Claudia Pandolfi: “Mia figlia, comunista e cosmonauta”


Mesi fitti di impegni per Claudia Pandolfi che a poche settimane alla fine delle riprese de La prima cosa bella di Paolo Virzì presenterà alla Mostra di Venezia il 5 settembre nella sezione Controcampo italiano Cosmonauta, opera prima Susanna Nicchiarelli prodotta da Fandango e Rai Cinema di cui è interprete con Sergio Rubini. Subito dopo la messa in onda su Canale 5 a settembre della nuova serie de “I liceali”, di cui è ancora una dei protagonisti, tornerà poi ad essere diretta dal regista Lucio Pellegrini nella commedia corale Figli delle stelle. Abbiamo incontrato la 35enne iperattiva attrice romana per fare il punto sul suo felice momento professionale.

 

Che cosa racconta “Cosmonauta”?
La storia scritta e diretta da Susanna Nicchiarelli, già apprezzata autrice di corti e documentari, si snoda dal 1957 alle fine degli anni ’60 ed è ambientata in una piccola famiglia. Io sono Rosalba, una madre con qualche difficoltà, rimasta vedova da giovane, con due figli da accudire: Luciana (Miriana Raschillà ) adolescente aggressiva, ribelle e spregiudicata (a 10 anni rifiuta all’improvviso la prima comunione perché contrasta la sua “fede comunista”) e Arturo (Valentino Campitelli), un ragazzone che soffre di crisi epilettiche, vive in un mondo tutto suo ed è appassionato dell’Unione Sovietica e della conquista dello spazio, all’epoca di grande attualità (la cagnetta Laika spedita in orbita; la prima donna cosmonauta Valentina Tereshkova). Io sono una donna tradizionale, quasi all’antica, che crede nella famiglia e che sia giusto avere un uomo accanto: vedova di un comunista sposerà subito dopo un fascista (Sergio Rubini), ex datore di lavoro del marito, un uomo duro e di destra che a suo modo la ama, si è preso cura della famiglia fin dall’inizio e questo fa imbestialire la figlia. Rosalba è una piccola sarta semianalfabeta, fa quello che le sembra più giusto, pensa alla concretezza, è un personaggio etico, ha un suo senso pratico, sposa quell’uomo senza amarlo mai, ma imparerà a volergli bene purché i suoi figli abbiano un futuro.

 

Che identificazione c’è stata?
E’ una donna che lavora in casa e cuce, ha sempre un aspetto piuttosto dimesso, poi magari quando c’è il marito si dà una “sistemata”, è una tipica casalinga dell’epoca. La condizione di una donna degli anni ’60 è interessante, è una generazione diversa dalla mia ma questo non vuol dire che i tempi di oggi siano migliori, allora c’erano più censure, oggi – al di là delle difficoltà obiettive di chi è meno fortunato – si ha accesso un po’ a tutto, mentre in passato era tutto più difficile, ma si era più felici, anche di accontentarsi solo di quello che c’era…

 

In “La prima cosa bella” è tornata a recitare con Paolo Virzì a 12 anni da “Ovosodo”…
Quando Paolo mi ha cercato sono stata ancora più felice rispetto al primo film. Se un regista ti sceglie per la seconda volta, ti sceglie davvero, la prima potrebbe essersi sbagliato… La storia vede il mio personaggio, la 35enne Valeria, richiamare ai nostri giorni il fratello maggiore Bruno (Valerio Mastandrea) perché ritorni nella loro città, Livorno, da cui manca da oltre 20 anni, per porgere l’estremo saluto alla madre Anna che sta morendo (Stefania Sandrelli) e che in passato (la interpreta in questa fase Micaela Ramazzotti), quando i due erano bambini ed adolescenti, era stata per loro motivo di continuo imbarazzo per la sua bellezza, la vivacità e la disponibilità scapestrata. Quell’incontro finale con la donna diventerà per i due figli un momento importante per ripercorrere le vicissitudini familiari patite e scoprire inattese generosità.

 

Che cosa le è piaciuto di questa esperienza?
Valeria nell’infanzia e nell’adolescenza è costantemente stupita da una madre così ingombrante e mi divertiva poter dar vita a quello che una bambina così “lamentosa” poteva diventare da grande. La loro storia familiare non è facile, il mio personaggio diventa col tempo una donna quasi spenta. Mi piaceva il rapporto molto doloroso che mantiene col fratello fino ad un riscatto emotivo bellissimo. E’ un film di cuore e di sentimenti, sembra quasi un’opera prima per Virzì che si mette piuttosto a nudo in una storia per molti versi autobiografica e il fatto che mi abbia “infilato” in un racconto per lui così personale mi ha gratificato e commosso. Sono stata felice poi di lavorare con Valerio Mastandrea, era la prima volta che recitavamo insieme ma siamo amici da tempo e l’intesa è stata immediata.

Che cosa può anticipare invece della commedia “Figli delle stelle” di Lucio Pellegrini che girerà a settembre con Pierfrancesco Favino, Beppe Battiston, Fabrizio Bentivoglio e Giorgio Tirabassi?
E’ un film ironico, a tratti surreale, scritto in chiave di commedia molto buffa. Era da tempo che non ridevo così sonoramente leggendo un copione. Racconteremo uno scalcinato sequestro di persona compiuto da un gruppo di persone improbabili che si mette insieme senza apparenti ragioni. Una serie di caratteri uno più assurdo dell’altro, che decidono di andare avanti in questo percorso comunque “storto”, tra piani che non si realizzano ed eventi che non vanno in porto come dovrebbero. Il mio personaggio è quello di un’anima allo sbando che ha un tocco devastante: qualunque cosa tocca combina guai. Fa la giornalista, a modo suo, ha una pulsione verso gli altri, si “deve” fare coinvolgere ad ogni costo dalle storie altrui che vive con una passione smodata e così fallisce lei e fa fallire tutti gli altri, è un personaggio anomalo e buffo, di cui sono grata a Pellegrini, una persona adorabile di cui mi fido a scatola chiusa dopo aver girato con lui le due serie tv “I liceali”.

 

A proposito: dopo essere stata trasmessa dal canale satellitare Joy sta per andare in onda a settembre su Canale 5 “I liceali 2”. Quali novità arriveranno?
Il mio personaggio, quello della professoressa Enrica Sabbatini, che era già una bella matta in passato, nelle nuove puntate ambientate come le precedenti in un liceo romano, è ancora più dissociata e schizofrenica, arriva al culmine della sua incapacità di scegliere. In conclusione quello che finirà col fare sarà la cosa più giusta anche se non sarà lei l’artefice della scelta. Mi sono piaciuti molto sia lei sia il personaggio del professore di italiano – motivato, impegnato e piuttosto sensibile – interpretato da Giorgio Tirabassi: l’anno precedente i due si studiavano e in parte si corteggiavano, ora sparano a zero…

 

Il ritorno in grande stile al cinema le ha tolto l’etichetta di attrice televisiva che qualcuno le aveva incautamente affibbiato?
Se appari in tv per anni in serie di successo come “Un medico in famiglia” o “Distretto di polizia” e poi fai qualcosa di diverso, è naturale che tutti pensino subito al ruolo che ti ha reso popolare e non al nuovo personaggio, ma dipende dalla bravura del regista e da quanto hai voluto e saputo essere diversa. Se c’è un progetto che mi piace lo sposo, non m’interessa la destinazione finale, la mattina mi alzo con lo stesso spirito.

19 Agosto 2009

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