Massimo Spano: “Rino Barillari, fotoreporter da grande schermo”

The King of Paparazzi: anteprima alla Festa di Roma del documentario dedicato a Rino Barillari


Federico Fellini aveva “inventato” la figura del paparazzo e il paparazzo più famoso al mondo, Rino Barillari, dalla Dolce vita felliniana ad oggi, ha osservato la Storia e il costume di Roma, una capitale capace di essere eco e ventre dell’Italia e del mondo.

La Storia vista attraverso i suoi occhi, i suoi obiettivi fotografici, debutta stasera alla Festa del Cinema di Roma, con il film The King of Paparazzi (La vera Storia), di cui sono autori Giancarlo Scarchilli e Massimo Spano, che qui racconta il progetto. 

The King of Paparazzi: idea, sviluppo e produzione del film

Ogni volta che guardavo Barillari scattare, ripetevo: ‘devo fare un film su di te’. Man mano ho cominciato a strutturare un progetto più complessivo, perché mi sembrava riduttivo pensare solo ad un film. Così ho immaginato di coniugare tre idee e tre linguaggi differenti: una mostra, un libro e un film. Ho poi proposto a Roberto Cicutto e a Luce Cinecittà il progetto, a cui è seguita anche l’opportunità della Festa di Roma, questo in una fase ancora embrionale. In quel momento ho allargato l’idea anche a Scarchilli, per firmare insieme la regia, includendo di collaborare per tutto il percorso, quindi la mostra e il libro. 

Il documentario racconta sia l’uomo, sia il personaggio Barillari

Barillari esce sia come uomo, con un racconto umano straordinario, sia come fotoreporter, un fotoreporter molto particolare, che lascia il segno nella fotografia di Roma, del mondo. Lui fa una forte operazione culturale, forse anche senza volerlo. Non abbiamo raccontato solo Barillari ma, attraverso le sue fotografie, come attraverso i cinegiornali d’epoca dell’Istituto Luce, anche uno spaccato storico.

Quindi non solo la Dolce Vita e l’universo del paparazzo

Lui utilizza la parola ‘paparazzo’ perché ha iniziato così, ma poi è diventato fotoreporter, entrando dentro i meandri della società italiana come una lama, attraverso il microscopio macroscopico della città di Roma, con tutto quello che ne consegue. Lui racconta, in 50 e passa anni di storia fotografica, la Storia dell’Italia, della trasformazione del Paese, attraverso costume, politica, società. È un aspetto molto importante del suo lavoro: la figura del paparazzo, che merita grande rispetto, nel suo caso potrebbe essere un po’ riduttiva, ci possiamo giocare, ma ridurrebbe il lavoro fatto sulla memoria.

Il progetto nasce su base fotografica: come s’è sviluppato il montaggio e quindi la trasformazione complessiva in film?

 Il montaggio è stato molto complesso, perché lavorare solo sulle fotografie rendeva il lavoro statico. Abbiamo un parterre prezioso di contributi, di interviste, da Montaldo a De Cataldo, da Lucherini a Tornatore, uno spaccato enorme sulle varie culture, cosa che dà una grande dimensione di racconto. Il materiale d’archivio del Luce ci ha dato una visione dinamica sulla Storia. Tutto questo magma di lavoro, in cui il solo Barillari ha più di 400.000 fotografie, è stato complesso, ma la scelta di raccontare attraverso i passi della Storia, ci permette di raccontare qualcosa che ci sta lasciando, ma che continua a lasciare emozioni, anche tragiche, ma pur sempre emozioni. È un recupero della memoria attraverso il segno e il genio fotografico, un linguaggio potente e prepotente. 

Nella ricerca d’archivio, sia quello Luce che quello Barillari, c’è qualcosa di particolarmente prezioso, se non inedito, che il film mostra?

Dal solo Archivio Luce ci sono moltissimo momenti particolarmente forti e importanti, rimane complesso selezionare. Immagini di una Roma quasi acquarellata e guardata dall’alto, che ti fanno palpitare. Tra le fotografie di Barillari ce ne sono moltissime inedite, sia tra quelle da fotoreporter che dalla Dolce Vita: c’è Nureyev che passeggia con Robert Kennedy per via Condotti, perché questa città cosmopolita ribadisce la sua fortissima vocazione a ricevere la gente. 

Le musiche sono di Andrea Guerra: che colonna sonora accompagna questo racconto?

 Con le edizioni Bixio, un importante materiale d’archivio, Andrea Guerra ha confezionato una partitura che ci ricorda la trasformazione della nostra società. Un lavoro di memoria attraverso la musica, un suono che ti rimane impresso dentro. Un lavoro molto specifico e interessante. 

Rino Barillari ha già potuto vedere il ‘suo’ film?

 Gli sto facendo provare emozioni centellinandole: prima la mostra, dove appena è entrato ‘ha avuto un colpo al cuore’, cosa che mi ha confessato lui. Il libro, che non si aspettava. Non ha ancora visto né la locandina, né il film: desidero che stasera sia un’emozione forte. Rivedersi, risentirsi, con accanto il pubblico attento, che magari sorride o applaude, dà un pathos molto forte. 

The King of Paparazzi (La vera Storia), coprodotto e distribuito da Luce Cinecittà, debutta in anteprima stasera alle 21.30 alla Festa del Cinema di Roma, alla presenza di Rino Barillari. 

Nicole Bianchi
27 Ottobre 2018

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