Bruno Bozzetto


West and soda“Avevo 27 anni quando West and soda uscì. Era il 1965: a Milano il film veniva proiettato al cinema Arlecchino, in una traversa di corso Monforte. Il giorno della prima me ne stetti impalato dietro una colonna. Osservai il pubblico tutto il pomeriggio mentre arrivava in sala. Molti spettatori ripartivano subito perché il cinema era piccolo e non poteva accoglierli. Ero nervoso, temevo che la gente una volta non trovato posto non tornasse. Ricordo ancora il commento del tipo al botteghino: ‘Stia tranquillo! Prima o poi tornano. Un desiderio negato prima o poi va soddisfatto’. Ebbe ragione”. Bruno Bozzetto, nominato agli Oscar per Le cavallette nel 1991, Orso d’oro al festival di Berlino del 1989 per il corto Mister Tao, celebrato autore di Allegro non troppo, ricorda la sua parodia animata del genere western: “Il film uscì subito dopo Per un pugno di dollari (1964), ma se si pensa ai tempi di realizzazione di un lungo d’animazione, ebbi l’idea e cominciai il lavoro prima di Sergio Leone”. Quest’anno West and Soda compie quarant’anni. A festeggiarlo, sulla costiera amalfitana ci penseranno sabato 30 aprile il festival dell’animazione televisiva, organizzato da Rai Trade, Cartoons on the bay e Studio Universal.

Come le venne in mente un lungo d’animazione sul vecchio west?
L’idea nacque insieme ad Attilio Giovannini, un professore che poi divenne il mio aiuto regista in West and soda. All’epoca Walt Disney proponeva esclusivamente favole ma io non avevo alcuna particolare ispirazione per quel terreno narrativo. Ero invece appassionato del western classico, che conoscevo a menadito. Alcuni dei film di quel filone li avevo visti numerose volte ed erano diventati le mie personali favole. West and Soda trae ispirazione da Il cavaliere della valle solitaria. Johnny, il cowboy che aiuta Clementina ricorda molto il personaggio principale del film di George Stevens, Shane interpretato da Alan Ladd. Ho disegnato lo “Smilzo” pensando a Jack Palance. Ma ci sono tutti i personaggi tipici del west, dalla maliarda Esmeralda, la donna del saloon, al Cattivissimo che vuole rubare il terreno e il cuore di Clementina. Poi con Guido Manuli abbiamo iniziato a creare un numero incredibile di gag.

“West and soda” fu prodotto dalla Bruno Bozzetto Film?
Mio padre ci mise i soldi. Ricordo che mi disse “se il film non dovesse incassare saremo capaci di vivere lo stesso e andare avanti?” Ed io ad abbozzare sorrisi e dire “Sì”. Con questo spirito decidemmo di investire su West and soda. In quei due anni e mezzo di lavoro perdemmo i nostri clienti pubblicitari. Ma l’investimento si trasformò in seguito in un vero guadagno. Tutta la gente dopo l’uscita del film in sala volle tornare da noi.

Il ricordo più bello legato a “West and soda”?
Il momento in cui vidi approfondirsi la psicologia dei personaggi o quando Giovanni Mulazzoni mi mostrò le sue scenografie. Per il resto il nostro è un lavoro noiosissimo, non succede mai nulla, passi ore e ore nel disegno, ma un giorno entrò un cane nell’ufficio…

Per caso, ispirò Socrate, il cane ubriacone di “West and soda”?
Macché quello era un San Bernardo, un cane grosso come una mucca, mentre Socrate era piccolo. Però si trattò di un episodio singolare. Ci stupimmo tutti quel giorno, non riuscivamo a spiegarci come fosse e riuscito ad arrivare al primo piano ed entrare nel nostro studio senza essere visto. Ricordo anche quando Boneschi diresse l’orchestra di elementi di fronte al film mentre veniva proiettato. Conservo ancora fotografie di quell’ episodio.

VipI suoi film oggi più che mai sono fonte d’ispirazione per società come Pixar e Disney. Penso a “Mucche alla riscossa”, sorta di spin off di “West and soda”, in cui la storia viene raccontata dalle tre mucche. O anche “Vip” che ricorda tanto gli “Incredibili la famiglia normale di supereroi”…
Non può che farmi piacere quando usano i miei film come fonte d’ispirazione. Ogni tanto me li chiedono in videocassetta e io glieli spedisco. Ammiro molto quelli della Pixar, hanno inventato un tipo di umorismo per i loro personaggi senza precedenti. Ho visto sei volte Nemo, senza pensare a quando uscì Toy Story. Certo se penso ai mezzi e ai soldi a loro disposizione è un’altra storia.

Lei presenterà a Cartoons on the bay un corto di 6 minuti in 3D che prende in giro la Pixar e gli animatori italiani.
Si tratta di Mr. Looo, un commercialista superuomo che va a fare un provino in un teatro scalcinato italiano. Il tipo del casting gli chiede di muoversi con qualità “Pixar”, ma Looo non ce la fa. Il personaggio è nato da una piccola animazione di Alvise Avati (character animator), che di recente è andato a lavorare in Nuova Zelanda per King Kong di Peter Jackson. L’Italia, dopo aver perso il treno storico dell’animazione sta perdendo anche i suoi viaggiatori. Il giorno che i produttori vorranno iniziare a rischiare di nuovo i propri soldi per questo tipo di arte dovranno andare anche a raccattare le energie creative italiane sparse in giro per il mondo.

Chiara Nano
27 Aprile 2005

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