Pappi Corsicato: “La mia ‘Perfetta Illusione’ liberamente ispirata a Balzac”

Perfetta Illusione, Fuori Concorso al TFF e dal 15 dicembre nelle sale: l’incontro con l’autore. Gli interpreti sono Giuseppe Maggio, Margherita Vicario, Carolina Sala


TORINO – “Seguire i proprio sogni è come giocare d’azzardo, al momento giusto bisogna essere pronti a mettere sul tavolo tutto quello che si ha, stando attenti, però, che non si stia seguendo un’illusione: tra l’illusione e la realtà scorre un filo molto sottile, e solo un giocatore esperto riesce a capire dove finisce una e dove comincia l’altra”, questa la sintesi della Perfetta Illusione messa in scena da Pappi Corsicato, film Fuori Concorso al TFF e in sala dal 15 dicembre.  

Siamo a Milano e Toni (Giuseppe Maggio) lavora in una spa, è appena stato promosso responsabile, ma a casa conserva i suoi quadri in uno sgabuzzino, quelli da lui dipinti, che Paola (Margherita Vicario), sua moglie, interlocutoriamente gli dice: “buttali”. Un “incidente” sul lavoro e l’innesco dello svolgimento della trama: lui nello spogliatoio femminile, che credeva vuoto, raccoglie e si mette in tasca un paio di mutandine; la cliente lo vede, lo segnala, Toni viene licenziato, ma non ne parla a casa; mentre Paolo ha l’entusiasmo di chi sta per aprire il proprio primo negozio in società. 

È una pioggia battente e la mancanza del possesso di un ombrello per ripararsi a portare Toni da Chiara (Carolina Sala), dentro un’esposizione d’arte, dove lui si rifugia per sfuggire all’acqua, mentre dentro c’è in corso un vernissage. Chiara è la cliente della spa di cui Toni aveva sottratto le mutandine. Un primo dialogo, tra l’imbarazzo, la ritrosia di lui, le scuse di lei per il licenziamento e la scoperta che lui ne sappia di arte e lei sia laureata a Londra in arte contemporanea, con il desiderio di fare la curatrice. Per compensare al licenziamento, Chiara offre a Toni l’opportunità di lavorare da Giovanni, un amico gallerista. Lui le mostra i suoi quadri, lei gli riconosce del talento, lo sprona a dipingere, gli dà lo spazio in cui farlo, il denaro non è un problema. Ma Paola è sempre all’oscuro, mentre desidera fare un bambino.

Da qui s’inanellano le bugie ma anche la proposta, di Chiara, di curare la sua prima mostra. Finché, inevitabilmente, le vite dei tre non raggiungono un punto d’intreccio pericoloso, chiave di volta delle esistenze. 

Pappi, perché ha pensato di appaiare il concetto dell’illusione con quello dell’arte? È una disciplina, l’arte, che più facilmente può alimentare l’illusione?

Ispirandomi molto liberamente a Balzac, mi sembrava che l’arte fosse qualcosa di più facile da rappresentare al cinema, perché qualcosa di più visivo – anche se di fatto io la nego perché non vedi mai il personaggio che dipinge; la pittura è la disciplina che più racchiude il concetto di Arte, per cui mi sembrava la forma più dichiaratamente intesa come tale. 

C’è il tradimento e ci sono le bugie, indotti da un desiderio che è superiore all’attrazione fisica o mentale, l’attrazione ultima è verso l’arte, la vera passione del film: rispetto a questo contesto, cos’è davvero tradimento e cosa bugia?

 È un amore mimetico questo, i personaggi sono spinti apparentemente da sentimenti, anche la moglie è innamorata di lui ma nega la sua vera natura essendo lei una pragmatica, per cui non vede in lui il talento. Così anche Chiara incentiva lui a perseguire lui la strada dell’arte ma fondamentalmente, anche se infatuata, ha un suo sogno: quindi, in tutti i personaggi, alla fine, attraverso il sentimento amoroso c’è la messa in atto del desiderio più personale, un’ambizione più intima. L’idea del film, offuscata tra il sentimento amoroso e il proprio egoismo, ho voluto anche visivamente renderla in una visione un po’ rarefatta, con molti dialoghi prevedibili, che ho scelto di mettere in scena senza il racconto con le parole ma solo con le immagini, mi sembrava fosse più evocativo. 

Per le due figure femminili la scelta di due attrici differenti sin dall’estetica: perché proprio loro e come sono stati costruiti questi due poli estremi della storia?

 Sin dai provini ho avvertito la loro forte personalità e io amo molto avere attori con una personalità; poi mi sembrava che entrambe avessero già delle caratteristiche, al di là del talento e della bellezza, che specchiassero la mia idea dei personaggi. Con loro abbiamo fatto delle letture insieme, ma di loro per me erano chiare le personalità. 

La sua formazione da architetto sembra rintracciarsi nell’estetica della regia, ricorrono punti di vista che non sono così usuali, o almeno non sono usati ricorrentemente con consapevolezza: certi fuori fuoco, certi primi piani inquadrati dall’alto e trasversalmente, movimenti di macchina circolari molto fluidi, come un valzer. 

 Se fosse per me un film non dovrebbe proprio avere dialoghi! perché è – per me – l’aspetto più complesso con cui confrontarmi, mi è più facile raccontare e suggerire attraverso le immagini, con i movimenti di macchina: qui mi divertiva il non far sentire certi dialoghi, che sono palesi, consequenziali; la messa in scena e la ripresa erano dettate dalla volontà di creare qualcosa di nebuloso in cui i personaggi entrano e escono, nel nome di un desiderio ambiguo tra sentimento e ambizione. Poi io ho fatto danza, ho un amore atavico per il musical, per cui per me c’è sempre un aspetto coreografiche delle cose, mi piace ci sia una musicalità nelle riprese, un movimento che vada a rappresentare un sentimento. 

Milano, perché ha scelto questa città per questa storia? Perché Milano era più calzante per creare questa illusione perfetta? E perché nella stagione d’autunno?

 Sono state soprattutto coincidenze dettate dalle tempistiche, però Milano – tra tutte le città italiane, con Venezia -, è una città in cui in assoluto l’arte contemporanea è più praticata, mi sembrava un luogo perfetto, come l’Hangar Bicocca è un luogo meraviglioso: i quadri che si vedono sono di artisti veri a cui ho chiesto la cortesia di farmi usare le loro opere, proprio per dare un senso di realtà; Milano è una città un po’ austera, mi sembrava fosse credibile ci fossero proprio lì dei collezionisti d’arte, sempre per restituire un maggior realismo rispetto all’arte stessa. L’autunno è casuale anch’esso ma in questa storia, una storia un po’ di cristallizzazione dei sentimenti – non è un film caldo di amore passione -, la stagione autunnale dà una giusta atmosfera al film. 

Perfetta Illusione, una produzione Mompracem con Rai Cinema, prodotto da Carlo Macchitella, Pier Giorgio Bellocchio, Manetti bros., è distribuito da Europictures

L’approfondimento video: guarda qui.

Nicole Bianchi
01 Dicembre 2022

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