ALINA MARAZZI


Molti ne parlano, giustamente, come del film piü bello visto finora a Locarno. Un’ora sola ti vorrei di Alina Marazzi, 55 minuti in concorso video. Un film di montaggio che non ricostruisce grandi eventi collettivi come spesso succede in questi casi ma una piccola favola privata che si tinge di tragedia. Ed è davvero coraggiosa l’autrice nello scrivere la video-lettera che sua madre le avrebbe forse voluto lasciare per trasmetterle presenza e gioia di vivere. Comunque.

Alina la perse quando aveva appena sette anni. Depressa, perseguitata da uno spaventoso senso di inadeguatezza, ma dotata di una bellezza solare che faceva persino dubitare del suo disagio e lo scambiava per capriccio, si era uccisa dopo un’insopportabile degenza in una clinica svizzera (sono impressionanti le fatture, i conti e le parcelle che si accumulano come una condanna a vita). La piccola Alina, sua madre Liseli, l’aveva vista pochissimo in quel pugno di anni, ma si erano scambiate promesse: lettere e cartoline, disegni e ritagli di giornali a comporre un dialogo a distanza pieno di passione e di dolcezza. C’era anche un disco con la sua voce che cantava quella canzone struggente, Un’ora sola ti vorrei
Molti anni dopo Alina – ormai abbastanza nota come documentarista – trova la forza di vedere i filmini girati dal nonno, Ulrico Hoepli, grande editore milanese e borghese tutto d’un pezzo. Chiusi in un armadio, quei 16 mm coprono un periodo vastissimo, dagli anni ’20 al ’72 e oltre: c’è Liseli appena nata, in viaggio in Norvegia, sulla spiaggia, nelle riunioni familiari, al suo matrimonio, durante un soggiorno in America. Luminosa e sorridente, figlia di una classe colta e apparentemente protettiva, ma con un’ombra di tristezza che non si cancella. Poi Alina legge i diari della madre, le lettere scritte all’amica Sonia o al marito. Via la conosce e accompagna anche noi in questo viaggio dentro un’anima diversa e, a suo modo, ribelle. “Il film rappresenta la mia personale ricostruzione del volto e della storia di mia madre, di cui non avevo conservato quasi nessun ricordo”, racconta l’autrice. “Guidata dalla nostalgia ho potuto rivivere un rapporto con mia madre e ritrovare il mio amore per lei”.
Prodotto, con l’apporto di Tele+ e della RTSI, da Gianfilippo Pedote, Francesco Virga e Giuseppe Piccioni – di cui Alina è stata aiuto regista – Un’ora sola ti vorrei avrà quasi certamente anche un distribuzione in sala, grazie a Vania Traxler.
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Cristiana Paternò
05 Agosto 2002

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