nel tempo per riuscire ad incontrare questa famiglia. Lo schermo nero è un invito, un modo per riflettere, prepararsi, calmarsi. Viaggiare nel tempo non è una cosa che si può fare all’istante”. Si tratta della prima di tante scelte autoriali estreme per una direzione registica che vira alla massima sottrazione.

Glazer ha girato davvero ad Auschwitz e ha deciso di non portare sul set nessun tipo di luce artificiale, riducendo al minimo la troupe e la strumentazione per non interferire con il libero movimento degli attori, chiamati a “essere” i personaggi, piuttosto che a interpretarli. Le camere da presa sono state piazzate (fino a 10 in contemporanea) e sono state comandate a distanza, permettendo agli interpreti di comportarsi nella maniera più naturale possibile.

Alla fine dei conti, The Zone of Interest si configura come un film voyeuristico, un’opera documentaria in cui non si fa altro che spiare da lontano la vita della famiglia Höss. La camera è quasi sempre ferma, paziente, a filmare la quotidianità di persone qualsiasi, incapaci di rendersi conto di stare partecipando a qualcosa di terribilmente abietto. L’autore, dal canto suo, cerca in tutti i modi di farci credere di stare lì per davvero, dalla parte giusta del muro, indifferenti al dolore umano.

Carlo D'Acquisto
20 Maggio 2023

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