Maria Sole Tognazzi: “Ugo si divertirebbe molto con gli autori di oggi”

Nella Giuria del Magna Graecia Film Festival, la regista lavora al film Per dieci minuti, dal libro di Chiara Gamberale e sceneggiato con Francesca Archibugi.


CATANZARO – La regista Maria Sole Tognazzi è al Magna Graecia Film Festival in veste di giurata e commenta anzitutto gli omaggi che tutti i festival italiani stanno tributando a suo padre Ugo: “Sono occasioni per celebrare figure che sono state importanti nel nostro cinema, come papà, Vittorio Gassman e Pier Paolo Pasolini: mi piace che non siano ricorrenze tristi, ma che vengano celebrati nel loro centesimo anno di vita come se fossero ancora qui”.

Prepara il suo nuovo film per il cinema, liberamente tratto dal libro di Chiara Gamberale, Per dieci minuti, prodotto da Indiana Production per Vision Distribution e scritto con Francesca Archibugi: cosa può anticipare?

Sono in preparazione, inizio a girare a settembre, e la protagonista è Barbara Ronchi. Nel cast ci sono anche Margherita Buy, con cui siamo già al quarto film insieme, e Fotinì Peluso. 

Viene da due stagioni della serie tv Petra, il cinema le mancava?

La serialità è un lavoro che prende molto più spazio, è come se avessi girato otto film, di fatto le due stagioni di Petra constano di otto puntate da un’ora e mezza l’una. Ho anche partecipato al film collettivo Tell it like a woman, con una storia che ho affidato a Margherita Buy tratta da un fatto di cronaca (una donna vittima di violenza familiare si reca dal veterinario per chiedere aiuto, ndr). Come regista trovo importante e sano variare, è bello poter passare da una narrazione all’altra, dal cinema alle serie tv.

Che cosa ha rappresentato per lei l’esperienza seriale di Petra

Una felicissima prima volta. Una delle ragioni per cui ho accettato era poter tornare a lavorare con Paola Cortellesi, che stimo profondamente, a vent’anni da Passato prossimo. Ci siamo reincontrate più grandi ma con lo stesso affetto, pronte ad affrontare un lavoro faticoso com’è stata la serie, che il 21 settembre torna su Sky con la seconda stagione.

Ne farà una terza?

Magari, Petra mi manca già: se ci fosse l’opportunità ne sarei contenta.

Quest’anno i festival italiani celebrano suo padre Ugo nell’anno del suo centenario dalla nascita. Come si trasforma un omaggio in un ponte verso il futuro?

Considerandolo come una presenza rinnovata. Il futuro arriva sempre dal passato, i grandi attori e registi di ieri sono un esempio per quello che dovrebbe tornare ad essere il nostro cinema. Non mi piace lo sguardo nostalgico del ‘Quanto erano bravi, che bel cinema hanno fatto’, trovo più stimolante capire quanto di quello che è stato seminato da loro possa essere fonte di ispirazione per chi fa cinema oggi.

Come si troverebbe oggi Ugo Tognazzi a lavorare nel cinema italiano?

Credo che si divertirebbe molto con gli autori di oggi, mi piace pensare che ci sia una continuità. E’ brutto piangersi addosso, siamo pieni di autori straordinari, di commedia e non solo: Marco Bellocchio alla sua età sforna capolavori, così come registi giovanissimi dimostrano di avere concrete capacità.

Individua un erede di suo padre?

Non amo parlare di eredi, ma certo ci sono attori validi che cercano di raccontare al meglio le storie di oggi e fanno film che rimarranno. I Tognazzi e i Mastroianni di oggi sono quegli attori cinquantenni che hanno iniziato a venti-trent’anni e sono diventati bravissimi. Penso su tutti a Pierfrancesco Favino – non cito i familiari, mi sembrerebbe eccessivo –, ma anche ad attori più giovani come Elio Germano, Alessandro Borghi, Luca Marinelli. Abbiamo grandi attori in Italia anche oggi. 

La svolta rispetto al passato sta nell’avere più registe, finalmente.

Indubbiamente sono contenta che ce ne siano di più, mentre lo dico penso però che continui a esserci una disuguaglianza forte, è importante che ci siano sempre più donne nel cinema. C’è un’evoluzione in atto, un aumento delle registe e delle autrici, ma il giorno in cui questa crescita non sarà più una notizia e non staremo più a contare registi uomini o donne, vorrà dire che avremo raggiunto l’uguaglianza e conterà solo il cinema. 

Claudia Catalli
02 Agosto 2022

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