Emmanuelle Devos: “Non amo il cinema di Bertolucci, lo trovo perverso”

Emmanuelle Devos a Rendez-Vous a Roma come interprete di "Tromperie" di Desplechin e di "Vous ne désirez que moi" di Claire Simon


Emmanuelle Devos ospite della XII edizione di Rendez-Vous a Roma come interprete di Tromperie di Arnaud Desplechin (leggi l’intervista), insieme a Léa Seydoux e Denis Podalydès, e come protagonista di Vous ne désirez que moi di Claire Simon, interpretato con Swann Arlaud: se il primo film è tratto dal romanzo omonimo di Philip Roth, il secondo è la messa in scena dell’intervista a Yann Andréa, compagno della scrittrice Marguerite Duras, in cui si costruisce lo spazio mentale, tra fiction, archivio e documentario. 

Signora Devos, Tromperie parte da un romanzo: l’ha letto?

No. Ne avevo letti altri di Roth, ma non questo, però mi sono informata su Rosalie – il personaggio che interpreta, nrd -, una persona reale, amica di Philip Roth, una scrittrice. L’importante era essere calata nella situazione, giocare sul momento con Arnaud, con Denis.  

Il suo personaggio incarna molte sfumature: una femminilità non erotica perché turbata dalla malattia, seppur mantenga un fascino, e poi l’eco della morte. Come ha assemblato un personaggio così sfaccettato, in bilico tra vita e morte, tra fragilità e forza d’animo?

Lei rappresenta la fragilità della vita e per Philip è importante perché lui vive come se la vita fosse eterna. Soprattutto, quando Rosalie arriva nel film è come un capitolo differente: è importante non sapere dapprima se lei finisca per vivere o per morire, c’è come una suspense, perché quando la rivediamo più tardi nel film ci chiediamo: ‘ma è peggiorata? È guarita?’, e questo crea movimento, una dinamica che scandisce il tempo. 

Quali sono le sue caratteristiche di attrice, e quelle di Desplechin come autore, che vi rendono così complici, e che permettono di restituire l’efficacia dei film che realizzate insieme? 

 Penso ci sia qualcosa di molto speciale con lui, un’intimità che non è sensuale/carnale, ma professionale, legata a questo mestiere, che c’è sempre stata, sin dal primo film insieme (La Vie des morts, 1991). È una cosa impercettibile e difficile da spiegare. Per me è importante quando Arnaud mi viene accanto, mi tocca il braccio, o mi fa un cenno con lo sguardo: è come se i nostri pensieri fossero capaci di comunicare senza parole, come un fluido. Lui magari mi dice di pensare alla mia infanzia o di ricordare il sentire del personaggio di un altro film, cose che solo lui e io conosciamo, e quindi siamo solo noi a capire. 

Lei è ospite a Rendez-Vous sia come interprete di Tromperie che del film di Claire Simon, due punti di vista sul sentimento amoroso.

È così come dice, ma ci ho riflettuto solo arrivando qui a Roma per questa rassegna: entrambi i film si svolgono all’interno, sempre nella stessa stanza, quindi entrambi sono anche un po’ claustrofobici; si è in due, si parla d’amore, senza che succeda niente in fondo, non c’è azione: mi sembra così strano non aver fatto prima questo collegamento tra i due film, ma è piuttosto straordinario che si sia verificata questa similitudine. 

Ecco, lei evoca lo spazio chiuso, che nel film di Desplechin, come concetto, mi ha ricordato quello dell’appartamento di Ultimo tango a Parigi. Sulla sua interpretazione, che ricaduta ha avuto l’ambiente circoscritto?

 Non ho mai visto e non ho mai desiderato vedere Ultimo tango a Parigi, ho sempre avuto una specie di rifiuto, devo confessare di non amare molto il cinema di Bertolucci, lo trovo anche perverso, per cui non posso fare un paragone, sicuramente però nessuna attrice è stata maltrattata sul set di Desplechin (ride, ndr). Ma in questi due film – TromperieVous ne désirez que moi – ho notato come non ci sia cosa più difficile per un regista che filmare due persone, in una stanza, che parlano, voglio dire che ci vogliono davvero autori di grande spessore, eccelsi, per non rendere noiosa una conversazione del genere, per cui questi film passeranno alla Storia, potranno essere usati come esempi nelle scuole di cinema, come il film La parola ai giurati di Sidney Lumet; sicuramente tutti e due – Desplechin e Simon – hanno trovato degli espedienti, dei sotterfugi, per non limitarsi al campo e contro campo, ma hanno individuato la maniera per far sì che lo spettatore si appassionasse, e per me solo due registi di grande livello ne sono in grado. 

Il film diretto da Desplechin, distribuito in Italia da NO.MAD ENTERTAINMENT, a Cannes Première la scorsa edizione, esce nelle sale il 28 aprile 2022.

Nicole Bianchi
04 Aprile 2022

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