Edgar Reitz a Bari: “In Heimat tutti i temi possibili, potrei continuare”

In arrivo nelle sale il 31 marzo e il 1° aprile il 4° capitolo della saga del cineasta tedesco


BARI – “Sono trent’anni che faccio film che si intitolano Heimat, se ne facessi uno nuovo con lo stesso titolo non si stupirebbe nessuno, e mi permetterebbe ancora una volta di affrontare tutti i temi possibili: la vita, l’amore, l’apprendimento, i rapporti tra diverse generazioni, la morte…”. Intanto Edgar Reitz, l’82enne regista tra gli artefici della corrente del Nuovo Cinema Tedesco, porterà nelle sale italiane il 31 marzo e il 1° aprile il quarto capitolo della sua saga storico-politico-familiare, dal titolo L’altra Heimat – Cronaca di un sogno, mentre al Bif&st di Bari ha tenuto un’intensa masterclass condotta dal critico Klaus Eder. Il suo nuovo film, di 230 minuti, è ambientato nel 1843 nell’immaginaria Schabbach e racconta ancora della famiglia Simon, il cui figlio Jakob sogna un Nuovo Mondo, ovvero la fuga in America del Sud.

Davanti al pubblico barese Reitz ha rievocato gli inizi, quando con i suoi colleghi stilò il Manifesto di Oberhausen: “Ma ci volle un po’ prima che ci mettessimo a girare, perché non avevamo esperienza, tant’è vero che scrissi la mia prima sceneggiatura di 400 pagine, ovviamente troppe, Quando iniziammo a fare film li mostrammo al pubblico internazionale grazie ai festival, e ci stupimmo che il mondo si interessasse a come io e i miei amici raccontavamo la realtà tedesca”.

“Non avevamo modelli a cui ispirarci – ha continuato il cineasta – Eravamo una generazione uscita dalla guerra e dal cinema nazista, perciò ci rivolgemmo alla Nouvelle Vague. Il mio secondo modello fu il Neorealismo italiano, conoscevo tutti i film di Rossellini e De Sica, che caratterizzano la mia opera ancora oggi”. Ma è ancora più indietro nel tempo – quando dalla facoltà di ingegneria decise di passare a quella di cinema senza confessarlo inizialmente al padre orologiaio – che bisogna tornare per capire le origini della sua opera più celebre: “A Natale rimasi a lungo bloccato in casa per la neve – ha raccontato – ed ebbi molto tempo per pensare al mio destino di figlio di orologiaio che si era messo a fare il regista. Avevo bisogno di capire cosa mi stava succedendo e mi misi a scrivere la storia della mia famiglia, non come una sceneggiatura, ma con un’impronta letteraria. Quando si sciolse la neve a febbraio, portai alla Berlinale 100 pagine di bozze di un possibile romanzo a un amico redattore, che mi disse che per farne qualcosa ci sarebbero voluti almeno 3 anni. Quel progetto era Heimat, e mi ha impegnato per 30 anni. Ma nonostante sia partito dalla mia famiglia, tutto ciò che racconto in Heimat è fittizio: non ci sono ritratti dei miei familiari, ma ritratti caratteriali in cui ho mischiato diverse persone, per prenderne le distanze e inserirli in un contesto”.

 Quel progetto è diventato il film più lungo della storia del cinema e ha esplorato la storia tedesca attraverso i decenni a partire dal primo capitolo, del 1984, e proseguendo con Heimat 2 – Cronaca di una giovinezza del 1992 (“So che in Italia è diventato di culto”, ha commentato il regista), Heimat 3 – Cronaca di una svolta epocale del 2004, e ora con L’altra Heimat – Cronaca di un sogno. “Recentemente, in occasione di una proiezione di Heimat a Berlino – ha raccontato infine il regista – ho voluto riunire il cast, ma mi sono reso conto che molti attori erano morti. Mi sono reso anche conto, però, che il cinema è magico, perché ha reso immortali quegli attori scomparsi. L’arte è la salvezza”.

Michela Greco
26 Marzo 2015

Bari 2015

Bari 2015

Cinema & Fiction, tv italiana in cerca di innovazione

Al Bif&st il convegno "Cinema & Fiction: convergenze parallele?", un momento di confronto tra protagonisti del settore per capire quale possa e debba essere il ruolo della fiction in Italia, mentre dagli Stati Uniti arrivano i successi di serie tv che vantano attori da Oscar e ascolti strabilianti.
"Il problema dell'Italia è che non ha un'industria culturale degna", dice il direttore di 8 e 1/2 Gianni Canova, mentre Maurizio Sciarra si rivolge alla committenza e dice "La tv è ferma a 20 anni fa, non innova da decenni", mentre sta per arrivare in Italia il ciclone Netflix. Tra gli altri relatori Silvia Napolitano, Matilde Bernabei, Daniele Cesarano, Veridiana Bixio e Luca Milano per Rai Fiction

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Alba Rohrwacher due volte miglior attrice al Bif&st

Il messaggio dell'attrice: "Ringrazio il bellissimo Festival di Bari per questi riconoscimenti che arrivano a due film molto importanti per me, Hungry Hearts e Vergine giurata. Ringrazio il pubblico numerosissimo del festival. Purtroppo non posso essere con voi perché sono a Lisbona al Festival di Cinema Italiano. Ma sono davvero felice. E voglio ringraziare la Giuria dei Critici del Concorso Ufficiale e la Giuria Popolare delle Opere Prime"

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Bif&st: 2016 con Mastroianni e gli attori

73mila spettatori. Ovvero 2.500 in più rispetto allo scorso anno. La conferenza stampa di bilancio del Bif&st numero 6, guidato come sempre da Felice Laudadio, è la cronaca di un trionfo, ma anche un molto simbolico "passaggio di consegne" all'amministrazione locale futura, a cui il direttore e il presidente Ettore Scola chiedono in coro di confermare la fiducia in un progetto culturale che richiama un pubblico numerosissimo e giovane. Con il governatore Nichi Vendola in scadenza di mandato, resta un margine di incertezza per il futuro, che Laudadio cerca di scongiurare annunciando già non solo le date - dal 2 al 9 aprile 2016 - ma persino il programma del settimo Bif&st, che sarà dedicato a Marcello Mastroianni nel 20° anniversario della sua scomparsa, con una retrospettiva in 50 titoli. Al Teatro Petruzzelli la cerimonia di premiazione presentata da Stefania Rocca. Miglior regista Francesco Munzi, migliori attori Elio Germano, Alba Rohrwacher, Anna Foglietta e Carlo Buccirosso

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Nanni Moretti, superstar a Bari, legge il “Caro Diario”

"Manteniamo il mistero". Basterebbe l'ultima battuta della masterclass (riferita alla genesi di Habemus Papam), per riassumere l'incontro di Nanni Moretti con il pubblico del Bif&st, di cui è stato l'ultimo, attesissimo ospite. Dopo la proiezione di Caro diario, il regista ha letto il diario di lavorazione che scrisse per quel film del 1993: in un Teatro Petruzzelli affollatissimo, il regista ha rievocato quei giorni, per poi rispondere alle domande (o piuttosto ai timidi input) del moderatore Jean Gili. Come prevedibile, neanche una parola è stata dedicata a Mia madre, il nuovo film del regista che sarà in sala dal 16 aprile (e poi probabilmente a Cannes) in cui recita accanto a Margherita Buy e John Turturro. Ripercorrendo la sua carriera, ha detto: "Con gli anni sono diventato più esigente, ora il momento della scrittura è quello più difficile, mentre quello più faticoso e angosciante resta quello delle riprese"


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