Riccardo Milani e la nuova commedia sociale ‘Tutti sanno tutto’

Uscirà il 18 aprile, distribuito da Vision, il nuovo film di Milani interpretato da Paola Cortellesi, premiati entrambi alle Giornate Professionali di Sorrento.


SORRENTO. Come un gatto in tangenziale è il film italiano più visto dell’anno. Lo decretano le Giornate Professionali di Cinema che a Sorrento premiano con le Chiavi d’oro del successo la coppia vincente formata dal regista Riccardo Milani e dall’attrice Paola Cortellesi. Forti di un successo di pubblico e di critica al contempo, i due sono di nuovo all’opera per una nuova commedia, ancora una volta sociale, che uscirà il 18 aprile distribuita da Vision. Il titolo provvisorio è tutto un programma: Tutti sanno tutto. “Vogliamo raccontare un Paese che ha bisogno di risvegliarsi dal torpore – racconta il regista – e anche dalla convinzione di saper fare tutti tutto”.

Protagonista ancora una volta Paola Cortellesi, nei panni questa volta di una donna assuefatta alle prepotenze quotidiane che un giorno, grazie ai suoi amici, avrà la forza di reagire e far finalmente sentire la sua voce. “Oggi leggiamo e vediamo di tutto. Pazienti che picchiano dottori, genitori che insultano insegnanti, c’è una diffusa e collettiva mancanza di rispetto sulla competenza che ci piaceva provare a raccontare”.

Milani, visto il grande successo del film precedente, avverte una sorta di ansia da prestazione?

Per niente, io sto bene quando sto sul set, mi diverto a girare. Poi il nuovo film l’abbiamo creato sulla scia di Come un gatto in tangenziale. Raccontiamo anche nel nuovo lavoro un problema del Paese, c’è un’ironia molto simile rispetto alle differenze sociali e culturali…

Ecco, perché ironizzare sulle differenze culturali e sociali in un tempo in cui si parla tanto di queste diversità in termini tutt’altro che comici?

Il problema reale del nostro Paese è il distacco di gran parte della nostra popolazione rispetto a forme di arte, di cultura, di spettacolo. Il cinema in questo può e deve prendersi la responsabilità di parlare alle persone senza allontanarle. La capacità di un film di parlare al pubblico ed essere popolare va riconosciuta come qualità, oggi più che mai.

Vale a dire che il divario tra cinema d’autore e popolare dev’essere superato?

Non credo proprio che un film di qualità debba essere un film che non parli al pubblico. Colmare la distanza che c’è adesso con il pubblico è una funzione che il cinema deve avere, perché può dare una spinta culturale rispetto a un momento, a una situazione del Paese. Poi magari non riesce, ma il tentativo da parte di chi fa il nostro mestiere dovrebbe esserci.

Quali sono gli ingredienti di una commedia di successo?

Non so, il successo di Come un gatto in tangenziale ci ha resi contenti, ma restiamo con i piedi per terra e, certo, speriamo di bissarlo. Bisogna tenere a mente che divertirsi sulle cose della vita è un modo sano ad approcciarsi a problemi consistenti che il nostro Paese ha. Quando racconti la diversità tra le classi sociali può capitare, se lo racconti bene e in modo autentico, che scatti un processo di identificazione e immedesimazione, dove ognuno può vedere rappresentati i propri pregi e difetti e quelli dell’altra “categoria”, per così dire. E, magari, riderne.

Cosa la fa ridere, oggi, di questo Paese?

A volte anche quello che mi fa piangere di questo Paese. Ci si diverte poco, ma non voglio dire che tutto sia negativo: trovo che continuino a viaggiare sui binari due Paesi diversi in uno, mi pare che la distanza sia sempre più aumentata… c’è poco da ridere. E quindi molto da ridere: quando ci sono passaggi della storia in cui c’è poco da ridere, è il momento di provare a riderci sopra e raccontarlo.

Claudia Catalli
06 Dicembre 2018

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