Francesca Cima: “Un’opera live che parla della nostra epoca”

Al Circo Massimo il 16, 18 e 20 luglio l'allestimento del Rigoletto di Verdi, raccontato anche in un documentario diretto da Enrico Parenti e prodotto da Indigo Film


Mettere in scena il Rigoletto di Giuseppe Verdi (prima rappresentazione nel 1851) al Circo Massimo nonostante il Covid-19 e fare in modo che la distanza obbligata tra i cantanti non sia percepita dal pubblico, anzi che diventi una risorsa narrativa. Il regista Damiano Michieletto ha usato il cinema per allestire il primo spettacolo di lirica dal vivo in epoca di coronavirus. E il film maker italo-americano Enrico Parenti, (documentarista pluripremiato in festival internazionali, autore fra gli altri di Soyalism e di Shakespeare on the rocks) sta raccontando questa impresa in un documentario.

L’allestimento, al Circo Massimo il 16, 18 e 20 luglio, è l’unica nuova regia operistica dell’estate 2020. Gli artisti – Roberto Frontali (Rigoletto), Iván Ayón Rivas (Duca di Mantova), Rosa Feola (Gilda), Riccardo Zanellato (Sparafucile), Martina Belli (Maddalena), Gabriele Sagona (Conte di Monterone) – non si toccano mai o, se lo fanno, indossano i guanti, e restano a distanza di sicurezza per tutto lo spettacolo. Come pure i 1400 spettatori. Sul podio Daniele Gatti, la produzione è del Teatro dell’Opera di Roma, mentre Indigo Film cura sia la parte visual dal vivo che la produzione del documentario. La regia video live è affidata a Filippo Rossi che riporta su un maxischermo ciò che accade sul palco: 1.500 mq dove si muoveranno anche automobili, una carovana, un giostra.   

La scelta di attualizzare un’opera famosa come il Rigoletto ci porta a scoprire aspetti inediti o almeno non consapevoli del libretto: ad esempio il machismo dei personaggi e la lettura di Gilda come di una donna che “se l’è cercata”. Alla prima, il 16 luglio, ci saranno il Capo dello Stato Sergio Mattarella, il presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati e il presidente della Camera Roberto Fico ma anche i ministri dei Beni culturali e del Turismo Dario Franceschini e Vincenzo Spadafora. Del progetto abbiamo parlato con Francesca Cima, produttrice Indigo Film. 

Come siete entrati in questo Rigoletto che mette al centro la multimedialità e unisce spettacolo dal vivo e cinema?

Abbiamo intuito che stava accadendo qualcosa di unico, anche agli occhi del mondo. In un momento storico importante, questo evento segna la rinascita dello spettacolo dal vivo. Il mondo della lirica si è fermato, non ci sono produzioni nuove. Questa è la prima, nel totale rispetto delle procedure di sicurezza, quindi con un’estensione dello spazio. Il Circo Massimo diventa uno scenario simbolico. Tutto ciò che era difficoltà, grazie alla tenacia del sovrintendente Fuortes e di tutti gli artisti, guidati dal maestro Gatti, si è trasformato in un’ opportunità, le distanze fisiche vengono colmate dalla tecnologia del cinema.

Sarà un’opera cinematografica, quindi?

Gli spettatori sono molto distanti dal palco e avranno una percezione chiara di quello che accade grazie alle immagini riportate sul maxischermo, come in un concerto live. E’ interessante la commistione tra musica colta – che poi ha una radice popolare, ad esempio ricordo sempre che mio nonno analfabeta conosceva il Rigoletto a memoria – e musica rock. Sarà l’occasione per ripensare al valore del nostro patrimonio musicale.

Documentario o backstage per il lavoro di Enrico Parenti?

Non backstage ma film vero e proprio, con un forte impatto visivo e visionario, che racconta come nasce un’opera lirica, con un enorme impegno. Indigo cura il live, un evento quasi irriproducibile, di cui volevamo lasciare una traccia, far vedere il processo di costruzione, capire come un regista giovane possa lavorare a creare uno spettacolo, quanta visione porti dentro una macchina così complessa. Non sono una melomane, ma sono stata catturata da questo progetto, non vedo l’ora che sia sera per andare al Circo Massimo alle prove. Il progetto sarà l’emblema della rinascita culturale che mette insieme cinema, teatro, musica. Così il doc racconterà anche la necessità di mescolare più spesso questi ambiti culturali.

E’ anche un momento simbolico dopo il lockdowm.

Daniele Gatti aveva diretto il concerto del 2 giugno davanti al presidente della Repubblica, ma da solo. Stavolta sarà una festa condivisa e spero che saremo in grado di raccontarlo anche all’estero: guardate di cosa siamo capaci.

L’opera è stata fortemente attualizzata dalla regia di Michieletto.

Sì, con una ambientazione negli anni ’80 che evidenzia il ruolo della donna in una cultura sessista, il che traspare nelle azioni di tutti i personaggi. Pensiamo solo all’aria La donna è mobile che sembra il contemporaneo “se l’è cercata”. Fa venire in mente la vicenda delle ragazze “ubriache fradice” violentate a una festa. Damiano Michieletto è riuscito a far emergere tutti questi contenuti. Avevamo esplorato la possibilità di un film opera tratto da Rigoletto, poi non si sono “allineati i pianeti”, i cantanti non erano disponibili. Adesso stiamo realizzando quel progetto con uno spettacolo dal vivo in cui patrimonio del passato e innovazione tecnologica e digitale si uniscono anche grazie a Filippo Rossi, giovane di 28 anni, creatore di eventi live per i concerti, con esperienze di video arte, in grado di creare un nuovo linguaggio. Durante lo spettacolo ci saranno tre steadycam sul palco e una fuori, quindi sarà come vedere un film col montaggio in diretta. Un esperimento mai tentato con l’opera se non con La Dannazione di Faust, sempre per la regia di Michieletto, due anni fa.

Avete messo a punto lo spettacolo a Cinecittà.

Le prove le abbiamo fatte a Cinecittà, il tempio del cinema, aver respirato quell’aria ha aiutato anche i cantanti che per tre settimane al Teatro 2 si sono misurati anche con la presenza dei videoperatori. Da lì ci siamo trasferiti al Circo Massimo.

In questi giorni sono ripartiti anche due set Indigo.

Sia Qui rido di Mario Martone con Toni Servillo, sia la seconda stagione de La Compagnia del Cigno di Ivan Cotroneo sono sul set. In questa serie c’è molta commistione tra musica colta e animo pop. È una mia passione, mi sono laureata con una tesi sul musical americano e portare la musica classica ai ragazzi è una cosa che mi è cara. Ci sarà molta opera nella seconda stagione della Compagnia del Cigno. Martone ha ripreso il set oggi. Per i progetti sospesi è più semplice perché erano già assicurati per eventuali interruzioni dovute a malattie del cast principale e del regista: le persone infungibili, che non puoi sostituire, sono sempre coperte da una polizza. Ma adesso le assicurazioni si sono tirate indietro perché il rischio con il coronavirus è divenuto molto alto. Però penso che troveremo un modo. Durante il lockdown ho lavorato tutti i giorni per la ripartenza, anche come presidente dei produttori Anica, abbiamo lavorato tutti insieme, produttori, distributori, esercenti, autori, siamo un tutt’uno e rimando al mittente tutto ciò che è divisivo.

Cristiana Paternò
13 Luglio 2020

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