L’incredibile storia del Duomo di Milano

Martina Parenti e Massimo D’Anolfi partecipano al festival di Locarno con L’infinita fabbrica del duomo, prima parte di un progetto sui tentativi dell'uomo di superare il tempo


LOCARNO – Martina Parenti e Massimo D’Anolfi partecipano al festival di Locarno nella sezione Signs of Life con L’infinita fabbrica del duomo, un film davvero sorprendente. Utilizzando materiali d’archivio e senza mai ricorrere alla voce fuori campo, raccontano una delle storie più incredibili che riguarda uno dei monumenti più noti d’Italia, appunto il Duomo di Milano. “È una storia che incomincia nel Trecento, quando il nobile Gian Galeazzo Visconti fece un sogno piuttosto strano. Satana in persona gli disse che doveva erigere una cattedrale molto importante nel centro di Milano. Il nucleo originario del Duomo ebbe origine proprio da lì”. Ma la storia è molto complessa, con risvolti decisamente interessanti. “La costruzione, come è noto, ha avuto un iter lunghissimo che si può dire non sia mai stato interrotto. Nacque così la ‘Veneranda fabbrica del Duomo’, che è poi la cosa che ci interessava di più. Nei suoi archivi, che ci sono stati messi a disposizione, sono stati diligentemente annotati tutti i contributi che sono stati versati nel corso dei secoli. Tanti contributi di povera gente, decisamente superiori a quelli delle famiglie importanti della città. C’erano le carestie, c’era fame dappertutto ma le famiglie più umili non facevano mai mancare il loro contributo: operai, contadini, persino prostitute. Possiamo calcolare che circa il 60% dei contributi arrivati nel corso degli anni siano stati versati dal popolo. Anche questa è una caratteristica che rende unica l’esistenza del Duomo”.

Insomma, le “vili genti meccaniche” delle quali parla il milanesissimo Alessandro Manzoni sono i veri creatori di quell’opera più volte raccontata nella letteratura e vista al cinema… “Noi abbiamo ovviamente avuto ben presenti Vittorio De Sica e il suo Miracolo a Milano, ma forse l’idea cinematografica del Duomo che ci è piaciuta di più è quella che ci ha regalato Dino Risi in uno dei suoi primi cortometraggi. A essa ci siamo ispirati per il finale del film, una porta che si chiude quando tutti coloro che sono dentro la chiesa sono stati fatti uscire. In un film che cerca di non giocare sul punto di vista della regia – ecco perché non volevamo la voce fuori campo – un ruolo molto importante lo ha il sonoro. Musica e montaggio del sonoro sono stati attentamente curati da Massimo Mariano, che noi consideriamo uno dei migliori professionisti italiani. Le musiche inquietanti e il lavoro sul sonoro in presa diretta hanno richiesto un approfondimento incredibile e sono una componente molto importante del film”.

Un progetto in corso, che ha obiettivi molto ambiziosi e che si snoderà ancora nei prossimi anni. L’infinita fabbrica del Duomo fa parte di una serie di film sul tentativo dell’uomo di superare il tempo, ispirati ai cinque elementi aristotelici: acqua, fuoco, terra, aria, etere. “Ovviamente Il Duomo è legato all’elemento della terra, mentre l’acqua ha per protagonista uno scienziato giapponese che studia le meduse – esseri viventi potenzialmente immortali – il fuoco invece riguarda gli indiani d’America, mentre l’aria viene raccontata attraverso la storia di due musicisti svizzeri che suonano il metallo. L’unico film non ancora girato (gli altri devono solo essere montati) è quello collegato all’etere. Per quest’ultimo abbiamo pensato a una storia di Borges interpretata da una grande attrice che non abbiamo ancora scelto, ma che potrebbe essere o Jeanne Moreau o Anouk Aimée”. E sul concetto di tempo ne L’infinita fabbrica del Duomo si ritorna continuamente attraverso le tante immagini dedicate al cimitero delle statue un luogo “circolare, una sorta di Purgatorio, Inferno e Paradiso insieme, dove gli oggetti possono morire per sempre o riacquistare nuova vita”. 

Caterina Taricano
07 Agosto 2015

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