Sbarigia: “Sperimentazione nuovi talenti e aiuto produzione indipendente sono nostri obiettivi”

La presidente di Cinecittà e il direttore della Documentaristica di Luce Cinecittà, Enrico Bufalini, fanno il punto sulla partecipazione delle opere in selezione alla 40ma edizione del TFF


TORINO – 12 titoli, di cui 2 restauri: Luce Cinecittà e il suo Archivio Storico vantano una rilevante presenza nella selezione della 40ma edizione del TFF; a fare il punto su questa preziosa e interessante partecipazione, la presidente di Cinecittà, Chiara Sbarigia, e il direttore della Documentaristica di Luce Cinecittà, Enrico Bufalini

Presidente, Direttore, qual è il filo rosso che abbraccia il bouquet di titoli con cui Luce Cinecittà partecipa al TFF, che tipo di selezione interna è stata fatta per comporre la rosa da proporre a Torino?

Chiara Sbarigia (CS): Noi lavoriamo su due piani: il primo consiste nel ricevere le offerte e valutarle, che comporta già un aspetto consistente; l’altro è la nostra linea editoriale. Ci interessa in modo prioritario far conoscere e promuovere l’Archivio, c’è un filone che riguarda l’uso originale dei materiali dello stesso, perché non ci basta solo trasmettere quello che già c’è e molti conoscono, ma cercare un nuovo punto di vista, pertanto siamo attratti da chi ci propone progetti originali. È il caso di alcuni dei titoli qui al TFF, come Cipria di Giovanni Piperno, una nostra produzione, capace di dare uno sguardo inedito sulle donne del periodo fascista; oppure, ci piace, attraverso delle figure chiave, come Piero Umiliani o Marco Rivolta, riuscire a conoscere e capire un pezzo del nostro Paese, delle parti di un’epoca.  

Enrico Bufalini (EB): Ci sono produzioni di tipo diverso, intanto: produzioni interne, completamente realizzate da Luce Cinecittà, ben quattro qui al TFF, e co-produzioni con altre società. Il fattore comune a tutte è l’utilizzo dell’archivio, che viene usato in maniera creativa, spesso astraendolo dal contesto originario nel quale il filmato è stato realizzato e rimontandolo in una nuova sceneggiatura, questo è il caso eclatante del documentario di Francesco Patierno, Svegliami a mezzanotte, che racconta in modo risemantizzato la storia di Fuani Marino. Per le co-produzioni penso, tra le altre, a quella con la Publispei, con cui abbiamo realizzato Lotta Continua, che racconta la storia del movimento extraparlamentare: l’autore è Tony Saccucci, con cui già abbiamo lavorato ampiamente per Il pugile del duce e La prima donna. Con quest’ultimo doc al TFF abbiamo un racconto con interviste a partecipanti al movimento, così Gad Lerner, Erri De Luca, il racconto dei sogni, anche traditi poi da alcuni eventi particolari: la chiave di volta fu il delitto Calabresi, dopo cui tutto prese una piega differente. 

Per il Festival, e in generale nelle attività di produzione, distribuzione e restauro in corso, qual è la linea editoriale che Luce Cinecittà sta adottando e percorrendo e con quali obiettivi?

CS: Un obiettivo – siccome noi gestiamo denaro pubblico, e dunque abbiamo il lusso di essere anche un po’ fuori dal mercato, o anticipare il medesimo – è il poter sperimentare su nuovi talenti, aiutare la produzione indipendente, quindi la filiera che comprende sviluppo, produzione, distribuzione, ma anche l’accompagnamento in sala o verso i broadcaster; si può aiutare un sistema più pluralistico che io sostengo essere fondamentale in questo Paese. Cerchiamo di sostenere la ricerca di uno sguardo curioso, che altrimenti non troverebbe una voce in altra maniera. Cerchiamo di valorizzare il nostro archivio e le nostre competenze, ma anche di essere supporto di un’industria che forse ancora non è così tanto ‘industria’. 

EB: La selezione cerca di realizzare storie originali che abbiano anche riferimenti con connotazioni storiche connesse ad anniversari ma al centro, nella nuova linea editoriale, abbiamo messo lo spettatore, cercando di raccontare storie che possano contribuire in maniera determinante a raggiungere il maggior numero di spettatori, confezionando il documentario a carattere cinematografico come nella tradizione del Luce, ma anche nel nome di una vocazione televisiva; questi ultimi nascono con i principali partner che sono Rai Documentari e Sky, mentre la parte cinematografica ha quasi sempre una collaborazione con Rai Cinema: si cercano storie dalla forte attrattiva per il pubblico, anche per contribuire alla circolazione del materiale d’archivio, la nostra mission principale. 

I titoli Luce presenti al TFF riflettono una versatilità interessante: quali si possono considerare ‘di punta’ e perché? E in tal senso che volano è la presenza al Festival?

CS: Il TFF fa un lavoro molto simile al nostro, s’è ritagliato uno spazio nei grandi mercati lavorando su un’offerta che si può dire di nicchia, anche se io qui a Torino ho visto sempre le sale piene. Tra le altre, abbiamo in selezione Svegliami a mezzanotte di Francesco Patierno, di cui siamo molto orgogliosi, una storia molto speciale e particolare, per cui c’è soddisfazione per noi che sia stato selezionato proprio da Steve Della Casa e dal suo gruppo.

EB: Per il tipo di prodotto di Luce Cinecittà i festival sono fondamentali, si tratta spesso di opere prime o seconde, quindi pensate proprio per partecipare a queste manifestazioni; sono sempre racconti con tematiche forti, magari con budget di produzione non molto elevati, cosa che quindi comporta un progetto dedicato a un pubblico attento come quello dei festival, un pubblico del cosiddetto ‘schermo di qualità’. I festival sono un luogo fondamentale perché i film possano far parlare di sé: gli autori riescono a raccontare le loro storie e su questo si costruisce la fase di comunicazione della successiva fase distributiva. 

Il materiale d’archivio si conferma essere non solo memoria ma strumento capace di far suonare la contemporaneità assoluta: come sta progredendo questa attualizzazione di ciò che è solo apparentemente ‘passato’?

CS: Questa è la grande sfida che abbiamo quest’anno, in cui lavoriamo per il 2024, anno di ricorrenza del centenario dell’Istituto Luce, un’istituzione molto importante per il Paese, con l’Archivio che è tutt’ora un tesoro da gestire. Stiamo cercando di lanciare stimoli affinché possano giungerci proposte originali, ammetto che stia arrivando qualcosa di interessante e a breve una commissione di valutazione interna farà il punto. 

EB: Il materiale d’archivio ha sempre una valenza molto forte, lo storico Giovanni De Luna definisce l’audiovisivo un mezzo in grado di formare le coscienze delle persone, quindi evidentemente è materiale da trattare con cura, che può anche essere manipolato: parte dello stesso materiale del nostro Archivio è materiale di propaganda, ma non per questo non è stato iscritto nel programma Memorie del Mondo dell’Unesco, per la sua grande capacità di racconto di quel periodo storico. Si tratta quindi sempre di un documento storico che ogni volta dev’essere analizzato, interpretato per essere poi utilizzato dagli autori facendo sì che ogni fotografia venga poi riletta per il futuro e rivisitata in maniera più eterogenea possibile. 

I festival possono essere davvero contesti efficaci per valorizzare gli audiovisivi che scelgono di avvalersi di materiale d’archivio? 

CS: I festival sono importanti perché riescono a trovare spazi che non sono necessariamente spazi di mercato, oltre ad accompagnare poi le uscite-evento: in sala adesso è molto difficile tenere un film, ancor di più un documentario, ma io credo ci sia dello spazio e sicuramente anche la politica, il governo, il ministero, vorranno occuparsi di questa produzione in modo speciale, anche perché sono vie che poi portano al mercato tantissimi autori e i festival sono un ponte verso un pubblico che altrimenti non andrebbe a vedere quel titolo, quel regista, ma invece si fida del festival che l’ha selezionato. 

EB: Sono fondamentali. C’è una tendenza molto forte a utilizzare i materiali d’archivio nei prodotti festivalieri, perché il festival è davvero un momento di confronto forte con il pubblico, ed è un momento-verità, in cui gli spettatori guardano l’uso che si fa dei documenti storici; il festival è il terreno ideale per promuovere l’utilizzo dell’archivio, la cui forza è dirompente, ruba la scena, amplifica i concetti delle teste parlanti, dando una valenza ulteriore, e questa è una fortuna per questo tipo di racconto; anche per questo il genere documentario è sempre più diffuso e questo è importante perché un’offerta ampia e qualitativa può contribuire a creare un nuovo pubblico. 

Luce Cinecittà – da produttore e/o co-produttore, distributore – è presente al 40mo TFF con Svegliami a mezzanotte di Francesco Patierno; Cipria di Giovanni Piperno, Il tocco di Piero – Le mille vite di Piero Umiliani di Massimo Martella, Ok Boomer! di Gianfranco Pannone e Andrea Gropplero di Troppenburg, Lotta Continua di Tony Saccucci, Pier Paolo Pasolini – Una visione nuova di Giancarlo Scarchilli, La generazione perduta di Marco Turco, The Beat Bomb di Ferdinando Vicentini Orgnani, La giunta di Alessandro Scippa, Lo spazio inquieto di Franco Angeli e i restauri di Polsi Sottili di Giancarlo Soldi e Chiusura di Alessandro Rossetto. 

L’approfondimento video: guarda qui

Nicole Bianchi
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