Marco Bechis: “Il viaggio di Vera, da Auschwitz alla dittatura argentina”

La testimonianza di Vera, che si è salvata dalla violenza delle leggi razziali scappando in Sudamerica nel '39 con la famiglia, è raccolta nel documentario di Marco Bechis Il rumore della memoria


Vera Vigevani Jarach, figlia di un deportato ad Auschwitz partito dal Binario 21 della Stazione Centrale di Milano e madre di Franca, desaparecida a soli diciassette anni durante la dittatura in Argentina. Vera si è salvata dalla violenza delle leggi razziali scappando in Sudamerica nel ’39 con la famiglia. La sua testimonianza è raccolta nel documentario di Marco Bechis Il rumore della memoria. Il viaggio di Vera dalla Shoah ai desaparecidos, da domani in dvd con il Corriere della Sera che lo ha prodotto e avviato on line sul proprio sito, tramite un progetto di web series sul tema della memoria. Tra gli autori del docufilm, oltre a Bechis e Caterina Giargia, i giornalisti Antonio Ferrari e Alessia Rastelli.

Accanto al racconto di Vera viene ricordata anche la sua storia di prigioniero durante la dittatura in Argentina. Punto di partenza del film Garage Olimpo.
Con questo documentario chiudo la mia trilogia sui desaparecidos, dopo Garage Olimpo e Figli. In Il rumore della memoria la mia esperienza di desaparecido, mai raccontata in prima persona, è uno degli elementi nuovi rispetto alla costruzione degli episodi della web series. La mia è una piccola storia nella grande storia, sono stato arrestato ed espulso dall’Argentina, quindi rimasto in esilio in Italia fino alla fine della dittatura. Ma la cosa che volevo spiegare è il fatto di essere sopravvissuto, quel particolare sentimento che porta a chiedersi: “Perché io mi sono salvato e altri no?”. Domanda che Primo Levi e tutti gli altri sopravvissuti si sono fatti per tutta la vita.

I luoghi del film sono: l’ESMA (Escuela Superior de Mecanica de la Armada) di Buenos Aires, dove la figlia di Vera è stata imprigionata prima di essere gettata in mare da un aereo, Auschwitz-Birkenau e il Binario 21, ora ‘Memoriale della Shoah’, in cui la sopravvissuta Liliana Segre racconta a Vera Vigevani i giorni di reclusione a San Vittore e la terribile testimonianza del trasporto sul treno, da Milano ad Auschwitz. Lo stesso treno su cui c’era Ettore Felice Camerino, il nonno di Vera, anche lui prelevato da San Vittore. Luoghi in cui le testimonianze evocano suoni, i rumori del titolo.
Per essere testimoni bisogna vivere un’esperienza sulla propria pelle. Andare nei luoghi, ascoltare i suoni che hanno accompagnato la Storia, può suggerire emotivamente sensazioni simili e renderci partecipi e narratori. Per girare il film Vera ed io siamo andati insieme ad Auschwitz, per la prima volta in vita nostra ed entrambi abbiamo avuto la stessa sensazione: ci siamo sentiti testimoni di quello che era successo in quel campo di concentramento. Per tornare all’aspetto evocativo dei rumori, ricordo che camminando accanto alla strada ferrata che portava verso le camere a gas di Birkenau ascoltai due spari di fucili da caccia e un odore di carne bruciata, di qualcuno che stava facendo una grigliata nei dintorni. E’ come se questi due elementi sensoriali mi avessero spedito all’epoca dell’Olocausto, rendendomi testimone.

Anche visitando il Memoriale della Shoah in Stazione Centrale si prova una sensazione simile: si entra nei vagoni d’epoca mentre sopra le nostre teste passano i treni in transito da Milano.
E’ una suggestione molto forte ed è quella che ha suggerito il titolo Il rumore della memoria. E’ il frastuono che sentivano i prigionieri già rinchiusi nei vagoni pronti a partire per Auschwitz. E un’altra cosa terribile che ho scoperto, attraverso il racconto di Liliana Segre, è che a Milano in pieno giorno, tra la gente ignara o indifferente, passavano questi camion carichi di ebrei, pronti per la deportazione. Attraversavano un città che viveva più o meno in modo normale, per arrivare alla stazione, nel centro della città, ed essere stipati nei vagoni che uscivano dai sotterranei verso i binari, su cui circolavano i treni dei passeggeri. Il fatto che nessuno si accorgesse di nulla fa molto riflettere.

Terminata la trilogia dedicata ai desaparecidos c’è qualche nuovo progetto in cantiere?
Ho appena finito di montare un documentario, in co-regia con Caterina Giargia, girato in una scuola di Palermo, nel quartiere difficile della Vucciria. Tutte le scuole del regno è emblematico di questo paese, con la storia di una preside che gestisce da sola quattro scuole, con 1200 alunni e 200 professori. Un esempio di quell’Italia che si regge su persone con grandi capacità e grande passione, nell’assenza di istituzioni che sostengano nel tempo questi esempi virtuosi. 

Barbara Sorrentini
26 Gennaio 2015

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