Londra a galla: il Sacro GRA delle houseboat

Si chiama London afloat – Londra a galla il documentario della reporter, documentarista e fotografa Gloria Aura Bortolini sulle ‘case galleggianti’ della capitale inglese


Si chiama London afloat –  Londra a galla il documentario della reporter, documentarista e fotografa Gloria Aura Bortolini sulle ‘case galleggianti’ della capitale inglese. La ‘houseboat’, come concetto, nasce nella regione del Kashmir, in India, come risposta britannica ad un editto del governatore locale per il quale nessuno straniero poteva possedere beni immobili. Tale forma di alloggiamento si è sviluppata poi successivamente in Europa.

“Il popolo dell’acqua è variopinto e le motivazioni che spingono le persone a possedere questo tipo di abitazioni – spiega la regista – sono le più disparate, sia per ragioni di scelte di vita e ricerca di libertà che per motivi economici. Da Amsterdam, questo tipo di abitazione si è andato estendendo anche a Londra, lungo il Tamigi e il canale di Regent, visti i prezzi proibitivi delle case e degli affitti nella capitale. Di fronte all’iconico Tower Bridge sul Tamigi c’è un porto di houseboat dove i proprietari, tra cui banchieri, avvocati, dottori, poco inclini alla vita normale, si godono la vista della città da una posizione spettacolare”. Il documentario esegue un ritratto di queste comunità, in linea con il filone neorealista che con Sacro GRA ha vinto la Mostra del cinema di Venezia, dipingendo i tratti di una Londra poco conosciuta, raccontando le storie più originali di persone che vivono in barca per le ragioni più disparate.

“Prima di trasferirimi a Londra – racconta ancora Bortolini – non sapevo dell’esistenza del canale di Regent che scorre nella parte nord della capitale, pensavo che l’unico fiume fosse il Tamigi. Poi ho trovato casa proprio di fronte a questo canale e dalla finestra della mia camera vedevo tante houseboats attraccate lungo la sponda del canale. Da lì mi sono incuriosita. Ho raccolto delle interviste per strada chiedendo alle persone cosa pensano della comunità di houseboats e con mio stupore ho scoperto che nei quartieri più esclusivi (Chelsea, South Kensington) molti non conoscono nemmeno il canale di Regent e non sanno che ci sono le houseboat a Londra. E’ un fenomeno abbastanza recente ma in piena esplosione, perché con la crisi e il prezzo folle delle case, molti hanno trovato nelle houseboats un’alternativa per vivere in quartieri centrali/costosi senza pagare affitti esorbitanti. L’unico inconveniente è che per legge queste barche devono spostarsi ogni due settimane da un quartiere all’altro, non possono stare fisse in un posto, a meno che non stiano dentro un porto, ma ce ne sono pochi e sono piuttosto cari. Il cliché è che chi vive in barca conduca un’esistenza da hippy. In realtà c’è di tutto, dagli artisti alle famiglie con bambini, a persone più anziane che amano semplicemente stare in mezzo alla natura”.

Bortolini raccoglie varie storie di una decina di personaggi dai profili più disparati: c’è una signora che ha aperto un bar nella sua barca e “passa” cibi/bevande dalla finestra della barca alle persone che le consumano sedute sulla sponda del canale, una ragazza che tiene corsi di yoga in barca, un attore 50enne che vive nella barca più piccola di tutta Londra (3 metri x 2). “Ma due storie mi hanno particolarmente colpita – prosegue l’autrice – una è quella di Lionel Durix: banker di successo della City, 35 anni, parigino, che si è trasferito con la sua peniche (barca francese di 200 metri) dalla Francia a Londra, vive sul Tamigi di fronte al bellissimo Tower Bridge, da solo con il suo maggiordomo, che lo accompagna al lavoro con un barchino. Sul tetto ha una yacuzzi e quando torna a casa la sera si fa il bagno e si gode la vista. E poi quella di Fra&Rob, giovane coppia di artisti inglesi, che girano l’Europa con la loro barca offrendo spettacoli acrobatici sul tetto. Per la distribuzione – conclude Bortolini – ho dei canali televisivi inglesi che si sono interessati ma mi piacerebbe mandarlo in onda anche in Italia perché penso sia una Londra interessante da conoscere. Sfrutterò anche i canali distributivi delle televisioni via web, i giovani ormai la tv la guardano su internet”.

Gloria Aura Bortolini collabora con diverse testate e televisioni, ha realizzato reportage per Le Falde del Kilimagiaro (RAI 3), canale Vero TV. E’ autrice del documentario “Lei è mio marito”, la storia dell’Avvocato Gracis che ha cambiato sesso e si è sposata con la sua compagna a Conegliano. A settembre sarà impegnata come assistente alla regia nel film Leoni di Pietro Parolin, che verrà girato a Treviso.

Maggiori informazioni sul sito www.gloriaaurabortolini.com

Andrea Guglielmino
17 Settembre 2013

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