Ferrente stravince: “Selfie, autoritratto che serve a far guardare su se stessi”

Il palmarès di ShorTS e la vittoria di Selfie, co-prodotto dal Luce, in Nuove Impronte: intervista ad Agostino Ferrente


TRIESTE – Si è conclusa ieri sera, sabato 6 luglio, in piazza Verdi, uno dei cuori di ShorTS International Film Festival, nel centro storico di Trieste, la 20esima edizione della manifestazione co-diretta da Chiara Valenti Omero e Maurizio di Rienzo: “Dopo 20 anni di visioni, scoperte, ricerche, ShorTS con questa importante edizione ha voluto confermare la sua vocazione eterogenea, attenta ai nuovi sguardi sulla realtà mondiale, attraverso emozionanti cortometraggi, film e documentari, coinvolgenti immersioni nella Realtà Virtuale, proiezioni dedicate a bambini e adolescenti, incontri con autori, produttori e realizzatori di cinema a 360°. ShorTS, dunque, nei prossimi anni, più che volere precorrere i tempi del cinema, proverà con passione e spirito critico a correre al suo ‘inafferrabile’ fianco”.

Il trionfo nella sezione Nuove Impronte, dedicata al lungometraggio e che pone lo sguardo su autori e opere emergenti, sotto la cura di Beatrice Fiorentino, e con una giuria guidata da Alessio Cremonini al fianco di Vinicio Marchioni, Elena Cucci, Sara Serraiocco e Gianluca Guzzo, è di Selfie, diretto da Agostino Ferrente e co-prodotto da Istituto Luce Cinecittà, e che s’è aggiudicato anche il premio ANAC per la Miglior Sceneggiatura e quello per la Miglior Produzione.

Agostino, Nuove Impronte pone luce su autori e opere emergenti e contemporanei: come accoglie questo premio e la sua intenzione/missione in relazione a Selfie?

Sono entusiasta già della selezione, perché l’idea che non ci fossero steccati e confini tra generi la trovo veramente intelligente e gratificante. I documentari sono oggettivamente penalizzati: faccio un esempio, quello di una musica meravigliosa per un documentario, che non vincerà mai un premio rispetto ad una altrettanto meravigliosa fatta per un film di finzione. Questo cosa determina? Che quando chiedi le collaborazioni il budget è comunque inferiore, il tempo è maggiore perché per montare un doc impeghi circa otto mesi, quindi grandi montatori o autori di musiche non sono disponibili, questa è una fotografia oggettiva, e sono per questo felice che una realtà come quella del Luce promuova molto il cinema documentario, per fortuna, anche se poi il biglietto di un doc costa come quello di un film di finzione, è curioso. Fatta questa premessa, sono felicissimo perché, non solo siamo stati selezionati senza paletti, ma addirittura abbiamo vinto anche il premio Miglior Sceneggiatura: cioè, è stato preso in considerazione che dietro al documentario c’è una scrittura! Una scrittura anche più difficile perché non hai la libertà totale della finzione, hai i vincoli della realtà, quindi la scrittura deve riuscire a trasformarla in cinema. Dunque, anche questo premio me lo sono davvero goduto, ed è stato il primo della terna dei premi complessivi e soprattutto nelle motivazioni sento che c’è pari dignità tra quello che si racconta, l’aspetto narrativo, e il modo in cui lo si fa, l’aspetto formale, che effettivamente sono molto intrecciati, come nel film, che è tutto sugli occhi, realmente sugli occhi che guardano e dietro di loro vediamo la realtà che raccontano.

Qual è il beneficio che un film e un autore vivono nel passare ad un festival e nel ricevere un premio: oltre la gloria e l’emozione, in che maniera un riconoscimento fa bene al cinema?

 Fa bene a chi lo fa, intanto. Ricevendo i premi, ho detto che i documentaristi fanno voto di povertà, e non è una battuta vittimistica, veramente è la realtà delle cose: è un incoraggiamento quindi un premio, e forse un po’ una ‘trappola’, perché allora non guarisci più dalla ‘malattia’ del documentario. Quello che infatti stavo per dire sul palco, se non mi fossi commosso, è che il premio lo dedico ai protagonisti del mio film, perché nei film di finzione i personaggi sono inventati, rimangono congelati nel tempo: nel doc i protagonisti, prima che personaggi, sono persone, e mentre monti la loro vita continua, il regista si assume la grande responsabilità di creare la sintesi e un marchio, che loro si porteranno dietro per sempre. Un festival ti dà che il pubblico, i giurati, i critici, facciano il tifo per questi personaggi e la loro realtà: il regista non ha il potere di riparare la realtà, ma già facendo conoscere quello che succede un po’ aiuta la realtà ad avere giustizia.

Il selfie, per la sua indagine filmica, è solo autoscatto dell’ego o possiamo considerare si amplii talvolta ad essere anche autoscatto della società?

Selfie, il film, è un titolo che ha spaventato i distributori perché la gente dice: ‘già gratis subisco i selfie di chiunque, adesso devo pure pagare un biglietto per vedere un selfie?’. Ma nel mio piccolo ho cercato di consacrare una parola che ha fatto la fine di tante legate alle tecnologie, che magari era ad appannaggio dei ricchi, ma quando diventa popolare inevitabilmente sfocia un po’ nel trash. La proletarizzazione di qualcosa che prima era un privilegio ovviamente porta ad una non selezione: se il fotografo o il pittore che fanno un autoritratto hanno un’intenzione artistica, il ragazzo con il selfie vuole solo mettere in mostra sé. Per quanto sia narcisista, esibizionista, eccessivo, io ne vedo l’aspetto umano: in fondo questi ragazzi cercano di esistere, di dire ‘io ci sono’. È ovvio che poi ci si debba difendere dalla degenerazione del fenomeno: io nel film ho chiesto ai ragazzi di mettersi di lato e di raccontare il contesto da cui provengono e non la propria faccia, quindi ci mettono la faccia, nel senso che raccontano la loro vita, ma facendo un autoritratto indotto, responsabilizzato. Il selfie è un escamotage che serve a far guardare su se stessi, nello specchio, che serve a far vedere cosa c’è dietro, con la metafora che non sai cosa ci sia davanti, e nell’essere responsabilizzati si sono dimenticati che davanti ci fosse una troupe, cosa che ha me ha aiutato molto come meccanismo, perché raccolgo maggiore spontaneità.

Dopo un Selfie, quale altro sguardo sceglierà per guardare il mondo: insomma, prossimo progetto?

 La mia ‘ossessione’ sono i ragazzi: mi reputo un dilettante e un amatore, nel senso etimologico, cioè che faccio le cose per diletto e per amore. Pur non avendo io una grande competenza tecnica, quello che mi contraddistingue rispetto a tutte le mie fragilità professionali, è che quando individuo il protagonista l’occhio m’inizia ad inumidirsi, mi commuovo, è come vedessi già il film e così anche il modo in cui faccio la regia, con persone prese dal vero. Sicuramente questo mi sta portando ancora a qualcosa che riguarda i ragazzi. Senza voler risultare melenso, o stucchevole: voglio continuare a raccontare i fiori tra le rovine, che resistono nonostante tutto. Quelli che non vengono annaffiati, quelli calpestati o, come nel caso di Davide Bifolco, quelli che vengono strappati.

Gli altri premi di ShorTS:

Sezione MAREMETRAGGIO

Premio EstEnergy-Gruppo Hera 

Miglior Cortometraggio  – All inclusive di Corina Schwingruber Ilić

Menzione speciale – Inanimate di Lucia Bulgheroni

Premio AcegasApsAmga 

Miglior Cortometraggio Italiano – My Tyson di Claudio Casale

Premio Premiere

Film Miglior Cortometraggio Non Distribuito  – Raymonde or the Vertical escape di Sarah Van den Boom

Premio Oltre il Muro

Miglior cortometraggio italiano votato dai detenuti della Casa Circondariale di Trieste  – Bautismo di Mauro Vecchi

Menzione speciale – Così in terra di Pier Lorenzo Pisano

Premio Trieste Caffè

Miglior Cortometraggio Votato dal Pubblico

ex aequo – Pepitas di Alessandro Sampaoli e Fino alla fine di Giovanni Dota

Premio AMC

Miglior Montaggio Italiano – My Tyson di Claudio Casale

Menzione speciale – Freddo dentro di Valerio Burli

Premio Leonardo Da Vinci

Miglior fotografia italiana – L’ombra della sposa di Alessandra Pescetta

Sezione SHORTS VIRTUAL REALITY

Premio EstEnergy-Gruppo Hera 

Miglior Cortometraggio VR – Tower of Babel by the sea di Feng Wei-Jung

Menzione speciale – Borderline di Assaf Machnes

Premio RAI Cinema Channel  

Miglior Cortometraggio VR

ex aequo – Metro veinte: cita ciega di María Belén Poncio e Borderline di Assaf Machnes

Premio Il Piccolo 

Miglior Cortometraggio VR Votato dal Pubblico – Borderline di Assaf Machnes

Sezione NUOVE IMPRONTE

Premio Crédit Agricole FriulAdria

Miglior Lungometraggio – Selfie di Agostino Ferrente

Premio MYmovies

Miglior Lungometraggio Votato dal Pubblico  – Beautiful Things di Giorgio Ferrero e Federico Biasin

Premio AGICI

Miglior Produzione – Selfie di Agostino Ferrente

Premio SNCCI

Miglior Lungometraggio Votato dalla giuria del SNCCI- The World is flat di Matteo Carrega Bertolini

Premio ANAC

Miglior sceneggiatura – Selfie di Agostino Ferrente

Sezione SHORTER KIDS’N TEENS

Premio Shorter Kids

Miglior Cortometraggio Kids – Becolored di Maurizio Forestieri

Premio Shorter Kids Pubblico

Miglior cortometraggio Kids Pubblico – Becolored di Maurizio Forestieri

Premio Shorter Teens

Miglior Cortometraggio Teens  – Me first di AA.VV.

Premio Shorter Teens Pubblico

Miglior cortometraggio Teens Pubblico 

Golden Girl di Chiara Fleischhacker

Premio Cinema del Presente ad Alessio Cremonini (Sulla mia pelle)

Premio Prospettiva a Francesco Di Napoli (La paranza dei bambini)

Nicole Bianchi
07 Luglio 2019

Shorts 2019

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Francesco Di Napoli: “Il cinema: un destino, che vorrei mi portasse in America”

Da poco diciottenne, esordiente dopo una selezione tra 4000 adolescenti: Francesco Di Napoli ha ricevuto a Trieste il Premio Prospettiva, come astro nascente del cinema, talento che sembra già confermare con l’ingaggio nel kolossal tv italiano Romolus, con il sogno del cinema e delle serie tv americane

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Marchioni in giuria: “Il claim Nuove Impronte ci ha influenzato fortissimamente”

Vinicio Marchioni è membro della giuria della sezione Nuove Impronte, dedicata al lungometraggio. L'attore sta lavorando a un corto "che vorrebbe parlare dell’alzheimer, dal punto di vista di persone giovani. E intorno a loro, nel piccolo paesino in cui vorremmo girare, sarebbe bello mettere delle coppie anziane che stanno da Dio"

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Cremonini in carcere: “Senza pregiudizio e sconvolto dagli sguardi”

Il regista ncontra i detenuti di Trieste, allievi del corso di audio/video, dopo aver ricevuto il Premio Cinema del Presente. Sulla mia pelle proiettato per la prima volta in un carcere, in occasione della collaborazione tra il corso del carcere e la sezione Maremetraggio di ShorTS. Prossimo progetto del regista: un romanzo

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Vecchi Oltre il Muro: dal carcere, premio a Bautismo

In occasione della masterclass tenuta da Alessio Cremonini nel carcere di Trieste, i detenuti hanno consegnato il Premio Oltre il Muro, riconoscimento degli stessi ad uno dei 20 corti in Concorso nella sezione Maremetraggio: vittoria per Bautismo di Mauro Vecchi, il regista presente alla consegna


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