Quel romanzo corale creato da Bruno Bozzetto

Pubblichiamo un estratto dal catalogo "Allegro non troppo, un tesoro dell'arte italiana" che accompagna l'omonima mostra al foyer dell'Anteo Spazio Cinema.


Testo tratto dal catalogo “Allegro non troppo, un tesoro dell’arte italiana”, edizione curata dalla Fabbrica dell’animazione

Allegro non troppo rappresenta una risposta animata di Bruno Bozzetto a Fantasia di Walt Disney, uscito nel 1940. Ispiratosi a questo lungometraggio disneyano, Bozzetto mette per immagini i sei brani di musica classica più cari a lui, ma, al contrario di Disney, cerca di introdurre dei contenuti dentro le cornici musicali. Nelle storie che nascono, ispirate dai brani di Stravinskij, Sibelius, Ravel, Dvořak e Debussy, riesce ad elaborare i temi che più gli stanno a cuore: la critica della società consumista, le questioni legate all’ambiente, all’ecologia, al conformismo.
In questo senso, si potrebbe quasi accostare Bozzetto a George Dunning: nel suo lungometraggio Yellow Submarine (1967) si ritrova lo stesso tipo di ironia e di sensibilita all’ambiente. E ancora, il film di Dunning e quello di Bozzetto potrebbero essere visti e vissuti come dei “documentari sulle condizioni ecologiche, fisiche e psicologiche del loro tempo”, come scrive Giannalberto Bendazzi.

Bozzetto stesso ci tiene a sottolineare che il suo Allegro non troppo doveva essere un film che rispondesse all’idea di Walt Disney, “ma fatto con la nostra mentalità e sensibilità. Con un gusto di storie si cercava di dare un contenuto più che fare una rappresentazione grafica della musica. Questa è stata una sfida raccolta subito da tutti”. Questi “tutti” sono i suoi collaboratori, che, come dichiarerà lo stesso Bozzetto trent’anni piu tardi: “Si sono buttati nel progetto anima e corpo, credendoci, e soprattutto divertendosi”. E il risultato è un film che fa riflettere, un caso irripetibile di collaborazione umana, a tratti irriverente e divertente, sognante nella sua essenza.

Allegro non troppo è un film a tecnica mista, con intermezzi dal vero ed episodi a disegni animati (con alcune sequenze di animazione in plastilina) e ancora oggi ci stupisce per la magia delle invenzioni grafiche e per la maestria dell’esecuzione. L’eterogeneità degli stili è il risultato delle diverse penne che hanno contribuito alla sua realizzazione. Come precisa Maurizio Nichetti: “Lo stile grafico degli episodi animati rappresenta il campionario di come era l’animazione in quei tempi a Milano”.

Un’equipe da romanzo corale

Allegro non troppo è un fantastico viaggio musicale, ideato da Bozzetto e realizzato da una equipe numerosa di animatori eccellenti, entusiasti e sognatori tenaci, che hanno saputo esprimere bene ed animare con il cuore i concetti antropologici che Bruno aveva in mente, in un’atmosfera che rimanda al romanzo corale. Tutto il lavoro artistico e tecnico si è svolto in tre studi milanesi: quelli di Bozzetto, di Lagana e di RDA70. Per due anni Bozzetto si è spostato da uno studio all’altro per supervisionare e coordinare i lavori. Bozzetto si è sempre mostrato molto grato ai suoi collaboratori, menzionandoli in ogni intervista, cosciente del fatto che questa generosa collaborazione artistica sarebbe stata irripetibile in futuro.
Guido Manuli, ad esempio, ha definito Allegro non troppo come “l’idea libera del disegno mai più ripetuta in Italia”, sostenendo che una collaborazione fra gli animatori cosi entusiasta e disinteressata, senza gelosie e segreti professionali, oggi non sarebbe più possibile.

La sceneggiatura e il soggetto sono firmati da Bruno Bozzetto, Guido Manuli e Maurizio Nichetti. Come principali collaboratori all’animazione e alle scenografie figurano molti artisti talentuosi. Giuseppe Laganà è il direttore artistico nell’episodio del Boléro, nonche ideatore di layout e storyboard. Anche per il brano Preludio al pomeriggio di un fauno, Laganà firma lo storyboard, il layout, alcune parti dell’animazione (le ragazze) e le scenografie. Bruno Bozzetto si cimenta nell’episodio della Danza slava di Antonin Dvořak, molto lineare e pulito, ironizzando sulla tendenza all’imitazione degli uomini per puro scopo competitivo.
Walter Cavazzuti e Giovanni Ferrari dello studio RDA 70 sono i responsabili delle intere sequenze del Boléro e della camminata dei personaggi. Il loro tratto artistico si riconosce nella morbidezza del corpo e nella malinconia negli occhi del gatto nel Valzer triste e dell’ape nel concerto di Vivaldi. Paolo Albiccoco e Giorgio Forlani disegnano le opulenti e coloratissime scenografie: il primo quelle contenute nell’episodio del Valzer triste, il secondo quelle del brano di Vivaldi.

Giancarlo Cereda, partendo dal consiglio di Bruno, che voleva uno stile morbido e delicato, usa l’aerografo e crea tutte le scenografie per il Boléro, di cui l’animatore Giorgio Valentini crea dei personaggi. Luciano Marzetti, grande sperimentatore, e l’autore degli 800 fotogrammi necessari per far illuminare la bottiglia di Coca Cola nelle prime sequenze del Boléro. Inoltre firma le riprese e gli effetti speciali (non solo in Allegro, ma in tutti i film di Bozzetto). Mentre il volitivo e vulcanico Guido Manuli realizza le diverse dissacranti visioni dei possibili finali del film.

Lo stile grafico come specchio dell’animazione d’epoca

Lo stile (o meglio i diversi stili grafici) degli episodi animati subiscono l’influenza dei diversi film d’animazione d’epoca, verso i quali si riconoscono numerosi richiami. Al di là delle differenze specifiche dei vari episodi, si può dire che, in linea generale, l’animazione è sempre morbida, fluida e mai ripetitiva, mentre i protagonisti dei vari episodi si comportano da veri attori, nell’accezione disneyana di character animation.
La soluzione grafica del Dio del consumismo nel brano L’uccello di fuoco realizzata da Manuli, potrebbe ben essere un’ironica interpretazione del Dio Chernabog, disegnato dal grande animatore disneyano Bill Tytla, nell’episodio della Notte sul Monte Calvo in Fantasia, su musica di Musorgskij.

Le scenografie dei due episodi disegnati sulle note di Vivaldi e Debussy si rispecchiano nei paesaggi, sontuosi, floreali ed ubriachi di colore, che si trovano nei disegni di Heinz Edelmann per il film Yellow Submarine oppure nelle scenografie di Zlatko Bourek delle serie zagabresi dedicate alle avventure del professor Balthazar.
La fantasmagorica fila di animali che si muove nel ritmo del Boléro rimanda alle tipologie di animali del tutto inventati dalla penna dell’animatore zagabrese Zlatko Grgić nel suo film Klizi-puzi del 1968.
Tutte queste similitudini stilistiche sono giustificate dalle mode e dagli stili di un tempo, che si trovano in tutte le altre arti, l’animazione compresa.

Allegro non troppo, ovvero la visione malinconica di Bozzetto dell’Uomo

Recentemente Bruno mi ha confidato un episodio molto tenero e personale della sua infanzia: “Bambi mi ha formato. Ho cominciato a capire il discorso dell’uomo con Bambi, in una scena particolare. C’è Bambi che sta tornando a casa, guarda la valle e vede il fumo che sale, e dice: “E’ arrivato l’uomo”. Quella scena per me e stata rivelatrice; da lì ho capito che cosa era l’uomo per la natura. Prova ad immaginarti un mondo come quello, lascia stare che nella natura si scannano peggio che fra noi; ma lo fanno per mangiarsi e non per cattiveria o per divertimento. In un mondo cosi, con questo ordine della natura, l’arrivo dell’uomo è stato devastante”.
Dopo questo suo ricordo ho rivisto Allegro con altri occhi, ho pensato in un altro modo ai temi che vengono trattati. E’ verissimo che la musica classica, con la sua intoccabile perfezione e bellezza, contribuisce a definire questo film di Bozzetto un classico d’animazione, che ormai ha superato nello stile e nei contenuti il modello dal quale era ispirato.
Ma è pur vero che tutte le storie, insediatesi dentro i brani musicali scelti da Bozzetto, altro non trattano che i temi che da sempre affascinano Bruno, tutti quanti legati alla figura dell’Uomo. Non perché Bruno lo stimi particolarmente, quell’essere umano, anzi. Se potesse, lo spoglierebbe dalla sua mania di protagonismo e lo spodesterebbe del piedistallo sul quale si é arrampicato da solo.
Le storie di Allegro rispecchiano il lato pessimista e malinconico dell’autore, il quale non crede nell’Uomo, denunciando con l’ironia la sue miserie e vanità, fotogramma dopo fotogramma.

Andrijana Ruzic
04 Ottobre 2016

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