Bruce Beresford: “Monicelli, mio maestro”

Il suo nuovo lavoro, Ladies in Black, scelto in apertura al Taormina Film Fest, è una commedia che tratta di ambizioni e integrazione ambientata nel 1959


TAORMINA – La questione di genere implode quando un regista sa firmare un film come Ladies in Black intriso di sensibilità e ironia femminile. Lo ammette lo stesso Bruce Beresford, regista del pluripremiato  A spasso con Daisy: “Il genere conta poco: avrei potuto dirigere un cast di soli uomini, l’importante è avere talenti focalizzati sulla buona riuscita di un film”.

Il suo nuovo lavoro, scelto in apertura al Taormina Film Fest, è una commedia che tratta di ambizioni e integrazione, con al centro un gruppo di commesse di un grande magazzino nell’estate del 1959 a Sydney, nel pieno dei flussi migratori dall’Europa in Australia.

Perché sentiva l’esigenza di firmare un film che, in chiave comica, trattasse argomenti seri come immigrazione e integrazione?

L’arrivo degli europei in Australia è qualcosa che appartiene alle mie memorie personali. Ho pescato molto dai miei ricordi, di quando vidi arrivare migliaia di persone dall’Ungheria, dalla Polonia, dalla Grecia, dalla Spagna, dalla Francia e sì, anche dall’Italia. L’Australia è un Paese molto cosmopolita, l’integrazione procedeva senza grossi problemi. Mi piaceva raccontare tutto questo con un sorriso: l’ironia e l’autoironia sono strumenti fondamentali per un cineasta.

Non è la prima volta che dirige un cast tutto al femminile…

No, infatti, è la mia quinta volta e non credo sarà l’ultima: c’è sempre più spazio per le donne oggi al cinema, vedo moltiplicarsi registe, produttrici, sceneggiatrici. Trovo apprezzabili iniziative come l’istituzione del Women Film Found da cui solo le donne possono attingere. Tutto questo processo arricchisce l’intero mondo del cinema.

Parliamo dell’Oscar, vinto con A spasso con Daisy. Le cambiò la vita in qualche modo?

Me l’avrebbe cambiata se l’avessi vinto io come regista e non solo il film, ma certo mi ha aiutato e aperto diverse porte. I premi servono sempre ai registi, sono un sostegno e una vetrina importante.

Ci si lamenta spesso della carenze di idee a Hollywood, tant’è vero che fioriscono remake, sequel e prequel di film che hanno avuto successo. Ne farebbe mai uno di A spasso con Daisy?

Non fa per me. Mi fa piacere che sia tuttora un film molto amato, a teatro è diventata una delle pièce più rappresentate in tutto il mondo… pensare che ai tempi era uno spettacolo da èlite al teatro off!

Con quali registi si è formato?

Con i più grandi del cinema italiano: Visconti e Fellini, ma anche Monicelli e Lattuada. Avete un patrimonio cinematografico senza pari.

Ieri Oliver Stone ha espresso l’augurio che la tv non uccida il cinema. Che cosa pensa al riguardo?

Non credo succederà mai. Il problema è che oggi il cinema è fatto solo per i teenager, tra mostri e supereroi. In tv si trovano prodotti più raffinati, penso a HBO e Netflix che stanno facendo cose ammirevoli.

Su quale progetto sta lavorando al momento?

Un film sullo scienziato Isaac Newton. Ma reperire fondi non è mai facile, nei prossimi giorni sarò a Londra proprio per questo e per iniziare il casting.

Claudia Catalli
05 Luglio 2019

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