Lo Cascio: “Le mie ‘Storielle’ vanno prese con le pinze e con umorismo”

Storielle per granchi e per scorpioni: il secondo libro dell’attore e regista, che qui lo racconta. “Se qualcuno dovesse sceglierle per un corto, le mie parole sarebbero penetrate nella fantasia


Storielle per granchi e per scorpioni si scrive di dettagli che permettono di “vedere” quello che si legge – sapiente e capace di crear godimento la ricerca degli aggettivi, per esempio -,  così da aver la sensazione fisica di vibrare alla frequenza delle ali di una mosca o di essere un boccone di cibo che “piove dalla gola” nello stomaco.  

Storielle per granchi e per scorpioni si scrive di metafore, figura che stimola e alimenta l’immaginario del lettore, che dallo spunto tutt’altro che incerto dello scritto può metabolizzare e evolvere all’interno di sé

Storielle per granchi e per scorpioni si scrive tra ironia e commozione, tra filosofia e senso della vita, senza le più prevedibili pesantezze pachidermiche – a proposito di animali, qui ricorrenti protagonisti -, che più facilmente e noiosamente invece non raramente sono proprie di questi oggetti della narrazione. 

Storielle per granchi e per scorpioni – appena edito da Feltrinelli, nella collana Narratori (190pp, 17 euro) – è il secondo libro di Luigi Lo Cascio (che torna a scrivere dopo l’esordio con Ogni ricordo un fiore, 2018). 

L’autore dona Il rimorso ma anche A ciascuno il suo pezzo di luna: questi sono due dei 33 capitoletti, che spaziano tra Il trasloco e Il sogno di una capra

Luigi, perché ‘storielle’, e non storie per esempio; perché ‘granchi’ e ‘scorpioni’?

 Sì, beh, basta mettere accanto queste due parole, ‘storie’ e ‘storielle’, e si vede che da una parte c’è un macigno e dall’altro una piuma. ‘Storie’ è qualcosa di molto, molto forte, che fa pensare a qualcosa che si presenti già direttamente col suo nome, con una veste molto impegnativa, come se fosse chissà che cosa. Mentre la scelta è avvicinarsi al lettore in punta di piedi, senza grandi pretese, e tra l’altro queste Storielle lo sono anche come tagli, mi piace come formato. Sono varie, alcune veramente di 4, 5 righe, per cui ‘storielle’ è un termine che vale un po’ per tutte, ma con l’auspicio, il segreto non tanto segreto, anzi l’augurio che le storielle possano, se il lettore troverà delle cose interessanti, diventare delle storie un po’ più grandi e magari con uno spunto di riflessione o di interesse maggiore, che non sia qualcosa di troppo leggero, di troppo disimpegnato. C’è anche un gioco sul nome, per non prendersi troppo sul serio. Invece, il motivo per cui si parla di granchi e scorpioni è perché l’autore di questa raccolta dice: ‘Mi raccomando, eh, queste storielle vanno prese con le pinze’. E chi meglio dei granchi e degli scorpioni prende le cose con le pinze? Nessuno. E allora diciamo che è un consiglio, cioè apparentemente sembra qualcosa che restringe il campo, come se le storielle fossero solo per i granchi e gli scorpioni, ma se noi facciamo un piccolo sforzo e diventiamo a nostra volta un po’ granchi o un po’ scorpioni, allora forse potremo leggere questo libro apprezzandolo di più, comprendendolo nella maniera più giusta. Nel titolo, appunto, c’è un riferirsi al prendere queste storielle con le pinze, un intento anche un po’ umoristico: si parla di mosche che mangiano divani o di pastori che si preoccupano se la capra prima o poi scapperà per andare sulla luna, oppure di un rapporto d’amicizia tra un microbo e un anticorpo. 

Il libro comincia appunto con una mano chiusa a pugno, una mosca stretta forte lì all’arto umano, un divano divorato dall’insetto. Questo incipit – ma non solo – ha una narrativa molto visiva, cinematografica: il cinema, in qualche maniera, è presente in queste pagine? 

Probabilmente sì, ormai la mia immaginazione e la mia fantasticheria, cioè il mio modo di immaginare le situazioni, non può non essere condizionato dai film che ho visto e dai libri che ho letto, e dalla musica che ho ascoltato, perché è vero che ci sono delle immagini, che magari, come dire, ‘si fanno vedere’, si mettono in piedi da sole, però questo è un lavoro che fai anche tu come lettore, che ti fai il tuo film: la troupe sta nella mente del lettore. Io posso accennarvi leggermente, indicarvi, suggerirvi. Quando io scrivo, sicuramente sto molto attento alla voce, al leggere ad alta voce, per cui non viene sottovalutato l’aspetto musicale della scrittura. 

Quello musicale e forse anche quello teatrale: a questo proposito, uno dei capitoli s’intitola Sabato, domenica, lunedì: in qualche modo – conscio o inconscio – c’entra Eduardo?

No. Cioè… c’è nel senso che il titolo del capitolo riprende il suo, a proposito di ‘cose che ti rimangono dentro’: sono tre giorni di seguito, con una domenica della vita, e poi la rinascita del lunedì, e ovviamente mi soccorre subito un titolo già pronto, come quello di Eduardo. Poi, per evitare degli accostamenti, io – nel mio titolo – tolgo la congiunzione ‘e’ e metto la virgola. 

Il volume conta 33 Storielle, ciascuna con un immaginario specifico, come per la scelta di un genere, tra tutti il grottesco. Per la brevità ma anche l’auto conclusione delle singole Storielle potrebbero essere ciascuna un cortometraggio?

Forse alcune sì, anzi sarebbe molto bello se qualcuno lo pensasse. Non io perché non credo che mi possa capitare, avendole immaginate e trovato per loro la forma della scrittura: è come se mi fosse sembrata la forma più congeniale per questo materiale; ma se qualcuno ci trovasse qualcosa di fertile per una nuova trasfigurazione io sarei felicissimo, sarebbe emozionante per me, significherebbe per l’autore trovare lì, in quella cosa, la più importante da dire in quel momento. Se qualcuno dovesse sceglierle per un corto significherebbe che le mie parole sono penetrate con intensità nella fantasia e nell’immaginazione dell’eventuale e ipotetico regista. 

In una recente intervista ha dichiarato che l’Identità dell’individuo è composta da Distrazione e Consolazione, e indica la Scrittura appartenere a questa seconda. In questo suo libro, come e quanto è presente la sua identità e come pesano i poli che la compongono?

 Se vogliamo dare per buono il concetto di Identità come se fosse il modo in cui noi crediamo di essere e ci apriamo al mondo, e qui entra tutto Pirandello e così via, che crea un caos, ma appunto dando per buona che questa Identità abbia più o meno una sua coerenza, attendibilità per poterne parlare come se fosse la mia, sì la mia identità in questo libro c’è totalmente: io credo che uno scrittore debba, quando scrive – anche se utilizza delle storielle – avere come presupposto che attraverso il libro dica: ‘ecco, io sono questo’, che non vuol dire i fatti della mia vita, il mio privato, ma le cose che mi interessano di più, quelle su cui credo di avere qualcosa da dire; la lingua che uso nel libro è il massimo delle mie possibilità linguistiche ed espressive, per cui la cosa più interessante in un libro è la voce dell’autore: se chi scrive propone al lettore il punto di vista di una voce, avrà sicuramente presentato se stesso come singolarità. 

Signor Scorpione, in dialogo con Signor Granchio dice: ‘E ci piacerebbe leggerne di simili in futuro’, riferendosi alla storiella della mosca, ma in realtà forse abbracciando l’idea intera della collana delle Storielle. Signor Scorpione allude a qualcosa che per Luigi Lo Cascio è l’idea di un prossimo libro?

 Non mi è capitato fino a ora, mai, di avere l’idea di un prossimo libro: in realtà, per me continua, piacevolmente, privatamente, segretamente – da quando faccio l’Accademia, ma anche da quando ho cominciato a leggere, – la scrittura come esperienza, qualcosa che mi accompagna quasi ogni giorno. Quando, anche in questo caso, ho visto che c’era un raccontino, poi un altro, poi cinque e sei, e quando sono diventati un certo numero e ho colto una vena di somiglianza, allora lì, dopo un po’, ho intravisto la possibilità del libro, e quando l’intravedo allora stringo e cerco di dargli un’organizzazione. Per cui non so se verranno altre storielle di questo tipo, ma se dovesse capitare che questa scrittura diventasse qualcosa che per me ha un senso mostrare anche agli altri sicuramente ci sarà un altro libro. 

PH. Daniele Notaristefano

 

Nicole Bianchi
22 Aprile 2023

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