Selman Nacar: “Mi interessano i dilemmi della giustizia”

In questa intervista con Cineuropa, il regista turco vincitore del 39° Festival di Torino racconta come ha lavorato a 'Between two Dawns'


Un lavoratore viene gravemente ferito in un incidente sul lavoro e da questo fatto scaturiscono una serie di eventi che vedono il figlio del padrone della fabbrica affrontare questioni burocratiche, morali, legali e filosofiche in Between Two Dawns, opera prima del regista turco Selman Nacar, vincitore del Premio come miglior film al Torino Film Festival e selezionato a San Sebastian nella sezione New Directors.

Il WIP Europa Award vinto nel 2020 da questo progetto cosa ha rappresentato per il film?

Ci ha permesso di lavorare con una importante società di post produzione in Spagna, che si è unita ai nostri coproduttori francesi e romeni. Non sempre è così facile per un’opera prima avere il lusso di collaborare con questo tipo di società e per un lungo periodo di tempo, ma il COVID-19 ha fatto sì che abbiamo dedicato oltre un anno alla post-produzione, mentre il film è stato girato due anni fa. Ho potuto curare ogni minimo dettaglio del suono e della color correction. Il premio ci ha permesso di realizzare un’opera migliore. 

Come è arrivato a scrivere questa storia?

Ho iniziato con il personaggio, ma all’interno di un’altra sceneggiatura, però non ero soddisfatto. Così ho deciso di mettere nero su bianco la storia precedente di quel personaggio. Ma quando ho terminato ero davvero entusiasta tanto da decidere di farne un film a sé, appunto Between Two Dawns. Spesso le persone indossano una maschera che, quando cade, rivela lati diversi, un vero volto che può essere anche egoista e meschino. 

Uno degli interrogativi che il film si pone riguarda la definizione di crimine. Come è nata in lei l’attenzione a questo aspetto?

Ho studiato Giurisprudenza e mi hanno sempre interessato concetti come il crimine, la giustizia e la moralità, li trovo molto cinematografici. Il mio cinema non è schematico, mi piace indagare le zone grigie. Non credo che un film debba dare delle risposte, ma deve permettere di porre delle domande importanti. 

Quali, ad esempio?

Quanto si può cambiare in un tempo limitato? Volevo indagare la psicologia del personaggio in un lasso di tempo molto breve, 24 ore, e vedere quanto possiamo essere spinti a cambiare, a fare certe cose piuttosto che altre. Quali sono le relazioni autentiche e quelle false? Mi interessava la battaglia tra la legge, l’etica e la giustizia. Se la legge non può risolvere tutti i problemi, come dobbiamo giudicare? Il mio prossimo film è un dramma da camera su un avvocato penalista che si occupa di un caso difficile. 

Il film è stato girato in Turchia con un direttore della fotografia romeno e la post-produzione è avvenuta in tre diversi paesi europei. E’ stato complesso?

Se è per questo abbiamo anche avuto uno scenografo turco-tedesco, insomma è un film internazionale. Per me è stato positivo. Ho studiato alla Columbia University a New York, trovo normale collaborare con gente di tutto il mondo. E’ un valore aggiunto.  

Kaleem Aftab
04 Dicembre 2021

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