Il Don Giovanni di Carlos Saura? E’ Da Ponte


Un Settecento ricostruito in teatro di posa, con le luci di Vittorio Storaro e l’uso di gigantografie come scene. Un mondo musicale ricreato con la consulenza di due esperti, Nicola Tescari e Roque Baños, impegnati a rendere il suono dell’orchestra che eseguì per la prima volta, a Praga, l’inarrivabile Don Giovanni, nel 1787. Carlos Saura si misura con un capolavoro dell’opera – già portato al cinema da Joseph Losey – e con un personaggio complesso come Mozart, che proprio il presidente della giuria di Roma, Milos Forman, ha raccontato in Amadeus, 8 Oscar nel 1984. Io, Don Giovanni a Roma è fuori concorso, ma chissà, magari la curiosità spingerà Forman a vederlo. Per scoprire che il suo film resta al momento quello “definitivo” se non su Mozart, quantomeno sulla rivalità Mozart-Salieri.

 

Qui del resto solo accennata. Perché Io, Don Giovanni è in realtà una parziale biografia in chiave favolistica di Lorenzo Da Ponte, il librettista italiano che a Vienna collaborò sia col musicista di Salisburgo che con Salieri. Fu lui a scrivere i libretti di capolavori come Le nozze di Figaro, Così fan tutte e appunto Don Giovanni. Il film vuole mostrare come quest’opera prenda forma dalle vicende personali dello scrittore, un ebreo convertito in giovane età e ordinato sacerdote. Amico ed emulo di Casanova (Tobias Moretti), seguace delle idee libertine che lo portarono all’esilio dalla Serenissima, insieme alla sua passione per le donne e per il gioco d’azzardo, massone come Mozart, Saura lo immagina finalmente innamorato di Annetta (Emilia Verginelli), l’unica che, dopo tante conquiste fugaci, gli resiste e lo respinge nonostante le sue raffinate arti seduttive. “Ho pensato a Io, Don Giovanni come a un’esperienza personale, nel senso che racconta come si arriva alla creazione di un’opera, che sia un film, un’opera lirica o un brano musicale. Per raccontare tutta la lunga vita di Da Ponte, che è morto novantenne a New York, sposato e con figli, non basterebbe un film, ci vorrebbe una serie tv a puntate”, dice il regista di Ay, Carmela. Mentre Vittorio Storaro, tre volte premio Oscar, racconta: “Già con Bernardo Bertolucci e con Giuseppe Patroni Griffi avevo appreso molto sull’opera lirica, ma l’incontro con Carlos Saura ha segnato la mia maturità, la capacità di legare il ritmo dei colori al ritmo della musica”.

Saura, grande cantore del tango e del flamenco, dice anche di aver affrontato questa biografia romanzesca con estrema libertà, come già prima con Goya o San Giovanni della Croce. “Sono figure che mi appassionano, so che è difficile dire come fossero veramente nella loro epoca, anche perché tutto è cambiato”. Racconta Tescari: “Non si sa molto su come Mozart provasse le arie, se al clavicembalo, al fortepiano, con o senza archi o legni e quindi ho deciso di usare un organico variabile nelle prove a teatro con strumenti d’epoca”.
Un discreto musicista è l’attore che impersona Mozart (Lino Guanciale), al suo esordio al cinema, ma con una notevole esperienza teatrale e studi di pianoforte fin da quando era bambino. Salieri è Ennio Fantastichini, Da Ponte invece è Lorenzo Balducci, entrato nel progetto nel 2006. “Abbiamo girato la prima parte, quella veneziana, poi il film si è interrotto, per mancanza di soldi. Ho ripreso un anno e mezzo dopo, ero cresciuto e anche maturato, come il personaggio. Nella seconda parte Da Ponte si è trasferito a Vienna, è più sicuro di sé, più cinico e calcolatore, si gode la vita”, racconta Balducci. Che lavorerà di nuovo con André Téchiné dopo Les Témoins in un film tratto dal romanzo “Gli Imperdonabili” di Cristina Campo. Dell’interruzione delle riprese parla anche Saura. “A un certo punto il produttore spagnolo, Andres Vicente Gomez, mi ha detto che non riusciva più ad andare avanti, ero quasi rassegnato, invece è arrivato Andrea Occhipinti. Ci siamo spostati in Italia e tutta la seconda parte, quella viennese, è girata con attori e cantanti italiani, tutti bravissimi, tra questi Lino Guanciale e Francesca Inaudi nel ruolo della moglie di Wolfgang Amadeus, Costanza, e poi le voci del Don Giovanni, Carlo Lepore, Sergio Foresti, Cristina Giannelli, oltre a Borja Quiza e Ketevan Kemolidze, tutti in grado anche di recitare”. Aggiunge Occhipinti, che porterà in sala il film, coprodotto anche da Rai Cinema, il 23 ottobre: “Sono il produttore italiano che più ha lavorato in Spagna, era naturale che questo progetto arrivasse a me, le prime scene girate promettevano bene, valeva la pena continuare”. Io, Don Giovanni è stato venduto in quasi tutti i paesi del mondo, dopo le anteprime al mercato di Cannes e a Toronto, con l’eccezione degli Stati Uniti.

Cristiana Paternò
20 Ottobre 2009

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