Morandini sceneggiatore: il mio esordio a 89 anni

Morandini sceneggiatore di ‘Non lo so ancora’, esordio di Fabiana Sargentini, in Concorso al PesaroFilmFest


PESARO. “La scheda per il dizionario dei film della Zanichelli sarà scritta da mia figlia ed io la visionerò. Quanto alle stellette sono incerto tra 3 e 4: forse 3 e mezza”. Così il decano della critica cinematografica Morando Morandini a proposito del film che lo ha coinvolto come sceneggiatore, Non lo so ancora, opera prima di Fabiana Sargentini, quarta donna in concorso al PesaroFilmFest, dopo l’iraniana Maryam Najafi, la romena Alexandra Gulea, la slovacca Mira Fornay. Morandini non è nuovo ad avventure cinematografiche. Oltre ad essere il protagonista di due documentari biografici – uno di Daniele Segre, l’altro di Tonino Curagi e Anna Gorio – è stato attore nel ruolo di Cesare, il maestro ideologico in Prima della rivoluzione di Bernardo Bertolucci.
Ricorda anche di essere stato coinvolto, anni fa, in un progetto rimasto tale, tratto da un racconto di pace di Mario Rigoni Stern. “Andai due volte con il regista Gianfranco Bettetini a parlare con lo scrittore nella sua casa di Asiago”.

Ora alla bella età 89 anni firma soggetto e sceneggiatura di un piccolo film che narra l’incontro casuale, nell’ospedale di una località marina, tra un uomo anziano vedovo (Giulio Brogi) e una donna quarantenne (Donatella Finocchiaro). Due persone in quel momento sole che, dopo un esame medico, aspettano il responso, per entrambi importante. Più per lei che vorrebbe un figlio con il compagno. Così Ettore e Giulia trascorrono insieme un’intera giornata, senza meta, ingannando il tempo, scoprendosi da subito simili e in sintonia.
Non lo so ancora è un piccolo film di atmosfere, di movimenti minimi dell’anima, ambientato nella marina Levanto, a settembre, a fine stagione estiva. Una cornice un po’ malinconica, ma non troppo, dove il sole e la vita all’aperto per le strade del borgo riesono ancora a scaldare i due cuori.
E Levanto, anticamera delle Cinque Terre, è la seconda patria di Morandini. Qui si è sposato, in chiesa, nel 1951; qui ha trascorso l’estate con i tre figli piccoli e qui si svolge il Laura Film Festival, dedicato alla moglie scomparsa 10 anni fa.

“Il film, parzialmente autobiografico, è abbastanza cambiato dalla prima volta che l’ho visto, ma è migliorato. Non ha ancora una distribuzione da noi, forse perché è poco italiano, magari uscirà in Francia – dice Morandini – Non è una commedia, né un dramma, è un mix. E neppure è un film d’amore. Ettore e Giulia si conoscono, si trovano, si perdono e si rincontrano nello spazio di ventiquattrore, ma non succede nulla. Un difetto? Trovo un po’ esagerata la vicenda della mancata maternità di Giulia”.

La collaborazione tra l’autrice e il critico ha come prologo il Bellaria Film Festival, allora codiretto da Morandini, dove la Sargentini viene premiata due volte consecutive: nel 2004 per “sono incinta” e nel 2005 per Di madre in figlia. “Chi volesse entrare nella zona del pettegolezzo, lo sconsiglierei. Non facevo parte delle due giurie. Dopo che ci siamo conosciuti, ‘un’amicizia a prima vista’, Fabiana si è sposata, ha avuto un figlio e da allora vive sempre con il marito”.
La regista ricorda che dopo Bellaria è iniziata una corrispondenza e Morandini le ha proposto di realizzare un film insieme. “Dopo la sorpresa iniziale, pensai che potevamo raccontare il nostro incontro. Dal primo sguardo la sintonia, al di là delle evidenti differenze, era immediata. Un mentore, un padre buono, un compagno vissuto in un lasso temporale sbagliato, un marito in un’altra reincarnazione? Gli mandai poche righe che già contenevano il paese ligure di Levanto, la dimensione irreale dell’attesa e questa giornata sospesa. Per alcuni mesi ci siamo palleggiati il testo tra Milano e Roma, senza mai scrivere insieme, fino ad arrivare a un trattamento di dodici pagine. In fase di sceneggiatura è poi intervenuto Carlo Pizzati. E’ stato un parto lunghissimo produrlo, anche se girato in quattro settimane, non avendo avuto finanziamenti pubblici, né il sostegno della Rai”.

La regista, nello sviluppo iniziale dei quest’idea, si è ispirata al film di Agnès Varda Clèo dalle cinque alle sette (1962), un dramma intimista che indaga la trasformazione di una donna e della sua psicologia nell’attesa di un responso medico cruciale.
Per il ruolo di Giulia la scelta di avere Donatella Finocchiaro è maturata subito, mentre la ricerca di Ettore ha richiesto 10 provini. “Non riuscivo a trovare l’uomo con l’età giusta: ho incontrato attori anziani ancora troppo virili, cercavo un 80enne con una vitalità non eccessiva. Finalmente al Teatro Valle l’incontro decisivo con Giulio Brogi”.

Non lo so ancora, prodotto da Gianluca Arcopinto e Marco Ledda con un piccolo sostegno della Genova Liguria Film Commission è in attesa di trovare una distribuzione. Nel frattempo il film sarà il 10 luglio a ‘Bimbi belli’, la rassegna di opere prime curata da Nanni Moretti; il 20 luglio al Laura Film Festival e in agosto al Molise Cinema Festival.

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