Il piacere di rubare. E di essere derubati


“Giravo per le strade e prendevo degli appunti visivi, per evitare la noia e la depressione. Questa storia è nata così, non ho dovuto metterci molta immaginazione, è venuta più dalla pancia e dal cuore che non dalla testa. E dall’incontro folgorante che ho avuto con Eléonore Hendricks“. Il risultato è The Pleasure of Being Robbed (letteralmente “Il piacere di essere derubati”), opera prima di Josh Safdie nonché unico titolo americano della Quinzaine, in cui il regista segue la protagonista Eléonore per un pezzetto della sua strana vita. La vediamo all’inizio approcciare una passante provando a chiamarla con diversi nomi fino ad azzeccare quello giusto, per poi salutarla come se fosse una vecchia amica e nel frattempo rubarle abilmente la borsa. Piccoli furti – delle borse, un auto, la frutta in un negozio – ma fatti con grazia e quasi con simpatia, senza una vera intenzione criminale. Solo per il gusto di rubare.

Un film originale e libero, nella storia come nella messa in scena, frutto dell’abitudine del regista allo sguardo della telecamera sin dall’infanzia. “Io e mio fratello siamo cresciuti a New York con nostro padre che ci riprendeva continuamente con una Super 8. ‘Recitavamo’ in qualsiasi momento: mentre mangiavamo, dormivamo, litigavamo, piangevamo”. E in The Pleasure of Being Robbed, non a caso, le immagini e le azioni scorrono con notevole naturalezza: “C’è una scena autobiografica in cui si vede un bambino al parco giochi ripreso dal padre, che lo guida e lo ‘dirige’ mentre si diverte sullo scivolo – dice il regista – Fa talmente parte del mio vissuto che ho potuto inserirvi delle immagini di archivio girate realmente da mio padre. Quando ero piccolo mi raccontavo un sacco di storie e finivo anche per convincermi che fossero vere; l’unico mezzo che ho trovato per continuare a giocare in questo modo è il cinema”.

Fotografata mentre attraversa diversi momenti di vita, la protagonista Eléonore sul finale si immerge in un’atmosfera irreale e poetica: liberatasi dalle manette (era stata arrestata per un furto), si tuffa nella vasca dello zoo che ospita l’orso bianco e inizia a giocare con lui. “A volte l’incubo peggiore può trasformarsi nello scherzo più divertente”, commenta Safdie, che ha girato questo film con il collettivo Red Bucket Films, creato insieme a un gruppo di amici.

Michela Greco
23 Maggio 2008

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