Roma città dei cinema. O no?

40 sale romane che hanno spento definitivamente i proiettori negli ultimi 25 anni. Dei rimedi a questa "strage" si è discusso in un convegno organizzato dall'Anec Lazio


L’Airone all’Appio Latino, che ospita un immenso dipinto di Capogrossi, l’Impero di Torpignattara che ha un gemello, identico e perfettamente funzionante, all’Asmara in Eritrea, il Puccini di Casalbertone, tipico pidocchietto e a lungo unico centro di aggregazione culturale, il centralissimo Augustus di Corso Vittorio Emanuele, dove molti di noi hanno imparato a conoscere la Nouvelle Vague e il Nuovo Cinema Tedesco. Sono solo alcune delle 40 sale romane che hanno spento definitivamente i proiettori negli ultimi 25 anni. E la stessa cosa è accaduta in provincia di Rieti, Viterbo e Latina. Roma città dei cinema o non più? Se ne è discusso al Maxxi, nell’ambito del Festival di Roma, nel convegno moderato da Massimo Arcangeli, segretario generale di Anec Lazio alla presenza di rappresentanti degli enti locali, Comune e Regione, chiamati a dare risposte per il recupero e la riqualificazione dei cinema chiusi e il sostegno ai cinema aperti.
I dati non sono confortanti e il docufilm Fantasmi urbani ha amplificato la sensazione desolante di sparizione. Di lutto, come ha ricordato l’assessore alla cultura della Regione Lazio Lidia Ravera, chiedendo un minuto di silenzio per le “vittime” di questa strage culturale a cui 8 ½ ha dedicato la copertina del numero di novembre. Fantasmi urbani (cineabbandonati.it) è un video realizzato dalla cattedra di Silvano Curcio, docente presso la Facoltà di Architettura alla Sapienza, con i videoartisti Silvia Sbordoni e Christian Ciampoli e con la collaborazione di 120 studenti ”ghostbusters”. Il film ci ha mostrato cosa accade sul territorio e nella memoria dei cittadini, dal centro alla periferia. Eppure la centralità del cinema nella Capitale è evidente e l’ha ricordata Giorgio Ferrero, presidente Anec Lazio: “Nel Lazio ci sono 457 tra sale industriali, parrocchiali e arene, il che pone la regione al primo posto in Italia con un mercato che sviluppa 14.500.000 spettatori e un volume d’affari complessivo di circa 105 milioni“. Per Paolo Ferrari, presidente del Festival, “Roma è capitale del cinema eppure non ha una sede adeguata per noi. Al Flaminio, in una zona dove trovano spazio musica, arte e sport, potrebbe sorgere una grande multisala”. E Ferrero chiede “una politica di sostegno e tutela con sgravi fiscali e contributi diretti” oltre a un tavolo tecnico. L’assessore alla Cultura del Comune, Flavia Barca, ha sottolineato la necessità di incentivare i potenziali investitori salvaguardando la missione culturale di questi spazi. “L’identità della sala si sta trasformando con la digitalizzazione. La nuova sala deve fornire nuovi servizi: wifi, eventi live, punti di ristoro e aree di socialità anche per bambini”. Ma resta il problema delle risorse. Ancora Lidia Ravera: “Non siamo più un bancomat, ma siamo in ascolto e ogni tema sarà affrontato con gli addetti ai lavori. Siamo coscienti della necessità di snellire la burocrazia”. Inoltre annuncia l’introduzione dell’educazione all’audiovisivo nelle scuole del Lazio e ribadisce l’importanza dei festival, “tutti i festival, per creare la mitologia del grande schermo”. Marta Leonori, assessore alle attività produttive del Comune, si impegna a portare avanti un tavolo tecnico con le principali associazioni di categoria.

Carlo Bernaschi
, presidente Anem, nega che ci sia un nesso tra la chiusura delle monosale e l’apertura dei multiplex. “I multiplex hanno portato spettatori nuovi, hanno riqualificato zone suburbane e hanno creato lavoro. Ora occorre riconvertire le sale urbane e usare il modello multisala anche nel centro storico superando i vincoli urbanistici”. Ma Angelo Barbagallo, presidente produttori Anica non è d’accordo. “Il tipo di cinema che produco e che voglio continuare a produrre ha bisogno delle sale di città. La chiusura del Metropolitan per me è una ferita che non si può rimarginare. In zona ZTL ormai è rimasto solo il Nuovo Olimpia. A Perugia non ci sono più cinema. Ora bisogna difendere, anche con l’assistenzialismo, le sale ancora aperte”. Non manca un intervento sulla pirateria, con Federico Bagnoli Rossi, segretario generale della Fapav. “Il danno economico della pirateria è sui 496 mln euro l’anno, secondo calcoli del 2011. Di questo 150 mln sono legati alla sala e 20 mln riguardano il Lazio”. È in arrivo un regolamento che consentirà il blocco di siti di pirateria posizionati all’estero in tempi brevi (10 giorni). Il regolamento è al vaglio della Comunità europea ed entro febbraio potrebbe avere l’ok dall’Agcom. “La pirateria – chiarisce Bagnoli Rossi – è in forte crescita presso i ragazzi che tuttavia continuano a indicare la sala come luogo privilegiato per vedere i film”. Insomma, la partita potrebbe non essere chiusa. 

Cristiana Paternò
13 Novembre 2013

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