Due registe italiane in concorso al Tao Fest. L'omaggio a Franco Indovina
TAORMINA. Due registe firmano i titoli italiani del Concorso Taormina 61. Il primo La città senza notte, esordio di Alessandra Pescetta, è liberamente tratto dal racconto “La pace di chi ha sete e sta per bere” di Francesca Scotti.
Protagonista del film è Mariko, una modella giapponese il cui incubo insopportabile è il disastro alla centrale nucleare di Fukushima. Profondamente depressa, raggiunge la Sicilia sollecitata da Salvatore, il suo ex fidanzato. La nuova convivenza diviene da subito il terreno di una reciproca incapacità comunicativa. Fino a quando i due si accorgono che Mariko riesce finalmente ritrovare la tranquillità e il sonno solo in auto, cullata nella notte dalle luci di una città sconosciuta. Per loro ha così inizio un nuovo viaggio alla ricerca di un luogo vero o immaginario dove ritrovarsi, amarsi e capirsi.
“L’attrice Maya Murofushi vive a pochi chilometri da Fukushima e il rifiuto del cibo e del sonno sono fantasmi che ha visto muoversi intorno a molte ragazze e persone dopo il disastro – spiega la regista – il personaggio di Mariko è tanto vulnerabile da portare con sè la nube radioattiva di Fukushima che di giorno in giorno si espande contagiando chi la circonda”. La città senza notte, girato in una Catania quasi irriconoscibile, utilizza molti linguaggi espressivi: videoarte, videoclip, cinema e musica.
“E’ un film sulla ricerca della bellezza in un mondo che si presenta sempre più minacciato e devastato da pericoli e catastrofi. La bellezza di Mariko, diventa metafora del fiore di ciliegio, che in Giappone rappresenta la natura effimera e transitoria della vita. Non fa in tempo a sbocciare che già il vento la fa volare via in luoghi sconosciuti - aggiunge l'autrice - Così Mariko, splendente di bellezza ad ogni contatto con la realtà s’inabissa nelle paure appassendo, staccandosi dal ramo vitale che le offre Salvatore per aiutarla a trovare stabilità”.
Il film, finanziato dalla casa discografica RareNoise Ltd, e da La casa dei santi, con un budget al di sotto dei 100mila euro, è stato realizzato con il sostegno della Provincia Regionale di Catania e della Catania film Commission.
L'altro titolo italiano presente al Concorso Taormina 61 è la docufiction Sanba di Valentina Belli che prende il nome dal quartiere della periferia romana San Basilio dove il film, tra realtà e finzione, è stato girato. Figura centrale è Fabio (Fabio Grimaldi, attore non professionista), un adolescente che nonostante il talento nel disegno si perde, come altri suoi amici, nella droga. Arrestato dalla polizia, viene condannato a sei mesi di servizi sociali. Si ritrova così a lavorare in un’associazione culturale impegnata nella rinascita di San Basilio che comincia con la realizzazione di alcuni dipinti murali sulle facciate degli edifici del quartiere. Per Fabio è l’occasione di conoscere Teresa (Teresa Campus, attrice), un’assistente sociale di cui s’innamora. Forse per il giovane è arrivato il momento di dare un taglio al passato.
Il film mette insieme i momenti di vita sociale vissuti dagli abitanti di San Basilio, il lavoro dei creatori di murales, e la vicenda di finzione che è nata in un laboratorio di scrittura creativa seguito gli studenti dell’ITIS J. V. Neumann e che è stata scritta con l’aiuto della sceneggiatrice Simona Coppini.
“Abbiamo cercato di mostrare una periferia non sporca e cattiva, come spesso avviene, ma umana - spiega la produttrice Marrianna De Liso – La storia di Fabio e Teresa inizialmente era un corto del documentario, ma era talmente forte che alla fine ha divorato il film, diventando il film stesso”. La produzione è di Kinesis Film in collaborazione con Fondazione Roma Arte e Musei econ Fondo Regionale per il cinema e l’audiovisivo – Regione Lazio.
“Il documentario ripercorre la vicenda artistica di Indovina - spiega l'autore, il regista palermitano Gaetano Di Lorenzo - dagli esordi ai film della maturità, dagli ideali politici alla vita privata, grazie alle testimonianze di familiari, amici, collaboratori e critici cinematografici, oltre al materiale di repertorio”.
Il racconto procede in ordine cronologico fino alla sua prematura morte, a 40anni, il 5 maggio 1972 nel disastro aereo di Montagnalonga, nei pressi dell’aeroporto palermitano di Punta Raisi”. Tra gli intervistati: Francesco Rosi, poco tempo prima della sua scomparsa, Indovina fu aiuto regista di Salvatore Giuliano; l’attrice Lorenza Indovina, figlia di Franco; Ennio Morricone, il costumista e scenografo Piero Tosi, il regista Roberto Andò, nipote di Indovina; i critici cinematografici Emiliano Morreale e Marco Giusti; il montatore Roberto Perpignani.
Il film è prodotto dall’associazione culturale messinese Arknoah, con il supporto della Sicilia Film Commission.