Gianfranco Cabiddu: “La stoffa dei suoni”

Cinecittà News ha intervistato Gianfranco Cabiddu, regista, etnomusicologo, anima della rassegna di suoni e immagini Creuza de Ma'


CARLOFORTE – Per Gianfranco Cabiddu, un film è fatto (anche o soprattutto) di suoni. È il ‘teorema’ che dimostra da sedici anni a questa parte con un festival unico come Creuza de Ma’. Un happening rilassato che ti porta in profondità come un tuffo nel mare e in cui la musica è protagonista assoluta. Musica per il cinema ma anche musica tout court, come nelle serate ai Giardini di note con il maestrale che rinfresca l’aria. Un luogo dove si viene per imparare con le masterclass per gli allievi del Centro Sperimentale, con le proiezioni ‘ragionate’ e gli incontri informali anche con una star vera come Giuseppe Tornatore – quest’anno autore di Ennio, documentario che ha lasciato il segno. Tra una visita all’antica tonnara e una chiacchierata al bar, il regista di Bagheria spazia dai ricordi di Nuovo Cinema Paradiso e della filosofia di Cristaldi (“non faccio i film che si vendono, ma cerco di vendere i film che faccio”) alla curiosità per un’isola come San Pietro, enclave ligure in piena Sardegna. Per lui, isolano di Sicilia, un luogo da scoprire attraverso l’amicizia antica che lo lega a Gianfranco Cabiddu.

Cinecittà News ha intervistato Cabiddu, anima di questa rassegna di suoni e immagini. Con studi musicali approfonditi – flauto e musica elettronica – è stato etnomusicologo ed è regista di raffinate invenzioni letterarie, per esempio l’incantevole trasposizione della Tempesta di Shakespeare in La stoffa dei sogni, David di Donatello per il miglior adattamento (da Shakespeare e da Eduardo) o il più recente Flauto magico codiretto con Mario Tronco, anche quello premiato ai David.

Lei è regista ma anche musicista e tecnico del suono. Ci racconta questo singolare percorso?

Ho fatto il musicista a Bologna e vissuto esperienze di avanguardia. Poi ho iniziato a lavorare con l’università come etnomusicologo insieme a Ferruccio Marotti, alla Sapienza a Roma. Mi ero laureato con uno studio sulla musica nei rituali di trance e possessione. Quando il CNR ha smesso di finanziarci mi sono dedicato a fare il suono per i documentari, collaborando con il Teatro Ateneo, sempre gestito da Marotti. In quella fase ho avuto il privilegio di incontrare Eduardo De Filippo, Carmelo Bene, Peter Brook, Jerzy Grotowski. Quindi sono andato a lavorare per quattro anni con Eduardo.

Agli anni ’80 risale la lunga amicizia con Giuseppe Tornatore.

Avevamo amici comuni e abbiamo abitato sullo stesso pianerottolo. Lavorammo insieme a Cento giorni a Palermo di Giuseppe Ferrara dell’84. Tornatore ha esordito con Il camorrista nell’86, dove io facevo il suono, io ho debuttato con Disamistade nell’88. Giuseppe ha prodotto il mio film successivo Il figlio di Bakunin.

È vero che lei voleva fare un film dal bellissimo romanzo di Giuseppe Dessì Paese d’ombre?

Sì, ho tentato disperatamente di fare quel film. Ero diventato molto amico della moglie di Dessì e c’era un primo trattamento elaborato dallo scrittore stesso, che era proprietà della Rai, ma non sono mai riuscito a trovare i produttori. È una storia d’amore meravigliosa, epica. Adesso forse potrebbe diventare una serie televisiva, perché è talmente vasta anche come lasso temporale. C’è il tema del taglio dei boschi sardi, l’esproprio del legno ad opera dei piemontesi, e il disastro idrogeologico. Un tema attualissimo.

Ha un nuovo progetto in questo momento?

Sto facendo fatica a fare un altro film dopo La stoffa dei sogni e Il flauto magico che sono stati molto apprezzati all’estero, mentre il secondo in Italia non è stato distribuito bene, benché sia in pratica un musical. La stoffa dei sogni in Inghilterra ha avuto grande visibilità, anche nelle università dove si lavora sulle trascrizioni scespiriane per il cinema, è stato analizzato, io stesso ho partecipato a delle tavole rotonde con Julie Taymor che anche lei ha fatto una versione della Tempesta. Qui da noi il teatro al cinema era come una bestemmia, però adesso c’è stata un’apertura.

Lei ha un rapporto solido con i classici.

Shakespeare o Eduardo per me sono come le canzoni dei Beatles. Che rivivono sempre, come rivivono i filmati di repertorio se vengono trattati da mani amorevoli. Nel film del quarantenne Bonifacio Angius I giganti – che abbiamo presentato l’altro giorno qui a Carloforte – c’è un amore per il vinile e per le canzoni d’epoca, rifatte oggi dal musicista Luigi Frassetto, che qui al Festival è stato impegnato in un concerto omaggio a Morricone. I ragazzi adesso scavano nel tempo e non hanno problemi a prendere e ritoccare.

Che temi affronta il suo nuovo film?

L’ho scritto con Ugo Chiti, come il precedente La stoffa dei sogni. Parla di qualcosa che mi riguarda, l’inizio del boom turistico in Sardegna, negli anni ’60, con la nascita della Costa Smeralda come la conosciamo oggi. Un tempo le donne ereditavano i terreni vicino al mare perché non servivano come pascolo e valevano poco, ma di colpo è cambiato il mondo e quei terreni sono diventati un bene prezioso.

Il Festival Creuza de Ma’ è una sua creatura.

È stata una mia idea concentrami sui film che hanno qualcosa da dire sul suono. Mi ha sempre affascinato il rapporto tra musica e suono, sono sedici anni che faccio questo festival. Quando sono andato a insegnare regia al Centro Sperimentale mi sono reso conto che il rapporto dei giovani allievi con la musica era demandato a una seconda fase. Invece io credo che da subito si dovrebbe pensare alle musiche e al suono. Quindi ho chiesto a Caterina D’Amico di mandarmi i ragazzi in Sardegna.

Vi rivolgete ai registi e ai musicisti contemporaneamente.

A tutti quelli che toccano il suono: registi, montatori, tecnici del suono e musicisti, penso in futuro anche agli attori. Tutte queste figure provano a stare insieme per trovare un linguaggio comune. Grazie a un progetto europeo ho trovato i fondi per produrre dei cortometraggi. Tutto avviene in varie fasi successive: conoscenza reciproca, scrittura, pitch con i musicisti, eccetera. Intanto formiamo i giovani musicisti con tutor come Pivio, Max Viale, eccetera. Abbiamo il CSC Lab seguito da Sergio Bassetti, con una serie di master class con giovani musicisti. La cosa importante per me è non essere nevrotici, avere tempo a disposizione. Il mio sogno è aprire un centro per musiche e suono che inizi a spaziare tra documentari, animazione, lirica.

Il nome del festival è un omaggio diretto a Fabrizio De André.

Qui a Carloforte si parla genovese, qui Fabrizio De André venne con Mauro Pagani durante un viaggio in barca nel Mediterraneo e tornarono per girare il video di Creuza de Ma’. I festival sardi si sono dati ognuno una canzone come guida: Una notte in Italia per Tavolara, La valigia dell’attore per La Maddalena, Pensieri e parole per la rassegna di libri e sceneggiature a L’Asinara. Creuza de Ma’ è un sentiero che arriva al mare, un luogo che esiste veramente dove porto il pubblico a fare un ‘cinema naturale’, cioè a inquadrare il tramonto. Creuza de Ma’ è un’oasi che vorrei rimanesse così, per aiutare i ragazzi a trovare il proprio ritmo senza tappeti rossi e diaframmi.

Lei a chi affida le musiche dei suoi film?

Il primo film l’ho fatto con Nicola Piovani, che veniva dal teatro ed era amico di Luca De Filippo. Poi ho lavorato sempre con Franco Piersanti. Il rapporto con il musicista è un rapporto di fiducia. Ci sono anche momenti di disaccordo e bisogna lasciare il tempo perché la sintonia si formi, un po’ come in una storia d’amore. Franco viene da un percorso simile al mio, fatto di curiosità per i suoni e di rarefazione. 

Conosceva Ennio Morricone?

Sì, lo conoscevo bene grazie a Peppuccio. Quando Giuseppe portò Nuovo Cinema Paradiso all’Oscar, Cristaldi mi chiese di fare un documentario per raccontare questo giovane regista agli americani. Tra gli altri intervistai Morricone che disse che all’inizio non voleva fare il film; invece da lì si sono conosciuti e amati. Ennio ha dato la sua benedizione anche a questo festival, agli inizi del nostro percorso, e ora i ragazzi vedranno Ennio insieme a Tornatore.

Cristiana Paternò
22 Luglio 2022

Creuza de Ma'

Creuza de Ma'

Creuza de Mà chiude con Nicola Piovani

Nicola Piovani nella giornata di sabato 18 a Cagliari terrà in una masterclass dal titolo La musica applicata al cinema

Creuza de Ma'

A Carloforte è protagonista la musica per il cinema

Sarà l’edizione numero 17 quella di Creuza de Mà - Musica per cinema 2023, la manifestazione ideata e diretta dal regista Gianfranco Cabiddu che torna a Carloforte dal 18 al 23 luglio con ospiti come Pivio, Mauro Pagani, Alessandro Pieravanti

Creuza de Ma'

Giuseppe Tornatore: “Con la musica il set diventa un luogo sacro”

Il regista siciliano è ospite del Festival Creuza de Ma' per parlare del rapporto tra cinema e musica, un rapporto misterioso che l'ha portato a realizzare il film su Ennio Morricone. "Si è raccontato senza pudori, è stato un miracolo"

Creuza de Ma'

Riccardo Giagni: “Quel canto armeno per Marco Bellocchio”

A Carloforte, al Festival Creuza de Ma', abbiamo intervistato Riccardo Giagni, autore delle musiche del documentario di Roland Sejko La macchina delle immagini di Alfredo C. ma anche collaboratore di Marco Bellocchio e di Wilma Labate per Quei due


Ultimi aggiornamenti