Werner Herzog: grazie Gorbaciov, hai riunificato la Germania

La solitudine esistenziale in Giappone, ma anche nel mondo, e la solitudine di un importante leader politico entrambe raccontate dal regista tedesco in Family Romance, Llc e in Meeting Gorbachev


BOLOGNA. La solitudine esistenziale in Giappone, ma anche nel mondo, e la solitudine di un importante leader politico entrambe raccontate da Werner Herzog in due film, Family Romance, Llc (2019), passato Fuori Concorso a Cannes, e Meeting Gorbachev (2018), entrambi presentati al Biografilm Festival che gli ha consegnato stasera il Celebration of Lives Award 2019.

Il primo, girato in Giappone, mette in scena le vicende di un uomo che viene ingaggiato per impersonare il padre di una ragazzina di dodici anni, toccando il tema dei rapporti umani in un contesto dove finzione e realtà sembrano mescolarsi e si fatica a comprendere quali siano i loro confini. “E’ un impatto molto forte che viene percepito subito dallo spettatore e a molto che vedere con la solitudine esistenziale che è sentita non solo in Giappone – afferma il regista – In parte dovuta a un cambiamento delle strutture della nostra società con una civiltà che invecchia sempre di più. In Family Romance, Llc ogni cosa è messa in scena, è una finzione, è recitata. E’ un’illusione, e tuttavia le emozioni sono genuine “.

Meeting Gorbachev realizzato insieme al documentarista britannico André Singer, commissionato dall’emittente televisiva tedesca MDR, verrà distribuito in autunno da I Wonder Pictures/Unipol Biografilm Collection, in occasione del trentennale della caduta del muro di Berlino. Herzog ci mostra un Mikhail Gorbaciov presente, nonostante l’età e la malattia, pacato, pronto ad argomentare e mettere a disposizione le sue riflessioni politiche nel confronto con il regista tedesco, alla ricerca di risposte su quel passato che l’ha visto protagonista, ma anche vittima con le sue dimissioni da Capo dello Stato e con la disgregazione dell’Urss.

Herzog scava negli aspetti meno conosciuti della vita del leader russo: dall’infanzia contadina agli studi all’Università di Mosca, fino alla rapida ascesa nelle fila del Partito comunista sovietico. I materiali d’archivio e le testimonianze – George Schultz (segretario di Stato ai tempi di Reagan), Horst Teltschik (consulente di Helmut Kohl), il primo ministro ungherese Miklós Németh e Lech Walesa di Solidarnosc – arrivano in aiuto a ricostruire, a volte in modo inedito, le tappe più significative di un periodo cruciale del ventesimo secolo, quello a cavallo tra gli anni ’80 e ’90: dal disarmo nucleare all’unificazione della Germania. Non si parla invece della condizione attuale. Alla fine emerge il testamento di un uomo di pace che rimane nell’Olimpo dei grandi della storia, anche se il suo progetto politico, che univa socialismo e democrazia, si è realizzato solo in parte.

Nel documentario lei dichiara in modo esplicito la sincera ammirazione, anzi di più l’amore suo e dei tedeschi verso Gorbaciov per avere favorito la riunificazione della Germania.

 Sì è vero che io ho detto noi ti amiamo, in particolare io ti amo per quello che hai fatto per la caduta del Muro di Berlino, è stato più importante per me che per i miei amici, la riunificazione della Germania mi stava particolarmente a cuore più che ai miei conoscenti perché ritenevo che potesse farla solo un poeta, qualcuno che riunificasse le culture. Negli anni ’80 Willy Brandt, il cancelliere che ammiravo, ha rinunciato a tentare di riunificare il mio paese. E a quel punto mi sono detto se la politica si è arresa, spetta a me tenere insieme il mio paese. E come atto simbolico per intere settimane ho percorso a piedi in lungo e in largo il mio paese, su e giù dalle montagne. Nessuno dei miei amici lo aveva fatto, e probabilmente neppure nessun altro tedesco per quanto ne sappia. Gorbaciov lo sapeva, ecco perché ha immediatamente  risposto con tanta gentilezza, anche lui da giovane era un camminatore.

E’ evidente nel film quanto Gorbaciov sia restio ad affrontare temi di attualità.

E’ stato chiaro fin dall’inizio che lui non voleva affrontare la politica attuale, in quanto effimera. Se fossero passati solo 10 anni si sarebbe rifiutato anche di esprimersi  su Bill Clinton, Margareth Thatcher, François Mitterand. Quindi non voleva parlare dell’attualità, ma i risultati che ha conseguito sono monumentali e oggi non esiste nessuno politico della sua statura.

Tratteggia la figura di Gorbaciov in maniera tragica e la poesia che lui recita alla fine del film conferma questa impressione. Questa consapevolezza della tragicità lei l’aveva prima di girare il film o l’ha maturata durante le riprese?

 Ne ero consapevole prima perché so che una parte della popolazione russa lo considera un traditore perché ha creato la precondizione per  il dissolvimento dell’Unione Sovietica. Ma a quel punto l’impero non poteva più essere tenuto insieme da nessuno. E nessuno oggi vuole ricreare l’impero, nemmeno Putin. Parlano dell’aspetto tragico del personaggio, se si osserva profondamente l’anima della Russia ci si rende conto che è un paese che ha orrore della tragedia. E per certi aspetti, in termini politici, Gorbaciov è una figura tragica in quanto non è riuscito a portare a termine la missione che si era dato. E in quanto essere umano ha una profonda umanità, il massimo grado  di umanità che un russo può avere. Quando per esempio parla della scomparsa precoce della moglie Raissa, hai voglia di piangere anche tu nel vedere l’emozione profonda che lo investe.

Era da tanto tempo che pensava a una lunga conversazione con l’ex premier sovietico?

Gorbaciov è stato un progetto da sempre assillante nell’animo. Non è stato semplice perché lui è molto anziano e il suo stato di salute è precario. Come ha organizzato il confronto? Ho avuto tre conservazioni con lui e sempre è arrivato sul set con l’ambulanza che poi lo riportava in ospedale. Ero consapevole che avevo del tempo molto limitato ed era preoccupato di stancarlo e di creargli dolore. Ogni volta il mio tempo a disposizione era un’ora, ma dopo 40 minuti gli chiedevo: “Michail Sergeevič va bene, possiamo continuare?” E lui subito rispondeva di sì, con entusiasmo voleva andare avanti. Mi toglievo l’orologio da polso, glielo mostravo, e gli dicevo che l’ora era scaduta  e lui mi rispondeva “Con te l’ora non è passata”. Ma io percepivo comunque la sua stanchezza, una volta siamo arrivati a un’ora e mezza, ma mi sono freso conto che lui rallentava, che si era stancato e improvvisamente ho deciso di concludere. Avrei voluto dargli metà della mia buona salute e metà della mia energia.

Gorbaciov ha visto il film?

Sì in una proiezione pubblica, gli è molto piaciuto, io non ero presente ma c’era André Singer il coautore del film, e mi imbarazza un po’ dirlo ma ha affermato: “Di gran lunga il miglior film che sia stato realizzato sulla mia persona”. L’accoglienza da parte del pubblico è stata estremamente affettuosa e calorosa. C’è la sensazione che sia avvenuto uno spostamento nell’opinione pubblica di oggi a favore di Gorbaciov. Questo mi conforta.

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