Ferzan Özpetek: “Come un respiro, amato all’estero, forse sarà un film”

Ferzan Özpetek ha presentato il suo terzo romanzo nell’ambito della 4° edizione de La Terrazza – Incontri a San Casciano dei Bagni


SAN CASCIANO DEI BAGNI – Ferzan Özpetek ha presentato Come un respiro, il suo terzo romanzo, nell’ambito della 4° edizione de La Terrazza – Incontri a San Casciano dei Bagni, ormai diventato un appuntamento culturale fisso dell’estate della Valdichiana Senese e fortemente voluto dalle sue promotrici, Federica Damiani e il sindaco Agnese Carletti. Il regista ha svelato il dietro le quinte del libro edito da Mondadori, tra i bestseller del momento, arrivato in libreria poco dopo l’inizio del lockdown sulla scia del successo del suo 13° film La dea fortuna, che vedremo in DVD e Blu-ray dal 25 agosto per Warner Bros.

“Il libro parla di due sorelle, Elsa e Adele, una storia a cui pensavo da molto tempo – ha spiegato il regista e scrittore – Era pronta da un po’ ma non volevo che la sua uscita coincidesse con quella del film. Tempo fa ho svelato a Mina la prima parte del racconto e lei mi ha incitato a proseguire nella scrittura e tirarne fuori un bellissimo film. Poi, insieme alla mia editor Nicoletta Lazzeri siamo andati avanti con la stesura e abbiamo deciso di farlo diventare un romanzo”.

Lei ha esordito alla regia nel 1997 con Il bagno turco, ottenendo un grande successo di critica e pubblico. Nel 2020 è in vetta alle classifiche con il suo terzo romanzo. Cosa la distingue dal se stesso di 23 anni fa?

La vecchiaia! Il successo de Il bagno turco è stato improvviso. Il film ha aspettato 8 mesi prima di poter uscire, è stato presentato al Festival di Cannes e da lì si è imposto a livello internazionale. La storia di Come un respiro è in qualche modo simile: non mi aspettavo un riscontro così positivo sia in Italia che all’estero, come in Germania e in Grecia. Ora stiamo trattando con i francesi e gli americani. Per me conta molto la ‘condivisione’ con le persone e avere la possibilità di essere letto all’estero. Non è cambiato molto tra quei due momenti: lo stupore del successo inaspettato li ha accomunati. 

Come un respiro è una storia tra donne, tra due sorelle. Lei ha dichiarato che le donne hanno sempre una marcia in più rispetto agli uomini.

Sì, assolutamente, hanno una marcia in più! In tutti i miei film le donne sono fondamentali per cambiare lo stato delle cose e per andar avanti. Intervengono sempre, come nella vita… sono risolutrici.

La direzione degli attori è uno dei grandi talenti che tutti le riconoscono. Nelle sue pellicole cura molto sia i singoli personaggi nelle loro individualità e solitudini sia i cast corali nelle loro bellissime collettività. Come convivono questi due ‘realtà esistenziali’?

Vado sempre a istinto. Mi piace molto trattare i personaggi anche quando in un film hanno solo una o due pose, e faccio sempre in modo che siano incisivi. Non importa quanti siano i minuti in scena per un attore, conta il segno che riesce a lasciare anche in pochi minuti. I protagonisti sono più facili da lavorare, devi sempre assegnargli una scena madre, invece ai ruoli minori ti devi dedicare con maggiore attenzione, devi sempre fargli fare qualcosa che rimanga impresso nella mente allo spettatore. La collettività è molto difficile, sia da raccontare che da riprendere, ma i miei gruppi devono uscire fuori tutti in qualche modo!

A proposito di donne che hanno una marcia in più, Jasmine Trinca ha vinto il Nastro d’Argento e il David di Donatello 2020 come miglior attrice protagonista per l’interpretazione di Annamaria in La dea fortuna. Come è stato lavorare con lei per la prima volta?

Jasmine è stata fantastica. Con lei, Edoardo Leo e Stefano Accorsi abbiamo stretto un rapporto molto forte sul set. Mi fa piacere che abbia vinto questi due importantissimi riconoscimenti in Italia. Non voleva nemmeno essere candidata, e alla fine ha vinto entrambi i premi come protagonista! Queste vittorie però non misurano la sua bravura. Credo che la cosa più importante per un attore sia ancora una volta il rapporto di condivisione che ha sempre avuto con il pubblico. C’era un’altra scena molto forte e bella che ho tagliato nel film ma che si trova nel DVD e nel Blu-ray in uscita. Jasmine vorrei chiamarla sempre a lavorare con me! 

Lei ha diretto due grandi attori che ci hanno lasciato: Massimo Girotti, divo del cinema italiano che ha lavorato con i più grandi registi del passato e un interprete poliedrico come Ennio Fantastichini. Entrambi David di Donatello, il primo per La finestra di fronte, il secondo per Mine vaganti. Che ricordo conserva di loro?

Con Ennio ho fatto due film e ne avrei fatti altri venti! Con lui c’era un rapporto molto stretto, davvero bello. Tra me e Massimo c’era grande rispetto ed affinità nella comprensione delle cose. Ricordo che si avvicinava a me durante le riprese e mi diceva: ‘Ferzan ti volevo ringraziare perché è la prima volta che mi sento un bravo attore’. Un uomo di 82 anni e della sua levatura artistica che mi diceva cosi… mi faceva tantissima tenerezza… mi sentivo lusingato! Ho continuato a scoprire il Massimo Girotti artista anche dopo la sua scomparsa, e più mi documentavo più la sua persona diventava un gigante per me. Ennio invece era già un gigante. Io e lui eravamo come due bambini al Luna Park! C’è una sua video-intervista rintracciabile online a cui tengo molto, dove Ennio dice delle cose bellissime sul nostro lavoro insieme. Una volta ha dichiarato: ‘Lavorare con Ferzan è come tornare a casa dalla mamma che ti coccola!’. Ho pianto molto quando l’ho letto.

Che progetti ha per il futuro? Come un respiro diventerà un film?

E’ troppo presto. Voglio fare passare un po’ di tempo e godermi il successo del libro. Tre produzioni mi hanno offerto di acquisirne i diritti, ma adesso non ci voglio pensare, magari più avanti. Adesso ho un progetto da realizzare con la Warner entro la fine del 2021 e uno sul riadattamento de Le fate ignoranti per la Disney americana che stiamo scrivendo. Sarà una serie tv in 8 puntate. La prima puntata è meravigliosa.

Lei ha definito Mina una cara amica, il suo punto di riferimento negli ultimi anni. La sua voce è nella colonna sonora de La dea fortuna con il brano Luna diamante di Ivano Fossati.

Amo Mina come persona e come artista e ascoltarla mi ispira quando scrivo. Era una sera di tre anni e mezzo fa quando mi è arrivata la sua prima telefonata sul cellulare, voleva ringraziarmi e dirmi che adorava i miei film. Da quel momento è iniziato un dialogo quasi giornaliero sulle cose della vita e per me è diventata una persona importante al di fuori della sua voce. È particolarmente saggia e nelle nostre conversazioni riesce sempre a indovinare con semplicità il nocciolo delle cose, il punto più importante delle situazioni. È una specie di maga. Le piace stare nell’ombra e questa cosa è incredibile! La canzone che mi ha regalato per La dea fortuna accompagna la scena del traghetto, la scena fondamentale del film. Quando l’abbiamo montata gliel’ho inviata sul cellulare e il suo messaggio di risposta, che mi ha molto colpito, è stato: ‘Mi è piaciuta tantissimo!’. Quando il mio romanzo è arrivato al primo posto in classifica l’ho subito chiamata per informarla e lei mi ha detto: ‘E che cosa ti aspettavi?!’.

Siamo nell’era post-Covid. Quali sono, a suo personale parere le sorti del cinema italiano in questo scenario incerto?

Non cambierà solo il cinema, cambierà tutto! È come se stessimo vivendo nella fantascienza o la terza guerra mondiale e non sappiamo cosa succederà. Per risponderci dovremo aspettare una cura o un vaccino. Io non trovo che la gente rinuncerà facilmente a stare insieme seduta in sala a vedere qualcosa sul grande schermo. Anzi, riprendendo questa abitudine sembrerà di tornare alla grande normalità di una volta!

È un suo merito essere riuscito a sdoganare il tema dell’omosessualità nel cinema italiano degli ultimi anni, con una levità di sguardo che ha sia sfiorato i toni ironici della commedia sia le più cupe sfumature del dramma.

Non è che io metto i gay nei film, sono gli altri registi che li tolgono! È questa la verità. Tutti noi abbiamo accanto delle persone che amano persone dello stesso sesso. Ma su 100 film italiani in 95 i gay non esistono. Non dico che sia una cosa da mettere in mostra, ma semplicemente far vedere che esistono. Ne La dea fortuna i due protagonisti non si baciano mai, si tengono la mano, si guardano negli occhi. Nei miei primi film ho insistito molto sull’argomento perché era un momento storico in cui ce n’era bisogno. Tra le motivazioni del Premio SIAE che riceverò alla Mostra di Venezia il 3 settembre, alle Giornate degli Autori, si legge che ‘il riconoscimento a Ferzan Özpetek è l’omaggio a un nuovo classico del cinema italiano’: la definizione ‘nuovo classico’ mi è piaciuta molto!

Claudia Porrello
24 Agosto 2020

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